Isotta Cortesi. Nella storia della citta europea lo spazio pubblico e stato spesso la rivelazione della Magnificenza civile e religiosa che ha dato forma di sé attraverso larchitettura. Oggi nel progetto di spazio pubblico si elabora una dimensione politica che puo essere considerata rappresentativa della cittadinanza, germinativa delle relazioni della comunita: e decisivo parlare, oggi, di citta e comunita attraverso la lente d'ingrandimento del progetto di spazio aperto.
Cino Zucchi. L'argomento e complicato poiché spesso nel parlare del rapporto tra la parte fisica della citta e la vita fluida delle persone si rischia di mettere in scena una relazione scontata. Le epoche storiche sono narrate attraverso le architetture che rappresentano: il Colosseo per gli antichi romani, la Cattedrale di Chartres per il Medioevo, e cosi appare che la civilta ha pietrificata nell'architettura i propri valori. Crediamo che i monumenti e anche gli spazi urbani siano la cristallizzazione di un pensiero filosofico generale; e un'idea d'identita tra la visione del mondo, quella che i tedeschi chiamano Weltanschauung - un concetto che trascende il singolo e attinge nel collettivo condiviso - e le forme. In relazione a questo argomento sono stati scritti molti libri esaurienti per esempio sulla Roma di Sisto V1 dove i sistemi urbani lineari, degli imponenti tagli stradali, collegavano le basiliche, o ancora gli studi di Adele Buratti2 sullo spazio urbano di Milano ai tempi di Carlo Borromeo. Penso anche al Barone Haussmann che mutando la citta medioevale nella citta borghese trasforma i nodi delle barricate della Comune di Parigi nei nuovi boulevard. La lunga storia della civilta come espressione di alleanze sociali e religiose rivela come la storia dell'architettura racchiuda la storia del mondo. Con la frase «Ceci tuera cela»3 l'arcidiacono Frollo nel testo di Victor Hugo registra la trasformazione tra la parola parlata e la parola scritta: il pensiero umano pietrificata in unenciclopedia di sculture narrative della Cattedrale parigina si volatilizza con l'invenzione della stampa di Gutenberg. «Il libro di pietra, cosi solido e cosi durevole, avrebbe fatto posto al libro di carta, ancora piu solido e duraturo ossia "la stampa uccidera l'architettura"». Cosi non e stato e per analogia m'interrogo sulle rapide trasformazioni, nel nostro presente, sia delle relazioni interpersonali sia delle comunicazioni, poiché l'incessante susseguirsi d'immagini prevale sulla parola scritta ed e per questo che oggi come nel passato "e cosi importante l'architettura" come sicura permanenza di valori.
Uno degli ultimi film di Spielberg Ready Player One, ci presenta un mondo degradato, inquinato dove l'umanita si disperde in un paesaggio di container; una visione catastrofista in cui ciascun uomo, in una distopia futura o meglio gia presente, ha un suo Avatar in un mondo virtuale, eroico, bello e diverso che in questa trasfigurazione d'identita fa rendere accettabile la realta - situazione quanto mai reale per l'isolamento che stiamo affrontando. Questa parodia e molto piu vera di quanto non appaia, un espediente per lenire la noia della propria vita suburbana attraverso lo sconfinamento eroico in personaggi e travestimenti.
I.C. La scuola di Milano ha risposto e interpretato le teorie e le speranze della Nuova Architettura, nel dopoguerra, idee ben manifeste nel progetto di spazio pubblico, penso alla Milano Verde (1938) di Pagano, Albini, Gardella e Minoletti, al QT8 di Bottoni (1945-70), ai quartieri Feltre (1957-1960) di Baldessari, De Carlo, Gardella e Mangiarotti coordinati da Pollini, e Cesate (19491956) di Albini, BBPR e Gardella dove il progetto dello spazio pubblico e divenuto progressivamente non solo il tema delle relazioni che, favorendo la variazione tipologica, ricompone i fabbricati in un sistema di unitario, ma costituisce il nodo centrale fondante ľimpianto del disegno urbano elaborando un ragionamento sulla citta italiana, in particolare nelle sperimentazioni di fine Novecento.
C.Z. Il problema e la natura dello spazio aperto, ossia il suo assetto tra struttura e forma. Oggi si parla molto sui giornali e sui blog della citta, in senso allargato, come luogo sociale, compresenza di persone (i residenti, i city users, ecc.) in una molteplicita di culture: la citta e un mosaico. Nella citta ottocentesca convivevano nello stesso quartiere persone diverse per censo; essa era strutturata su un'idea di percorribilita totale, erano i luoghi dei quadri di Pisarro, la Parigi di fine secolo che ancora promuoveva l'idea di una citta di tutti. Mentre il quartiere satellite, modello insediativo della Milano del dopoguerra era basato sul dar forma e contenuto al villaggio, spesso isolato nel verde, che riproduceva alcune forme di solidarieta sociale del luogo di provenienza per i nuovi insediati, per lo piu ex contadini. Esistono cosi il centro della comunita, la chiesa, la scuola ma la differenza e che al Gallaratese o a Gratosoglio non ho occasione di attraversare il quartiere se non perché vi risiedo e cosi decade la nozione di percorribilita totale della citta, fondamento della citta storica. Certamente i grandi quartieri milanesi hanno un impianto fondato sulla centralita dello spazio pubblico che e, pero, un frammento di matrice lecorbuseriana - il grande verde diffuso in profusione - un contributo meno originale per forma e struttura.
Piero Bottoni nel QT8 ha inserito due importanti temi di centralita che genera la specificita dei grandi quartieri italiani e in particolare quelli milanesi rispetto ad altri: il primo e il concetto di "strada vitale", espresso in uno schizzo di Piero Bottoni del Gallaratese che afferma il contributo originale di matrice italiana sul tema della Strada e prende le distanze dalla citta foresta lecorbuseriana, dove svettano i grattacieli mentre Le Corbusier proferiva «il faut tuer la rue corridor». La reintroduzione da parte di Piero Bottoni del concetto della "strada vitale" e stata fondamentale per il lavoro poi avvenuto nella storia della citta italiana. Il secondo concetto e riconoscibile nell'impianto dei quartieri Feltre e S. Ambrogio4, mentre diffusamente in Europa i modelli residenziali affermavano la supremazia ripetitiva delle stecche orientate secondo l'asse eliotermico separate tra loro nel verde ci sono casi nei quartieri milanesi, dove gli edifici alti anche 7/8 piani disegnano una grande corte giardino, ossia abbracciano, conformandolo, lo spazi pubblico. Le residenze non sono semplicemente dentro una foresta diffusa, senza struttura e forma ma rafforzano il valore della spazialita interna ed esterna che tuttavia non puo essere riconosciuta come corte, o assimilata agli impianti storici perché afferma una scala vasta rispetto ai modelli consolidati e ridefinisce l'idea di recinto in un'invenzione di spazio e forma.
Lavorare sul tema dello spazio pubblico implica diverse considerazioni a seconda se si operi in urbanita consolidate e semi centrali oppure su strutture urbane conformate sul modello di strada isolata, come all'inizio del Novecento. Ossia per Milano penso al piano Beruto5, poi divenuto Pavia Masera Bertini che ne ha esteso indefinitamente la maglia stradale talvolta inserendo unedilizia piu aperta. Ci sono, infatti, dei casi interessanti, dove la maglia urbana e strutturata sulla matrice strada/isolato ancora tardo ottocentesca. Per esempio, nel quartiere di Albini l'isolato, benché tracciato dal piano degli anni Trenta, risulta conformato da unita residenziali orientate in diagonale che non fanno fronte urbano ma generano unedilizia aperta in un assetto che attendeva una cortina continua. Uno strano ibrido: ledilizia aperta che s'innesta su una maglia disegnata precedentemente.
Secondo la mia esperienza il disegno degli spazi aperti in periferia o in condizione semi-urbana richiede strumenti progettuali che sono significativamente diversi da quelli del centro storico. Il Monumento a Sandro Pertini6 che accoglie via Monte Napoleone a disegnare una piazza simmetrica lambita da gelsi e panchine, non e stato pensato in termini antropologici di socialita, ma nonostante questo ne ha svelate le inaspettate potenzialita di spazio pubblico che accoglie i cittadini come in una scena teatrale. Tuttavia se lo stesso spazio, con le stesse figure fosse in un quartiere periurbano anche per il solo fatto che la densita edilizia e piü rarefatta, funzionerebbe in maniera diversa; per cui il tema della densita, del commercio, delle molteplici presenze di fruitori fa funzionare diversamente le forme degli spazi, ed e per questo che il modello storicista della piazza italiana collocata in periferia non ha funzionato e, di fatto, Charles Moore a New Orleans, con la Piazza d'Italia, ne costruisce una caricatura.
Che cosa e la citta felice? Ci sono spazi che noi amiamo e questi hanno un carattere specifico; Christopher Alexander7 in Pattern Language ha tentato di farne un elenco, attraverso la decodificazione di modelli, si tratta di un dizionario di stati, quasi universali, del benessere. Infatti, esiste uno stato universale del benessere che per me e «lessere protetti, abitare uno spazio che ti avvolge ma con una vista lunga» mentre abiti, il tuo sguardo coglie il piacere della visione aperta, prospettica e profonda. Un architetto deve saper cogliere come le forme dello spazio siano quasi ancestrali. Non ce dubbio che nel disegnare lo spazio pubblico con strumenti sottili come la luce e lombra, si possano creare dei luoghi di vicinanza anche tramite la scelta di una pietra che si scalda al sole e infatti, nel progettare lo spazio pubblico di una parte del Portello avevamo disegnato una panca che nei fatti, assolve sia al ruolo di elemento spaziale sia da catalizzatore sociale.
