H. A. Cavallera, Storia della scuola italiana, Firenze, Le Lettere, 2013.
Dopo una Storia della pedagogia uscita nel 2009 presso PensaMultimedia, CAvallera ora ci presenta una Storia della scuola italiana ripercorsa fino al 1861 con uno sguardo veloce, pur scandendo le varie "epoche" di questa scuola, per passare poi a una ostensione analitica della sua storia postunitaria assai complicata, dismofica e contestabile (e contestata). Allora ciò che appare è la storia di una débacle dell'Italia- Nazione. Ma Cavallera è più generoso e ne evidenzia piuttosto con decisione i puntiluce e la lenta ma costante crescita verso un suo modello nazionale (di cui Gentile fu, forse, l'interprete più netto) che, con alcuni significativi aggiustamenti, può essere ripreso con esiti positivi anche nella società e nella cultura del nostro tempo.
Dopo il 1861 la "scuola italiana" ha vissuto cinque tappe ideologiche e organizzative che ne hanno ri-orientato il ruolo e l'identikit culturale-formativo, adeguando sì scuola e società, ma anche tenendo sub judice quel processo formativo di uomini come cittadini che è poi il focus stesso dell'agire educativo-scolastico. Nell'età della Destra Storica si vuole una scuola per il regno-nazione appena costituito, con il ruolo assegnato all'istruzione e a una ideologia formativa via sempre più laica e con una gestione dei vari gradi e ordini di scuola che ne vigilava le aperture al popolo e le innovazione culturali. Si ha poi la fase tra i due secoli: fase fertile, complessa, articolata. Ancora oggi esemplare e che Cavallera ripercorre con decisione e nella quale vede come strutturale il tema-riforma e come sigillo aureo l'idea gentiliana della scuola e della "scuola laica" in particolare (ritrascritta in termini di religione per il popolo e regolata dall'ideologia religiosa nazionale, ovvero quella cattolica-romana). Ma in quei decenni il dibattito sulla scuola è animato e ricco al tempo stesso, varie idee di riforma si contrappongono e la lettura dell'istituzione scuola si specifica e si rende più complessa e più fine, E ciò anche in molto ambiti: (in relazione alla scienza, alle lingue moderne, alla scuola per l'infanzia, all'idea stessa d'infanzia e a un modello di scuola attiva all'italiana: si pensi soltanto a Lombardo Radice. Segue poi il ventennio fascista, con tutte le sue contraddizioni, fino al '39 e alla Legge Bottai e al '38 e alle leggi razziali: un tempo storico ripercorso con un'ottica sì "gentiliana" ma posta come modello filosofico più che politico e opposto a ogni "fascistizzazione" e a ogni "corporativizzazione" dell'istituzione scolastica. Già nel 1945 inizia una nuova era: lunga e complicata e ambigua. Quella che ha al centro la Costituzione e l'attività del MPI a lungo sotto il controllo democristiano. Un'epoca di una riforma sempre rimandata e proprio in una fase di crescita vorticosa del paese. Una tappa assai ambigua, appunto. Che pure ha prodotto un'alfabetizzazione sempre più di massa, anche se erosa ora dai media ora da "analfabetismi di ritorno" che collocano l'Italia nelle retrovie dell'Europa (e non solo) nelle statiche comparative con altri gli paesi avanzati in materia di istruzione. Le riforme analizzate poi (a parte quella del 1962: con la "scuola media unica") sono state spesso disorganiche e strumentali e quindi insoddisfacenti, per un paese in forte crescita economica e civile. Attuate soprattutto tramite il rinnovamento dei Programmi (dal 1955 al 1991). Poi con gli anni Novanta si entra nella fase più attuale: in cui si tenta una riforma organica della scuola (con Berlinguer, con Moratti, con Gelmini: e con esiti confusi e contrastivi, che portano - alla fine - solo un molto debole rinnovamento). Ciò avviene anche nell'Università: gestita anch'essa in modo confuso e debole, con effetti inadeguati alla richiesta dei Tempi. Così tanto il Centro-Destra come il Centro-Sinistra producono, sul sistema educativo nazionale, risultati scarsi in relazione ai livelli europei di cultura e di cittadinanza di cui una "società complessa" ha bisogno. Su questo scenario poi si addensa la nube del tecnicismo, quale ulteriore percorso di un décalage dell'istituzione-scuola, che perde il suo connotato "umanistico" e di "cultura" o tende sempre più a perderlo.
Con questo richiamo Cavallera chiude la sua ricerca: "ostensiva", volutamente non-giudicante, ma neppure insensibile (affatto) rispetto ai rischi che la scuola italiana ha corso e sta correndo ancora oggi, e proprio rispetto al bisogno di farsi invece istituzione sempre più chiave in e per una società compiutamente moderna. Un'indagine, questa, allora, non neutrale, ma che postula, un po' fuori scena, l'ottica di un giudizio su questa avventura nazionale. E non è un giudizio che consola. Affatto. Ma non è tutto: anche Cavallera ricorda che poi c'è stata una "scuola dal basso", di movimenti, di insegnanti, di associazioni, anche degli Enti Locali, perfino dell'editoria che ha dato linfa (di qualità, di lunga tenuta e di vasta eco) alla scuola e le ha permesso di rinnovarsi e di non restare bloccata. Ma questa è un'altra storia, che sta oltre i "canali ufficiali" ma che dovremmo presto delineare meglio in modo organico.
Franco Cambi
Franco Cambi
Orsinario di pedagogia generale e sociale, Università di Firenze
You have requested "on-the-fly" machine translation of selected content from our databases. This functionality is provided solely for your convenience and is in no way intended to replace human translation. Show full disclaimer
Neither ProQuest nor its licensors make any representations or warranties with respect to the translations. The translations are automatically generated "AS IS" and "AS AVAILABLE" and are not retained in our systems. PROQUEST AND ITS LICENSORS SPECIFICALLY DISCLAIM ANY AND ALL EXPRESS OR IMPLIED WARRANTIES, INCLUDING WITHOUT LIMITATION, ANY WARRANTIES FOR AVAILABILITY, ACCURACY, TIMELINESS, COMPLETENESS, NON-INFRINGMENT, MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. Your use of the translations is subject to all use restrictions contained in your Electronic Products License Agreement and by using the translation functionality you agree to forgo any and all claims against ProQuest or its licensors for your use of the translation functionality and any output derived there from. Hide full disclaimer
Copyright Firenze University Press 2013