Nel presente, i tentativi importanti di trasformazione dello spazio pubblico sono Superkilen8 a Copenaghen e MadridRio9 a Madrid. Superkilen e un progetto molto interessante conformato attraverso sia il progetto grafico del suolo sia la dispersione di monumenti, oggetti della contemporaneita. Superkilen non e una piazza di De Chirico che inscena spazi racchiusi da architetture sotto il sole, ma piuttosto e la compresenza di oggetti, superfici e programma. Tuttavia, oggi si puo riconoscere che tematizzare i luoghi con simboli multietnici non ha generato inclusione anzi, l'appropriazione etnica dei luoghi esclude. Quello che doveva essere un'integrazione e diventata una ricerca d'identita esclusiva, generando conflitti territoriali.
Io mi ritengo un architetto molto impegnato socialmente, nel pensare il progetto in relazione alla vita, alla qualita e al benessere degli abitanti. Il progetto dello spazio aperto del quartiere Lavazza a Torino, spazio privato, ma aperto a un uso civico della citta, serve ai dipendenti degli uffici per le pause pranzo, ma e citta. In particolare, ho progettato una fontana, una superficie di acqua molto sottile che invita a entrare a piedi nudi ma anche a sedersi, a sdraiarsi e a lavorare al computer. «Ho intenzionalmente pensato ad una fontana che non vuole essere determinista: un luogo accogliente con le dimensioni adeguate, accompagnato dallo scroscio dell'acqua che consente comportamenti diversi ma non vuole determinarli. La fontana e espressione di cultura antropologica legata a cio che puo accadere, essa non e program based». La citta e il progetto dello spazio pubblico con gli abitanti devono rispondere a caratteristiche precise ma allo stesso tempo deve accogliere le variazioni e le differenze.
I.C. Per immaginare come lo spazio pubblico debba integrare la dimensione delľinaspettato, penso sempre a uno straordinario paradigma, la Tanner Fountain10 di Peter Walker che ha modificato lo spazio attraverso la disposizione di massi ciclopici ed ha innescato comportamenti inattesi nelle persone, inaugurando nel progetto di spazio pubblico il valore della dimensione ludica, del gioco come tema dinamico e vitale nella riqualificazione delle periferie e ha introdotto nello spazio pubblico della citta contemporanea la categoria delľinatteso, una sorta di indeterminatezza.
C.Z. Il compito dell'architetto e di fare un buon progetto, con i caratteri necessari affinché lo spazio pubblico sia riconosciuto dalla popolazione come un valore. Non voglio sostenere l'autonomia dell'architettura, ma gli straordinari palazzi fiorentini rinascimentali avevano il loro basamento integrato nella vita della citta come dispositivo pubblico per accogliere e far sedere le persone. La citta italiana rinascimentale o addirittura quella medievale ha come permanenza la dimensione ospitale e questo illustra il concetto di architettura democratica. Ogni buona architettura deve essere pubblica.
Per tornare all'importanza della dimensione ludica nel progetto io non credo che questa prerogativa sia solo dell'architettura contemporanea, per esempio Piazza di Spagna e molto piu ospitale, dinamica e giocosa di molte altre piazze recenti: la scena di Anita Ekgberg che fa il bagno nella Fontana di Trevi e una scena che rinnova il barocco nel quotidiano.
della sua citta e certamente Jože Plečnik a Lubiana. Il ponte triplo e un capolavoro di disegno urbano perché e un ponte piazza, e da lontano collega due parti di citta, ma da vicino diventa un dispositivo paesaggistico per essere parte del fiume.
Tornando alla contemporaneita quali sono le parti del nostro mestiere, non voglio dire universali, ma che, per certi versi, attraversano tempi e luoghi, quelle costanti che da una parte potresti riconoscere nel libro di Alexander, che e quasi cosmico. Questi stati di benessere sono quasi pre-culturali, hanno a che vedere con unetologia dello spazio, cioe la compresenza tra protezione e liberta di movimento che e alla base della necessita di essere protetti e allo stesso tempo di essere curiosi: tra l'istinto di protezione e la scoperta. Il senso delľinaspettato connesso al desiderio desplorazione e una delle componenti fondamentali del progetto di spazio pubblico. L'altro tema del progetto di spazio pubblico e quello dello stare insieme. Oggi, infatti, la metropoli e lo spazio delle moltitudini e degli incontri estemporanei, per esempio la piazza del Duomo non e piu la piazza dei milanesi ma piuttosto e il luogo, dove le nuove ondate dei migranti si trovano per conoscere persone e incontrarsi.
Lago e il filo di piazza Cadorna sono uno degli esempi di una tendenza della citta europea a creare un paesaggio urbano che non e piu quello dei quadri di Pisarro. Times Square e il caso estremo, dove non esiste piu l'architettura, celata da immagini in movimento. La citta europea che noi conosciamo, e fatta di due materiali, uno strato piu profondo che identifichiamo con la citta tardo ottocentesca e una sovrapposta di sculture ludiche. Questo carattere multiforme o ibrido delle capitali europee e interessante perché gli strumenti del progetto non sono piu solo quelli tradizionali: per esempio le trasformazioni che occorrono grazie all'illuminazione degli spazi pubblici o le proiezioni temporanee sulle facciate degli edifici. I palazzi diventano schermi per proiezioni virtuali sempre piu sofisticate, questo e un carattere nuovo della cittá europea, della natura degli oggetti e degli eventi che non e tutta scritta nei libri di storia dell'architettura.
I.C. Noi conosciamo le cittá con i propri nuclei storici e contemporanei, ma anche con gli spazi paesaggistici e rurali residuali, dove oggi, proprio i frammenti di natura, assunti in una considerazione unitaria, costituiscono il principio, ľincipit, fondante per ri-definire questa nuova unitá che, dalla presenza di sistemi idrografici (laghi, fiumi, lagune...), orografici (montagne, colline...), vegetazione spontanea e coltivata (boschi, foreste, prati e campi agricoli..), trae rinnovate ragioni per parlare di Cittá-Paesaggio. La Cittá-Paesaggio non solo ricomprende tutti gli spazi aperti, dove la natura epresente, anche quelli degradati e abbandonati, ma li connette a ri-costruire cosi un organismo complessivo, dove i sistemi ambientali innescano processi necessari per le ri-appropriazioni di luoghi a volte perfino inaccessibili, restituiti alla vita della cittá e dei cittadini. La Cittá-Paesaggio si propone come il nuovo modello di spazio abitato, fondato non piü soltanto sulla dimensione antropocentrica consolidata, ma piuttosto aperto e capace di sostenere quella dimensione biocentrica, dove luomo non e piü ľunico oggetto/soggetto destinatario dello spazio progettato quanto piuttosto accoglie la compresenza di esseri viventi, parti di ecosistemi dove luomo esercita unassennata figura cosciente. Cosa ne pensi? Possiamo parlare di alcuni tuoi progetti in tal senso? Certamente il progetto per Tirana11 mi sembra possa essere rappresentativo di questo tema poiché il fiume diventa il sistema connettivo per ripensare la cittá o ancora il progetto dei Sette Bellissimi Broli12 per Milano. La Cittá-Paesaggio ritorna oggi a Strasburgo, Tolosa e Bordeaux per esempio, e nella stessa Milano con il progetto della Darsena che ha atteso a lungo il suo tempo, ma che ha attivato dei processi di relazione tali da far riattivare il programma di riapertura dei navigli. Questo tema della cittá paesaggio ricompone una relazione vitale: coniuga larchitettura nella sua dimensione costruttiva con una dimensione etica delle risorse che ci rendono possibile la vita.
C.Z. Il tema della Cittá-Paesaggio e la questione fondamentale di questo millennio e mi chiedo «possiamo nella mutazione, anche nell'inerzia della cittá, generare degli ambienti che custodiscano tutta la Serendipity13, la qualitá, lemozione, la ricchezza dell'inatteso nell'esperienza urbana e allo stesso tempo incarnino anche tutti i nostri valori ideali nei confronti dell'ambiente?» Certamente e un tema molto profondo e complesso che ha avuto decisivi approfondimenti anche nel secolo scorso nel pensare la cittá giardino e la cittá verde, tra cui il paradigma di Broadacre City. Il nodo nella sua formulazione attuale e quello di unire sostanzialmente la densitá abitativa e la qualitá ambientale, per inventare azioni esemplari giá applicate da decenni a Lione, o ancora, a Madrid con la riconquista del fiume Manzanarre. La Cittá-Paesaggio si riconnette al suo sistema naturale e si reinventa completamente. E ancora, per esempio, a Bordeaux ritroviamo nel grande Mirroir d'Eau14 il senso della natura dei luoghi in un'azione interpretativa alla scala del fiume, del monumento e a quella individuale del visitatore.
Ci sono alcune immagini che considero rappresentative dell'unicitá della cittá europea che racchiude nel "suo codice genetico" - ossia in opere straordinarie - sia la struttura formale dello spazio alberato sia la qualitá urbana dello spazio architettonico: esse sono Place des Vosges, il Crescent di Bath e il Cours Mirabeau a Aix en Provence. La proposta per gli scali milanesi svolta con Michel Desvigne, i Sette Bellissimi Broli, ragionava su un sistema naturale e arboreo capace di disegnare i tessuti urbani e non costituire solamente una risorsa in senso ecologico. Il progetto e "site specific" e abbiamo interpretato i singoli luoghi all'interno di una strategia generale dove la vegetazione e generatrice di spazi, certamente un riferimento sapiente sono le Promenade des Paris di Alphand dove la vegetazione e usata in forma urbana. Stefano Boeri ha forse elaborato un progetto piü visionario, capace di una dimensione strategica generale che proietta su una ampia scala l'idea di natura diffusa, con effetto jungle: una cittå fatta di grattacieli, pecore e boschi. La mia visione, senza considerarmi un conservatore, e piuttosto allineata con la tradizione ottocentesca dove la vegetazione genera il tracciato e la forma urbana. Io oppongo resistenza al modello che vede la vegetazione come figura complementare alla costruzione, ma anche antidoto alla cittå. Certamente la genialita di Stefano e quella di aver fuso due concetti oppositivi: il grattacielo e la vegetazione diffusa. Il successo planetario del Bosco Verticale e come prima cosa dovuta al suo nome ma e anche la conciliatio di due concetti storicamente opposti; assistiamo pero anche alloblio della memoria che pervade la nostra storia, si pensi all'introversa Ford Foundation, alle sperimentazioni di Emilio Ambasz o ancora ai giardini pensili di Babilonia e alla piu recente torre Huerta Sociopolis a Valencia del 2007 di MVRDV Leccezionalita a Milano e di averla costruita, ingegnerizzata e diffusa.
Per la mia generazione la Plaça dels Paisos Catalans di fronte alla Stazione di Sants di Piñón e Viaplana15 a Barcellona divenne immediatamente il modello di riferimento per la progettazione dei nuovi spazi pubblici, essa si affermo come il ribaltamento concettuale della piazza tradizionale; perché e composta di superfici, di sottili elementi scultori e traversine di copertura che generano ombre a terra e non dal perimetro di una cortina di fronti urbane. Attraverso questo progetto tornammo a pensare al suolo, passando da un elemento iconico a un elemento fenomenico, nella luce e nellombra, dove gli stessi frammenti divengono meridiane. Concepita negli stessi anni la piazza di Frontiveggie di Aldo Rossi a Perugia replica invece il modello di piazza della citta storica, disegnata dall'architettura in un monumento autorappresentativo, espressione di una desolazione metafisica. Io credo nella chiarezza della forma urbana che pero deve essere inventata e non puo essere nostalgica.
Berlino e stato un altro caso interessante, la guerra aveva talmente danneggiato la struttura urbana riducendola a frammenti e questa situazione genero l'IBA con la riscoperta della strada, della piazza e della forma urbana. LIBA della Sanierung nutri anche azioni spontaneiste, dal basso come il caso del Tempelhof Park16, fatta di interventi puntuali, espressione di una vitalita che e assente nella parte monumentale. Il bello della citta e la com plementarietå tra la vitale frammentazione di attivitå e spazi e la parte piu rappresentativa e monumentale, come accade a Porta Genova a Milano; vi sono parti di cittå, come gli scali, che hanno bisogno di un nuovo disegno urbano (come giå accaduto a Porta Nuova), ma allo stesso tempo sono molto importanti per la cittå anche quei piccoli interventi nella struttura consolidata.
I.C. In questo nostro presente dove gli architetti sono degli specialisti, il tuo lavoro appare in controtendenza. Nei tuoiprogetti tieni insieme il tempo (passato, presente e futuro), le diverse scale della cittå fino ad arrivare al dettaglio architettonico passando anche per il progetto di suolo. Infatti, una delle prerogative principali del progetto di spazio aperto sono i repentini passaggi di scala, mentre nel progetto architettonico avvengono in modo graduale, per successive sequenze.
I progetti mostrano una comprensione delle trasformazioni che occorrono nello spazio pubblico. In questi decenni sono cambiati i nostri comportamenti, le nostre relazioni e le nostre aspettative. II valore della storia della cittå in relazione alla piazza, alla strada e al parco e compresente alle nuove categorie del progetto dello spazio pubblico: ossia la contaminazione tra i temi, il progetto del suolo, la dimensione ludica, la riconoscibilitå della forma e la condizione dinamica dello spazio pubblico, entitå in movimento. Il tuo progetto di parco a S. Donå di Piave17 risponde alla condizione del presente: attiva relazioni dinamiche e azioni di movimento.
Il tuo lavoro, contaminazione tra una cultura nordamericana, nordeuropea e milanese, attraversa le scale in un progetto che e architettonico e paesaggistico, e ragiona sulla cittå in relazione al paesaggio sulla scia di una cultura milanese capace di questa tradizione.
Immaginato per rappresentare l'innovazione del futuro, il parco della Villette18si offre come lultimagrande esposizione universale, una sommatoria di padiglioni. La Villette e una pelouse con degli oggetti, un programma di attivitå per le persone mentre si attivano relazioni da padiglione a padiglione: lultimo grande parco pensato come sommatoria di figure, bellissime e originali. Da quel momento, diversamente dal modello parigino costruito, si comincia a ragionare sullo spazio pubblico non piü come sommatoria di figure architettoniche, ma piuttosto come la costruzione del suolo, in una dimensione dinamica dello spazio progettato in relazione alla vita delle persone.
C.Z. Se noi percorriamo la storia dell'architettura, la dimensione di complemento tra il padiglione di delizie e il verde, tra l'architettura e il parco, e una permanenza sia nel giardino geometrico italiano e francese sia in quello naturalistico inglese.
Un concetto in particolare nel quale mi piace riconoscermi e Sharawaggi19, (utilizzato per la prima volta in letteratura nel 1685 da Sir William Temple in Upon the Gardens of Epicurus) -un principio di spontaneitå della forma progettata - esso rappresenta un'idea di bellezza solo apparentemente casuale contrapposta alla geometria regolare e lineare di simmetrie, una irregolaritå artistica: quell'imprevedibilitå generata dalla tradizione del giardino esotico delloriente si trasporta anche nelle forme del progetto architettonico. Il termine Sharawaggi nella storia ha alterne vicende, appare e scompare, viene elaborato principalmente nella cultura anglosassone e riappare nel romanzo del 1764 di Horace Walpole, The Castle of Otranto, per indicare una cosa e bella che ha un senso di naturalezza ed entra nelle teorie e pratiche del paesaggismo inglese e per essere discusso da Pevsner20 nelle teorie del Townscape del pittoresco.
Tornando alla questione del rapporto tra il padiglione, figura architettonica isolata e il progetto di spazio aperto, La Villette e un esempio buono e cattivo di un modello molto architettonico e certamente incapace di realizzare le aspirazioni auspicate dal concorso del 1982 per laureare "il parco del XXI secolo". Essa e una sommatoria ordinata di figure architettoniche dal carattere spettacolare e rispondente al tema dell'intrattenimento, la spettacolarizzazione della Ville Lumiere, dove il pubblico vuole essere divertito; oggi nei parchi si va per riposare, ma anche per essere stimolato, il nuovo city user e spronato dal progetto e la citta e un grande spazio di intrattenimento. In questo senso il paradigma storico e il Tivoli Garden di Copenaghen, un parco della cultura, un parco tematico filantropico, un divertente luogo sociale.
Nel nostro presente a Milano abbiamo un caso interessante che e la Biblioteca degli Alberi21 di Petra Blaisse, che esprime la compresenza di una geometria incisiva nella struttura dei sentieri, ma allo stesso tempo si manifesta come ambito di confine tra il progetto di paesaggio e lespressione artistica, una sorta di Public Art, che richiama le azioni di Mary Miss a Battery Park22, o anche la serialita figurativa pop di Martha Schwartz,
I.C. I tuoi progetti di spazio aperto restituiscono una sintesi di conoscenze che ambisce ad una riconoscibilita della forma con uninnovativa unicita rispondente al luogo, al tempo e alla citta, cost accade nel tunnel di Lugano e negli spazi pubblici di Cerea e Gratosoglio. Come si puo interpretare la relazione tra la necessita di una forma riconoscibile e la condizione delľinaspettato, la variabilita duso dello spazio pubblico da parte dei cittadini?
C.Z. Il Landscape Design e oggi uno dei fenomeni piu vitali e interessanti, di grande successo con eccellenti progetti costruiti. Certamente la Barcellona Olimpica degli anni Novanta e stata in Europa il campo di applicazione iniziale; la ricordiamo per il disegno e la qualita dei progetti degli spazi aperti che si e affermata in tempi piu recenti come idea di ricucitura urbana e di pure invenzioni come, per esempio, Madrid Rio.
I.C. Vorresti parlarmi di un Maestro milanese del presente o di un recente passato la cui riflessione sullo spazio pubblico sia originale nella ricerca e nel progetto costruito?
C.Z. Voglio parlare di Maurice Münir Cerasi23, turco milanese, che voleva andare a lavorare da Mies van der Rohe, e aveva studiato a Firenze e lavorato da Giovanni Michelucci, inizio a insegnare a Milano ed e stato importantissimo per la mia generazione, anche se fu tenuto in disparte dallestablishment della Scuola: Cerasi era assolutamente seminale con gli studenti, alla fine si trasferi a Genova e li non trovo un terreno fecondo. Ha scritto diversi libri tra cui quello veramente pertinente al tema e dai contenuti originali per il suo tempo fu "Lo spazio collettivo della citta" dove ribalta la visione autobiografica dell'architettura come monumento. Molta della cultura architettonica, per esempio Ermanno Ranzani di Domus, ha attinto alle sue visioni. Io ho lavorato brevemente, dopo essermi laureato, da lui, ma non ho fatto in tempo a essere un suo vero studente. Cerasi era un maestro con gli studenti e «ha saputo mostrare con magistero nella pratica professionale, nell'insegnamento e nella scrittura come nel disegno del verde, dello spazio pubblico o degli edifici non servono strumenti specializzati o settoriali, ma serve saper usare gli strumenti dell'architettura per dare vita al significato civile della citta».
Ha progettato Il parco delle Cave Nord a Paderno Dugnano, il Parco della Martesana, il parco a Muggio, e il progetto per la sistemazione del lago e collina del Parco Lambro a Milano. Il suo insegnamento sullo spazio pubblico e stato assolutamente innovativo e originale. Maurice Cerasi aveva a cuore lo spazio collettivo.
Isotta Cortesi. In the history of European cities, public spaces have often been a manifestation of civil and religious munificence revealed through architecture. Today's public spaces reflect a political dimension which may be considered to represent citizens, to germinate community relations. In effect, today's cities and communities are defined through the magnifying glass of open space projects. Cino Zucchi. This is a complex issue because in discussing the relationship between the physical element of a city and the fluid life of its people we risk reaching a foregone conclusion. Historical eras are recounted through the architecture of the times - the Colosseum for Ancient Rome, the Cathedral of Chartres for the Middle Ages - as if civilization had petrified its values in architecture. We believe that monuments and even urban spaces are the crystallisation of a general philosophical thought; an idea of identity poised between a vision of the world - what the Germans call Weltanschauung, a concept that transcends the individual and draws on the collective - and its forms. On this topic much exhaustive literature has been written, for example on the linear urban system of Rome, with its imposing thoroughfares linking the basilicas, at the time of Pope Sixtus V1, or Adele Buratti's2 studies on urban spaces in Milan at the time of Charles Borromeo. Think also of Baron Haussmann who, transforming the medieval city into its bourgeois counterpart, moulded the tangle of barricades of the Paris Commune into new boulevards. The long history of civilization as an expression of social and religious covenants reveals how the history of architecture encompasses the history of the world. With the phrase «Ceci tuera cela»3, the Archdeacon Frollo records the transformation between the spoken word and the written word: human thought, petrified in the encyclopaedia of narrative sculptures of the Parisian Cathedral, vanishes with Gutenberg's invention of the printing press. «The book of stone, so solid and so enduring, was to give way to the book of paper, more solid and more enduring still. In other words, "Printing will destroy Architecture"». This has not been the case, however, and by analogy, I wonder about the rapid transformations occurring in our time in terms of interpersonal relations and of communications, since incessant successions of images prevail over the written word - which is why today, as in the past, "architecture is so important" as a definite permanence of values.
One of the latest films by Spielberg, Ready Player One, shows us a degrad10.13128/techne-8519 ed, polluted world in which humanity is dispersed in a landscape of containers; it is a catastrophic vision of a not so distant dystopia in which each man has a virtual Avatar, heroic, beautiful, different, whose transfigured identity makes reality more acceptable - a situation that is more real than ever before in the isolation we are currently facing. This parody is far more realistic than we might think; it provides a means of alleviating the boredom of our suburban life by impersonating heroic characters and adopting disguises.
I.C. The Milan school responded to and interpreted the theories and hopes of the post-war New Architecture Movement. These ideas are clearly evident in the city's public spaces: Milano Verde (1938) designed by Pagano, Albini, Gardela and Minoletti; QT8 designed by Bottoni (1945-70); the districts of Feltre (1957-60), designed by Baldessari, De Carlo, Gardella and Mangiarotti, and coordinated by Pollini, and Cesate (1949-56), designed by Albini, BBPR and Gardella. Here, public spaces have become progressively more than a mere question of relations - which, byfavouring typological variation, sees buildings as part of a unitary system - but the key element underlying urban design, determining the rationale behind Italian cities, particularly in the experimentations of the late 20th century.
C.Z. The problem lies in the nature of the open space, in its essence between structure and form. Today there is much talk, in newspapers and blogs, of the city, in its broadest sense, as a social place, as the coexistence of people (residents, city users, etc.) and cultures. In short, cities are a sort of mosaic. In nineteenth century cities, the same district could be inhabited by people from different ranks; they were structured around an idea of total accessibility; they were the cities depicted by Pisarro, such as the turn-of-the century Paris that still promoted the idea of one city for all. Satellite neighbourhoods, the settlement model of post-war Milan, were instead based on the idea of giving shape and content to villages, often isolated in the countryside, and offered new settlers, mostly former farmers, some of the forms of social solidarity provided in their place of origin. These neighbourhoods included community centres such as churches and schools, the difference being that the only reason for going to districts such as Gallarate or Gratosoglio was to go home, thus making away with the concept of total accessibility that underlay the historical city. While central to Milan's great districts, public spaces in this city only partially meet Le Courbusier's idea of extended, widespread greenery, therefore making a less original contribution to the metropolis in terms of form and structure.
In the QT8 district, Piero Bottoni introduced two important themes of centrality which gave life to the specific nature of the great districts of Italy, and Milan in particular. The first is the concept of "the vital street", expressed in one of Bottoni's sketches of Gallarate, which confirms Italy's original contribution to the theme of "the street" lined by skyscrapers and moves away from the city forest of Le Corbusier, who believed that «il faut tuer la rue corridor». The reintroduction by Piero Bottoni of the concept of "vital street" proved central to the future history of Italian cities.
The second concept is visible in the layout of the districts of Feltre and S. Ambrogio4. While many European residential models upheld the repetitive supremacy of bands running along a heliothermic axis and separated by greenery, in some districts of Milan buildings seven or eight stories high form a large garden court that embraces and shapes the public space. The residences are not simply set inside a widespread forest, without structure or form. Instead, they reinforce the value of internal and external spaces. These, however, cannot be considered mere courtyards or equated to historical layouts as they express a vaster scale compared to consolidated models and redefine the idea of enclosure though a reinvented concept of space and form. Working on the theme of public space gives rise to different considerations, depending on whether you are dealing with consolidated, semi-central urban areas or with urban structures shaped around the main street model, such as that of the early 20th century. With regard to Milan, especially noteworthy is the Beruto5 plan, later known as the Pavia Masera Bertini plan, which extended the city's street maze indefinitely, sometimes including a more open form of construction. There are some interesting cases where the urban plan is structured around the street/housing block matrix of the late 19th century. For example, in Albini's district, the housing block, although traced out in the 1930s plan, is shaped by residential units, laid out diagonally, that do not create an urban front but generate an open construction where a continuous curtain would be expected. A strange hybrid: open construction set in a predesigned layout.
In my experience, the design of open spaces in the suburbs or in semi-urban conditions requires significantly different design tools to those required for historical city centres. The monument to Sandro Pertini6 which gives onto Via Monte Napoleone, tracing out a symmetrical square edged by mulberry trees and benches, was not conceived in anthropological terms of sociality, but yet has revealed its unexpected potential as a public space accommodating citizen as on a stage set. However, if the same space, with the same figures, were set in a peri-urban district, it would have a different function, not least because of the lower building density. Consequently, issues such as density, trade and the multiple presence of users make the shapes of spaces function differently, which is why the historicist model of the Italian square has not worked in the suburbs - and why Charles Moore's Piazza Italiana in New Orleans is essentially a caricature. What is a happy city? There are spaces we love, and these have specific atmospheres. In Pattern Language, Christopher Alexander7 tries to list these by decoding existing models, resulting in a dictionary of almost universal states of well-being. In actual fact, there is a universal state of well-being that for me means "being protected, living in a space that envelops you, while yet affording a long vista", the ever-present enjoyment of an open, wide-sweeping perspective. An architect must give shape to an almost ancestral idea of space. There is no doubt that in designing a public space using elements as subtle as light and shadow, it is possible to create proximity through the choice of a stone that warms in the sun. Indeed, in designing part of Portello's public space, we designed a bench that effectively performed the double role of spatial element and social catalyst. Superkilen8 in Copenhagen and MadridRio9 in Madrid are two major pre sent day attempts at converting a public space. Superkilen is a remarkably interesting project moulded both by the graphic designs on the ground and by the dispersion of monuments, objects of our modern world. Superkilen is not a De Chirico-style square staging open air spaces enclosed by architecture, but is rather the combined presence of objects, surfaces and a program. However, it is now clear that creating themes using multi-ethnic symbols does not generate inclusion; instead, the ethnic appropriate of places generates exclusion. What was supposed to engender integration has become an exclusive search for identity, generating territorial conflict.
I consider myself a socially engaged architect who sees projects in relation to the life, quality and welfare of inhabitants. The open space project involving the Lavazza neighbourhood in Turin - a private space yet open to the city for civic uses - is used by Lavazza office employees for their lunch break but is also a part of the city. In particular, I designed a fountain, a very thin layer of water, that invites users to wade through it barefoot, but also to sit nearby, lie down or work at the computer. «I intentionally designed a fountain with no deterministic intention: this is a welcoming, suitably sized place, enriched by the sound of water that allows for different modes of behaviour but does not set out to determine them. The fountain is an expression of anthropological culture linked to what may happen and is not program-based». Cities and public space projects designed for inhabitants should respond to precise characteristics, but yet accommodate variations and differences.
I.C. In order to imagine how a public space should integrate with the unex Un esempio straordinario di un architetto che si e preso cura
pected, I always think of an extraordinary paradigm, the Tanner Fountain110 by Peter Walker, which modifies space through the arrangement of gigantic boulders, and has triggered unexpected behaviour in people, thereby giving the public space a new and playful dimension, playfulness acting as a dynamic and essential element towards improving the suburbs. In this way, Walker introduced in the public space of contemporary cities the concept of the unexpected, a sort of indeterminacy.
C.Z. The architect's job is to create a good project, endowed with the features necessary for a public space to be viewed by the population as an added value. I do not wish to support the autonomy of architecture, but Florence's extraordinary Renaissance palazzos were woven into the fabric of the city through the seating for public use lining their base. Italy's Renaissance cities and even its medieval ones always had a hospitable dimension, and this illustrates the concept of democratic architecture. All good architecture must be public.
To return to the importance of the playful dimension of a project, I do not believe this to be a prerogative solely of contemporary architecture. Piazza di Spagna, for example, is much more hospitable, dynamic and playful than many other recent squares; the scene depicting Anita Ekgberg bathing in the Trevi Fountain brings the baroque back into our daily lives.
An extraordinary example of an architect who took great care of his city is Ljubljana's Jože Plečnik. His triple bridge is a masterpiece of urban design because it is both a bridge and a square; from afar it connects two parts of the city, but close up it becomes an element of the landscape and an intrinsic part of the river.
Returning to contemporaneity, we should ask ourselves what are those parts of our profession that are perhaps not quite universal, but that, in some respects, transcend eras and places; those constant elements that may be found in Alexander's almost cosmic book. These states of well-being are almost pre-cultural; they have to do with an ethology of space, that is, the coexistence of security and freedom of movement which lies at the basis of our double need to be protected and at the same time to be curious; the coexistence of the instinct for protection and discovery. The sense of the unexpected connected with the desire for exploration is one of the fundamental components of the public space project. The other important theme of public spaces is that of bringing together. Today, the metropolis is a space for the multitudes and for extemporary meetings. Piazza del Duomo, for example, is no longer a piazza for the Milanese but rather the place where new waves of migrants go to meet and get to know other people.
"The needle and thread" instalment in Piazza Cadorna is an example of the trend common to many European cities of creating an urban landscape that has moved away from the paintings of Pisarro. Times Square is an extreme case; here, architecture no longer exists, hidden as it is by moving images. The European City as we know it has two layers, a deeper one that we identify with the late 19th century city and another, superimposed with amusing sculptures. This multiform or hybrid character of European capitals is interesting because the project tools are no longer merely traditional: think, for example, of the transformations achieved by lighting public spaces or of the temporary images projected onto building facades, turning them into screens for increasingly sophisticated virtual projections. This is a new aspect of the European city, of the nature of objects and events, which is not necessarily contained in books on the history of architecture.
I.C. Cities, as we know them, have historical and contemporary centres, but also landscaped areas and residual rural spaces. Today it is these same natural fragments which, absorbed into the whole, act as the basic starting point towards a re-definition of a new unity. The presence of water basins (lakes, rivers, lagoons, etc.), orographic elements (mountains, hills, etc.), and both spontaneous and cultivated vegetation (woods, forests, meadows, agricultural fields, etc.) provide ample reasons for adopting the name "Landscape-City". The Landscape-City not only encompasses every open space where nature is present, even when degraded or abandoned, but connects them so as to construct a comprehensive whole in which environmental systems trigger processes necessary to re-appropriate places sometimes quite inaccessible, thus returning them to the life of the city and of its citizens. The Landscape-City is intended as a new settlement model, based no longer only on well-established anthropocentric dimensions but rather open and capable of sustaining a biocentric dimension. In such a scenario, man is no longer the only object/ subject of the designed space, which instead welcomes a multiplicity of living beings, elements of ecosystems, with man as the judicious, conscious figure. What do you think? Can we talk about some of your projects in these terms? Certainly, the Tirana project seems central to this issue11, with the river serving as the connective element for rethinking the city, or again the Sette Bellissimi Broli12 project in Milan. Today, the concept of Landscape-City can be seen, for example, in Strasbourg, Toulouse and Bordeaux, and even in Milan with the Darsena project, which was long awaited but has set in motion such a process of side effects as to trigger the reopening of the Navigli. This issue of the landscape city revitalizes an essential relationship: that of the constructive dimension of architecture and its ethical dimension in terms of the resources that make life possible.
C.Z. The Landscape-City is the main issue of this millennium, and to this end I wonder whether, given a city's mutation and even its inertia, it is possible to generate environments that preserve all its serendipity13 - the quality, the emotion, the richness of the unexpected in the urban experience - and at the same time embody all our ideal environmental values. This is certainly a very profound and complex issue, deeply studied also during the last century, through the "garden city" and "green city" paradigms, such as that of Broadacre City. The key, in its current formulation, is to combine, substantially, population density with environmental quality, inventing exemplary interventions such as those already applied for decades in Lyon, and again in Madrid with the re-appropriation of the Manzanares River. The Landscape-City reconnects with its natural borders and undergoes complete reinvention. Another example is Bordeaux, where the great Mirroir d'Eau114 provides a sense of the nature of the places through an interpretive scaling of the river, of the monument and of individuals.
There exist certain images which I consider representative of the unique nature of the European city, which encloses in its "genetic code" - that is to say, in outstanding works - both the formal structure of tree-lined spaces and the urban quality of architectonic spaces, and these are the Place des Vosges, the Crescent in Bath and the Cours Mirabeau in Aix en Provence. Michel Desvigne's project, the Sette Bellissimi Broli for Milan's railway yards, was planned on a natural, tree-oriented system intended to design urban fabrics, and not only represent an ecological resource. The project is site-specific, each individual place being seen as part of a whole in which veg etation generates spaces, and a relevant reference is decidedly that of Alphand's Promenade des Paris, with its urban use of vegetation. Stefano Boeri's project was perhaps more visionary, its general strategic dimension being able to project on a large scale a jungle-type idea of nature, a city of skyscrapers, sheep and woods. Though I do not see myself as a conservative, my own vision is more in line with the 19th century tradition, where it is vegetation that traces urban forms. I oppose the conception of vegetation as a complement of construction, but also as an antidote to the city. Without doubt, Stefano was brilliant in fusing two contrasting concepts, the skyscraper and large scale vegetation. The world fame awarded to Milan's Vertical Forest was first of all due to its name, but also to the blending of two traditionally opposing views. A loss of historical memory, however, must be mentioned, and particularly indicative is the introvert Ford Foundation, Emilio Ambasz's experimentations and even the Hanging Gardens of Babylon and the more recent 2007 Huerta Sociopolis tower by MVRDV in Valencia. What was exceptional in Milan was that the Vertical Forest was constructed, engineered, and diffused.
For my generation, Plaça dels Paisos Catalans in front of the Sants Train Station by Piñón and Viaplana15 in Barcelona, epitomizing the overturning of all concepts of the traditional square, became at once the reference model for designing new public spaces. It was composed, not by a row of urban facades, but of surfaces, of fine sculptural elements and roof shelters casting shadows on the ground. As a result of this project, we started taking ground into renewed consideration, abandoning the iconic element for a phenomenal one made of light and shadow, where the fragments became meridians. Aldo Rossi's Frontiveggie square in Perugia was conceived during these same years but repeated the historical type of square, its architecture lining it like an auto-representative monument, an expression of metaphysical desolation. I am all for clarity in urban forms, which must, however, be invented and not nostalgic.
Berlin was another interesting case, as the war had severely damaged its urban structure and reduced it to rubble. This situation gave rise to IBA, and the rediscovery of the street and of urban form. The Sanierung IBA favoured also spontaneous interventions from below, such as, for example, Tempelhof Park16, its precise expression showing a vitality missing in the monumental work. The attraction of the city lies in the complementary nature existing between activities and spaces on the one hand and the representative and the monumental on the other, as is also the case at Porta Genova in Milan. There are parts of cities, such as railway yards, requiring a new urban layout (as at Porta Nuova), but a city also needs small-scale retouches to its traditional structure.
I.C. In our present day, when architects are specialists, your work seems to go against this trend. Your projects embrace time (past, present and future), the various levels of the city, and then, by means of projects involving the ground, reach the architectural details. In fact, one of the main prerogatives of the open space project is the sudden drops in levels, while the architectonic project shows them as gradual, successive sequences.
The projects show a clear understanding of the changes public spaces require. In fact, our modes of behaviour, our relationships and our expectations have greatly changed over the last few decades, and the value of a citys historical approach to the square, street and park is coexistent with the modern idea of public space. This consists in the mingling of themes, ground projects, the playful dimension, identification of form, and the dynamic, fluid nature of the public space. Your design for the S. Donå di Piave Park17 answers present day necessities: active dynamic relationships and fluid movement.
Your work, with its architectonic and landscaping projecting, blends North American, North European and Milanese cultures, and sees the city against its landscape in the wake of a Milanese culture on a par with this tradition.
The Villette18 park, an expression of future innovation, stands as the last great universal exposition, a summation of pavilions. Villette is a pelouse with objects, a program of activities for people as they wander from pavilion to pavilion. It is the last great park intended as a summation of beautiful, original figures. From then on, unlike in the builtup Parisian model, public space began no longer to be seen as a summation of architectonic figures but rather, through a dynamic dimension embracing consideration of people's lives, as a ground construction.
C.Z. Throughout the history of architecture, the complementary nature between the pleasure pavilion and greenery, between architecture and the park runs through both the Italian and French geometric garden and the English naturalistic model.
Iam particularly drawn to Sharawaggi19 (used in literature for the first time in 1685 by Sir William Temple in his Upon the gardens of Epicurus') and its principle of spontaneity in projects. It represents an idea of beauty only seemingly casual, counterpoised to the regular, linear geometries of symmetry, an artistic irregularity. In other words, that unexpectedness stemming from the Oriental tradition of exotic garden is carried over to the forms of architectonic projects. The term Sharawaggi underwent various ups and downs in its history, alternately appearing and disappearing. Appertaining mainly to Anglo-Saxon culture, it pops up again in 1764 in Horace Walpole's The Castle of Otranto. It indicates that a thing is beautiful if it possesses a sense of the natural, and it became both theory and practice in English landscaping. Pevsner20 discussed it in his picturesque townscape theories.
To revert to the question of the link between the pavilion, that isolated architectonic figure, and the open space project, Villette is both a good and a bad example of a very architectonic model, and it is most definitely inadequate towards fulfilling the aspirations set out in the 1982 competition for choosing the "21st century park". It is an ordered summation of spectacular architectonic figures, and is intended for entertainment, for spectacularization of the Ville Lumiere, where people only want entertainment. Nowadays, one goes to the park to relax but also to be stimulated; the new style city user wants to be galvanized and the city becomes a vast entertainment space. A historic model in this sense is the Tivoli Garden in Copenhagen, a philanthropically themed park of culture and an attractive social environment. Today in Milan an interesting case is that of Petra Blaisse's Biblioteca degli Alberi21, where path structures express incisive geometry but where, at the same time, landscape project and artistic expression meet in a sort of "Public Art", recalling Mary Miss's interventions at Battery Park22, or Martha Schwartz's figurative pop.
I.C. Your open space projects, such as the Lugano tunnel and the public spaces in Cerea and Gratosoglio, restore a synthesis of knowledge tending towards the recognition of form with an innovative uniqueness involving the place, the time and the city. How is it possible to interpret the relationship between the need for a recognizable form and the aspect of unexpectedness, the variety of use of the public space by citizens?
C.Z. Landscape Design, with its great success and excellent projects, is one of the most exciting phenomena today. It was certainly the Barcellona Olímpica in the 1990s that started it all in Europe. Remembered for the design and the quality of its open space projects, it has come to the fore more recently as an idea of combining urban structure with pure invention, as seen, for example, in Madrid Rio.
I.C. Perhaps you would like to mention a present day or past Milanese maestro whose reflections regarding public space are original both in research and in projecting?
C.Z. I would like to speak of Maurice Münir Cerasi23, a Milanese Turk, who wished to work with Mies van der Rohe. Having studied in Florence and worked with Giovanni Michelucci, he began teaching in Milan and was of great importance for my generation, though held aloof by the School establishment. Cerasi was absolutely seminal for students, although he later transferred to Genoa without much success. He wrote various books, among which ('Lo spazio collettivo della cittå" is really pertinent to the theme. Its content, original for its time, overturned the autobiographic vision of architecture as monument. Much of the architectural world, such as, for example, Domus' Ermanno Ranzani, has drawn on his vision. I worked briefly with him after my degree but was not in time to become a real student of his. Cerasi was a master with students and «he showed in masterly fashion, in professional practice, in teaching and in writing, that specialized or sectorial instruments are not needed in designing greenery, public spaces or buildings, but that it is essential to use architectural instruments to vitalize the civic significance of a city».
He designed the Parco delle Cave Nord at Paderno Dugnano, the Parco della Martesana, the park at Muggio and the project for the layout of the lake and hill for the Parco Lambro in Milan. His teaching regarding public spaces was absolutely innovative and original. Maurice Cerasi held the question of public spaces as being of the greatest importance.
NOTES
1 Fagiolo, M. and Madonna, M.L. (Eds.) (1993), Roma Di Sisto V. Arte, architettura e citta fra Rinascimento e Barocco, Edizioni De Luca, Roma.
2 Mazzotta Buratti, A. (1982), La Citta rituale: la citta e lo Stato di Milano nelleta dei Borromeo, Franco Angeli, Milano.
3 The expression, which translates as "this will destroy that", is a fragment of text taken from the second chapter of Book V of Notre Dame de Paris by Victor Hugo, first published in Paris in 1831.
4 The S. Ambrogio district, in southwest Milan, was designed by Arrigo Arrighetti, Eugenio Gentili Tedeschi, Nicola Righini and Egidio Dell'Orto, and built between 1964 and 1966.
5 This is the first town plan for the city of Milan, drawn up by the engineer Cesare Beruto and implemented in 1889. It was followed up and integrated, in 1912, by the technical municipal team of the engineers Angelo Pavia and Giovanni Masera with extended radial roads and new ring roads that simplify the urban plan in a reductive way.
6 This work by Milanese architect Aldo Rossi, built in 1990, marks the end of a pedestrian area at the crossroads of two important road arteries: Via Monte Napoleone and Via Alessandro Manzoni. Conceived as a peaceful Lombard square in which to meet, have a sandwich or take a group photograph, it is made up of a double line of Lombard mulberry trees, now vanished from the local landscape, as well as stone benches, lamp posts and paving blocks of porphyry or pink granite. At the far end of the square stands the cubical staircase [...]» in Ferlenga, A. (Ed.) (1999), Aldo Rossi. Tutte le opere, Electa, Milano.
7 Alexander, C. (1977), A Pattern Language, Towns, Buildings, Construction, Oxford University Press, New York. Christopher Alexander worked as a Professor of Architecture at Berkeley. After reading Architecture and Mathematics at Cambridge, England, he completed his studies at the MIT and at Harvard. Born in Austria, he emigrated to England where he currently lives. His manual stems from an observation of historical city models. The book provides rules and imagesmodels and at the same time suggests that the specific place conditions the choice of patterns. Its purpose is to collect and structure information about good practices, providing an anthology of examples that collects and organizes knowledge in an abstract way, by means of re-processed images. The text describes the methods for putting together detailed designs crossing different scales of magnitude: from whole regions, through to cities, districts, gardens, buildings, rooms, furniture, door and window frames, and down to the very doorknobs. The architectural systems illustrated are derived from classical models, used in fact by many architects, and chosen for their beauty and practicality.
8Superkilen is the public space project that won the competition (2008) to NOTE
1 Fagiolo, M. and Madonna, M.L. (Eds.) (1993), Roma Di Sisto V. Arte, architettura e citta fra Rinascimento e Barocco, Edizioni De Luca, Roma.
2 Mazzotta Buratti, A. (1982), La Citta rituale: la citta e lo Stato di Milano nelieta dei Borromeo, Franco Angeli, Milano.
3 La traduzione afferma "Questo uccide quello", frammento di testo estratto dal secondo capitolo del V libro di Notre Dame de Paris di Victor Hugo, pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1831.
4 Gli autori del quartiere S. Ambrogio, posto a sud ovest della citta sono Arrigo Arrighetti, Eugenio Gentili Tedeschi, Nicola Righini e Egidio Dell'Orto, viene costruito tra il 1964 e il 1966.
5 Si tratta del primo piano regolatore della citta di Milano, elaborato dall'ingegner Cesare Beruto ed entrato in vigore nel 1889. A esso viene dato seguito e integrazione, nel 1912, per mano del gruppo tecnico comunale degli ingegneri Angelo Pavia e Giovanni Masera con un ampliamento di strade radiali e nuove circonvallazioni che, di fatto, semplificano in modo riduttivo il piano urbanistico.
6 Si tratta di unopera di Aldo Rossi, architetto milanese, costruita nel 1990, essa e posta come terminale di una zona pedonale all'incrocio di due importanti assi stradali: via Monte Napoleone e via Alessandro Manzoni. «Concepita come una tranquilla piccola piazza lombarda, un luogo per incontrarsi, mangiare un panino o scattare una foto di gruppo, e formata da un doppio filare di gelsi lombardi ormai scomparsi nel paesaggio, da panchine di pietra, lampioni e pavimentazione di blocchi di porfido o granito rosa. Allestremita della piazza vi e il cubo della scalinata [...]» in Ferlenga, A. (Ed.) (1999), Aldo Rossi. Tutte le opere, Electa, Milano.
7 Alexander, C. (1977), A Pattern Language, Towns, Buildings, Construction, Oxford University Press, New York. Christopher Alexander e stato professore di architettura a Berkeley, dopo aver compiuto i suoi studi in Architettura e Matematica a Cambridge in Inghilterra completo gli studi all'MIT e a Harvard; e di origine austriaca ma emigro in Inghilterra dove attualmente risiede. Il manuale nasce dallosservazione di modelli che la citta storica custodisce. Il libro fornisce regole e immagini-modelli e allo stesso tempo suggerisce che il luogo specifico condiziona le scelte dei pattern. Esso ha lo scopo di raccogliere e strutturare informazioni circa le buone pratiche, un'antologia di esempi che raccoglie e organizza la conoscenza in modo astratto, per immagini ri-elaborate; il testo descrive i metodi per costruire progetti esecutivi attraversando le scale di grandezza: da intere regioni, attraverso le citta, i quartieri, i giardini, gli edifici, le stanze, i mobili e gli infissi fino alle maniglie delle porte. I sistemi architettonici illustrati sono fatti da modelli classici, usati nella realta da molti architetti, prescelti per bellezza e praticita.
8 Superkilen e il progetto di spazio pubblico esito di concorso (2008) per la riqualificazione dello spazio aperto del quartiere di Nørrenbro a Copenaghen del gruppo di progettazione composto da BIG, Superflex e Topotek 1, la cui costruzione e stata svolta dal 2010 al 2014. Alcune pubblicazioni del progetto sono: Steiner, B. (Ed.) (2013), Superkilen: a project by Big, Topotek 1, Superflex, Stoccolma/Oslo, Arvinius+Orfeus Publishing; Bridger, J. (2013), "Life on the Wedge", Landscape Architecture Magazine, n. 9, pp. 86-99.
9 Il progetto di rigenerazione urbana delle sponde del Manzanarre opera dei WEST8 con MADRID RIO e lesito del concorso di progettazione del 2005, la costruzione si e svolta dal 2006 al 2011. Alcune pubblicazioni che illustrano lopera sono le seguenti: Dobrick, C. (2010), "Madrid Rio", Topos, n. 73, pp. 28-35; West 8 (2012), "Madrid Rio", Lotus, n. 150, pp. 64-75; Porras-Ysla, F., Burgos, F. and Garrido, G. (2015), Landscapes in the City: Madrid Rio: Geography, Infrastructure and Public Space, Nashville, Turner.
10 Il progetto realizzato nel 1984 da Peter Walker, importante paesaggista nordamericano, e in una zona pedonale nel Campus di Harvard. Grazie a questa fontana, lo spazio pubblico si e arricchito di processi vitali per essere abitato, esplorato e attraversato. Composto da pietra e acqua, questo spazio redevelop an open space in the Nørrenbro neighbourhood of Copenhagen. The design team comprised BIG, Superflex and Topotek 1, and construction was carried out between 2010 and 2014. Some of the project publications include: Steiner, B. (Ed.) (2013), Superkilen: a project by Big, Topotek 1, Superflex, Stockholm/Oslo, Arvinius+Orfeus Publishing; Bridger, J. (2013), "Life on the Wedge", Landscape Architecture Magazine, n. 9, pp. 86-99.
9The urban regeneration project involving the banks of the Manzanares, by WEST8 and MADRID RIO, stems from a 2005 design contest. Construction took place between 2006 and 2011. Publications illustrating the project include: Dobrick, C. (2010), "Madrid Rio", Topos, n. 73, pp. 28-35; West 8 (2012), "Madrid Rio", Lotus, n. 150, pp. 64-75; Porras-Ysla, F., Burgos, F. and Garrido, G. (2015), Landscapes in the City: Madrid Rio: Geography, Infrastructure and Public Space, Nashville, Turner.
10The project, designed in 1984 by Peter Walker, a major American landscape architect, is situated in a pedestrian area of the Harvard campus. This fountain enriches the public space with vital elements intended to be inhabited, explored and crossed. Made up of stone and water, this geometrical space calls to mind the rural, rocky landscape of New England. The fountain, designed in collaboration with the sculptor Joan Brigham, arranges 159 granite boulders in concentric circles, overlapping asphalt paths and the pre-existing lawn and incorporating the nearby trees. Water emerges from the centre of the circle - during spring, summer and autumn in the form of mist and in winter in the form of vapour from the university's heating system - and obscures the central stones, creating a contemplative landscape in every season. The project won the 2008 Landmark Award of the American Society of Landscape Architects and of the National Trust for Historic Preservation.
11 The project, developed in 2012, provides for the transformation of the capital's urban plan along the Laně River. Having grown without plan in recent decades, it conversely generates a linear system of new public spaces capable of increasing environmental quality. Cino Zucchi Architetti collaborated with One Works, Gustafson Porter (as regards landscaping), Buro Happold London and Antonello Stella Architetti.
12 In 2017, five groups (Stefano Boeri Architetti, Mad Architects, Mecanoo, Miralles Tagliabue EMBT and Cino Zucchi) participated in a consultation regarding disused Milanese railway stations, with a view to developing transformation strategies for the city. The stations' renovated spaces form new links between the extended city and individual districts. In Cino Zucchi's vision, parks and gardens are not merely citizen services but veritable urban planning instruments. Scalo Farini has become a park crossed by winding paths and pedestrian walkways over the railway tracks; Porta Romana features a sloping lawn, a market square between the train station and the bus station; Lambrate traces out a large, semi-circular green "crescent".
13The word serendipity, coined by Horace Walpole in the late 18th Century, refers to a fortunate yet accidental discovery, loosely derived from the Persian tale "The Three Princes of Serendip", the old name for Sri Lanka.
geometrico richiama il paesaggio roccioso e rurale del New England. La fontana, progettata in collaborazione con lo scultore Joan Brigham, utilizza 159 massi di granito disposti in cerchi concentrici che si sovrappongono ai percorsi di asfalto e al prato esistente e incorporano gli alberi vicini. Lacqua esce dal centro del cerchio - durante la primavera, lestate e l'autunno sotto forma di nebbia e in inverno come vapore dell'impianto di riscaldamento delľuniversita - oscura le pietre centrali e creando un paesaggio contemplativo nelle diverse stagioni. Il progetto ha vinto nel 2008 Landmark Award dell' American Society of Landscape Architects e del National Trust for Historic Preservation.
11 Il progetto, elaborato nel 2012, prevede la trasformazione, lungo il sistema fluviale della Lana, dell'impianto urbano della capitale che, cresciuto, in questi ultimi decenni, senza pianificazione, genera per converso quel sistema lineare di nuovi spazi pubblici capaci di incrementare la qualita ambientale. Cino Zucchi Architetti collabora con with One Works, Gustafson Porter per la parte paesaggistica, Buro Happold London e Antonello Stella Architetti.
12 Nel 2017 si da avvio ad una consultazione su invito per gli scali milanesi dismessi, partecipano cinque gruppi (Stefano Boeri Architetti, Mad Architects, Mecanoo, Miralles Tagliabue EMBT e Cino Zucchi) per elaborare strategie di trasformazione della citta. Gli spazi riqualificati degli scali ferroviari son i nuovi nessi tra la dimensione della citta estesa e quella dei quartieri. Nella visione elaborata da Cino Zucchi, parchi e giardini non sono solo servizi ai cittadini ma strumenti del disegno della citta. Lo scalo Farini diventa un parco dai percorsi sinuosi con passerelle pedonali sopra la ferrovia; Porta Romana accoglie un prato in pendenza, una piazza-mercato tra la stazione ferroviaria e il capolinea dei bus, Lambrate si riconosce in un grande «Crescent» a semicerchio verde.
13 Serendipity e un termine completamente inventato da Horace Walpole alla fine del Settecento in relazione a una fortunata scoperta non pianificata che solo in modo collaterale si riferiva alla fiaba persiana "Tre principi di Serendippo" dove Sarendippo era il nome antico dello Sri Lanka.
14 Il Miroir ďEau e stato progettato da Michel Corajoud e costruito nel 2006. Lo specchio d'acqua e poco profondo e riflette la Place de la Bourse e le banchine della Garonna. Il progetto integra il riflesso del cielo, dei monumenti e delle persone in 2 centimetri di acqua posta sopra le lastre di granito con un effetto nebulizzazione dellacqua che raggiunge i due metri di altezza. Michel Corajoud, il progettista della trasformazione per unestensione per circa cinque chilometri delle sponde della Garonna, racconta di aver avuto ľispirazione dalla visione della Piazza San Marco ricoperta d'acqua.
15 Il progetto della piazza risale al 1981-83. Le opere di Albert Viaplana i Vea insieme a Helio Piñón tra il 1947 e il 1997 sono state espressione della sperimentazione architettonica in Catalogna. I loro progetti espressione della Escuela de Barcelona incarnarono dalla fine anni '70 essenzialita, minimalismo e ricerca concettuale. Il CCCB, Centro de cultura contemporánea de Barcelona, realizzato tra il 1990 e il 1993 e considerato il loro capolavoro.
16 Da quando Tempelhofer Feld e stato aperto come spazio pubblico nel 2010 alla citta, ha offerto a Berlino la caratteristica di avere 300 ettari di spazi aperti al centro della citta. Da qui gli aerei decollavano per destinazioni in tutto il mondo, ora invece il programma funzionale per il tempo libero e ricchissimo di spazi per pattinare, passeggiare, fare giardinaggio, picnic, birdwatching, kitesurf, mini golf e community gardens.
17 Costruito tra il 2004 e il 2007.
18 Il concorso internazionale fu promosso nel 1982, con l'obiettivo di affermare, con il vincitore, il modello del Parco del XXI secolo, cosi recitavano gli obiettivi del bando del concorso. Lesito del progetto di Bernard Tschumi, certamente, tradi le aspirazioni ed escluse i piu importanti paesaggisti francesi della scuola di Versailles, poi successivamente reintegrati nei giardini tematici della Promenade Cinematique, ma proposta di Rem Koolhaas con Elia Zenghelis, Kees Christiaanse, Stefano De Martino, Rurd Roorda, Ron Steiner, Jan Voorberg, and Alex Wall e i paesaggisti Claire e Michel Corajoud, fu certamente quella che assunse nella storia il maggior valore teorico e innovative. Alcune pubblicazioni che illustrano gli esiti del concorso sono le seguenti: Hayward, M., Lombard-Valentino, C. and Barzilay, L. (1984), Linvention Du Parc: Parc De La Villette, Paris Concours International = International Competition 1982-83, Paris, Graphite; Baljon, L. (1992), "Designing Parks: An examination of contemporary approaches to design 14 The Miroir ďEau was designed by Michel Corajoud and built in 2006. The shallow water reflects the Place de la Bourse and the quays of the River Garonne. The project takes in the reflection of the sky, the monuments and people in 2 cm of water placed above granite slabs, with sprays of nebulised water reaching a height of 2 metres. Michel Corajoud, the designer behind the transformation of around five kilometres of the banks of the River Garonne, said he drew inspiration for his project from seeing Piazza San Marco in Venice under water.
15 The design of the square dates back to 1981-83. The works of Albert Viaplana i Vea together with Helio Piñón between 1947 and 1997 were an expression of Catalonia's architectural experimentation. From the late 1970s, their projects, rooted in the Escuela de Barcelona, embodied simplicity, minimalist and conceptual research. The CCCB, Centro de cultura contemporánea de Barcelona, built between 1990 and 1993, is considered their masterpiece.
16 Ever since Tempelhofer Feld opened as a public space in 2010, it has offered the city of Berlin 300 hectares of open spaces in the city centre. From here, planes used to take off for destinations worldwide, but now the area offers a rich leisure time offering, such as skating, hiking, gardening, picnics, birdwatching, kitesurfing, mini golf and community gardens.
17 Built between 2004 and 2007.
18 The international competition was launched in 1982 with the aim - to quote the goals of the competition notice - of establishing, through the winner, the 21st Century Park model. Bernard Tschumi's project certainly betrayed this expectation and excluded the most important French landscape architects of the school of Versailles, subsequently reintegrated in the themed gardens of Promenade Cinematique. Instead, the proposal put forward by Rem Koolhaas with Elia Zenghelis, Kees Christiaanse, Stefano De Martino, Rurd Roorda, Ron Steiner, Jan Voorberg and Alex Wall and with the landscape architects Claire and Michel Corajoud undoubtedly held the greatest theoretical and innovative value. Publications illustrating the outcome of the competition include: Hayward, M., Lombard-Valentino, C. and Barzilay, L. (1984), Linvention Du Parc: Parc De La Villette, Paris Concours International = International Competition 1982-83, Paris, Graphite; Baljon, L. (1992), "Designing Parks: An examination of contemporary approaches to design in landscape architecture", in Gordon, C. (Ed.), Amsterdam, Architectura and Natura Press; more recently OMA (2015), "Masterplan Parc de la Villette", Lotus, n. 156, pp. 44-49; Repishti, F. (2015), "Layers", Lotus, n. 156, pp. 50-51.
19 It was first used by Sir William Temple (1628-99) in his text Upon the Gardens of Epicurus (1685) to describe the Chinese way of planting gardens in an apparently haphazard manner, "without any order or disposition of parts". The term became popular in the mid18th century to describe how the Picturesque, with its irregularities and its asymmetry, can instil surprise.
20 Lang, S. and Pevsner, N. (1948), "Sir William Temple and Sharawaggi", The Architectural Review, n. 106, pp. 391-392.
21 BAM, a contemporary botanical garden in the heart of Porta Nuova, in Milan, was designed by Petra Blaisse, with her firm Inside/Outside, and Piet in landscape architecture", in Gordon, C. (Ed.), Amsterdam, Architectura and Natura Press; piu recenti OMA (2015), "Masterplan Parc de la Villette" Lotus, n. 156, pp. 44-49; Repishti, F. (2015), "Layers", Lotus, n. 156, pp. 50-51.
19 Venne utilizzato per la prima volta da Sir William Temple (1628-99) nel suo testo Upon the Gardens of Epicurus (1685) per descrivere la tradizione cinese di organizzare e pensare il giardino inmodo da dare un apparente disordine "senza un ordine nella disposizione delle parti". Il termine divenne popolare nella meta del Settecento per descrivere come il carattere del Pittoresco, con la sua irregolarita e asimmetria, infonda sorpresa.
20 Lang, S. and Pevsner, N. (1948), "Sir William Temple and Sharawaggi" The Architectural Review, n. 106, pp. 391-392.
21 BAM e il giardino botanico contemporaneo nel cuore di Porta Nuova a Milano, progettato da Petra Blaisse (con il suo studio Inside/Outside e Piet Oudolf vincitrice del "Concorso internazionale di progettazione Giardini di Porta Nuova - area Garibaldi Repubblica."
22 South Cove e un progetto artistico di Mary Miss, posto sulle sponde rese artificiali del fiume Hudson a Battery Park a seguito dei riempimenti necessari per la costruzione del nuovo quartiere Battery Park City tra il 1984 e il 1987 e, dopo i recenti restauri, ancor perfettamente integrato nello spazio pubblico della citta.
23 Maurice Cerasi (1932-2015), architetto e docente di Composizione Architettonica prima al Politecnico di Milano e poi dal 1986 alla Facolta di Architettura di Genova, fu autore di numerosi testi e saggi tra cui i seguenti: Lo Spazio Collettivo della Cirta, Mazzotta, Milano, 1976; La Lettura dellAmbiente, CLUP, Milano, 1969; Periferia e Progetto dello Spazio Pubblico, in Atti del Seminario ERASMUS Genova-Barcellona, 1990; Problemi di Progettazione del verde e degli spazi aperti -introduzione metodologica in "Parchi Naturali/Urbani", atti del convegno della Regione Lombardia, Milano 1985; "Contributo sulla problematica dei parchi", atti del Seminario "Il Sistema del verde nel progetto di sviluppo dell'area Provinciale Milanese" promosso dalla Provincia di Milano, 1985. Ha progettato e realizzato numerosi parchi, spazi pubblici, abitazioni e edilizia economica popolare. I suoi progetti sono stati pubblicati in riviste e raccolte internazionali quali: ¡Architecture dAjourdhui (ottobre/novembre 1972, n.173/1976), Domus (n. 673/1986, n. 706/1989, n. 709/1989), Lotus International (n. 54/1987), Architektur+wettbewerbe (n. 130/1987), World of Environmental Design - Nature Conservation and Land Reclamation, Barcellona 1995, Houses, Links International, Barcellona, 1997 e in riviste nazionali. Le sue realizzazioni del periodo 1974-1988 sono state raccolte in Llndustria delle Costruzioni, n. 207, 1989. Ha redatto diversi studi e ricerche per enti pubblici: nel 1966 lo Studio dei Valori Ambientali del Lodigiano per conto dell'Istituto Lombardo per le Scienze Economiche e Sociali e della Provincia di Milano; il Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Ticino (1976-1980); la ricerca "Progetto per l'Uso e la Tutela del Sistema Ambientale dell'Alta Val Nure" convenzionata tra il Politecnico di Milano e l'Amministrazione Provinciale di Piacenza (1983-1984); la ricerca "Recupero delle Cave di Pianura in Aree Urbane e Semi urbane", per l'IRER (Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia) nel 1985.
Oudolf, and won the "International design competition Gardens of Porta Nuova - Garibaldi Republic area"
22 South Cove is an artistic project by Mary Miss, located on the artificial shores of the Hudson River at Battery Park, reclaimed in order to build the new Battery Park City neighbourhood between 1984 and 1987 and, after recent restorations, even more perfectly integrated into the city's public space.
23 Maurice Cerasi (1932-2015), architect and professor of Architectural Composition first at the Politecnico di Milano and then, from 1986, at the Faculty of Architecture in Genoa, wrote several books and essays, including: Cerasi, M. (1976), Lo Spazio Collettivo della Citta, Mazzotta, Milano; Cerasi, M. (1969), La Lettura dellAmbiente, CLUP, Milano; Cerasi, M. (1990), Periferia e Progetto dello Spazio Pubblico, Seminar ERASMUS, Genoa-Barcellona; Cerasi, M. (1985), "Problemi di Progettazione del verde e degli spazi aperti - introduzione metodologica", in Parchi Naturali/ Urbani, Regione Lombardia Conference, Milano; Cerasi, M. (1985), "Contributo sulla problematica dei parchi, Seminar "Il Sistema del verde nel progetto di sviluppo dell'area Provinciale Milanese promoted by the Milan Province. He designed and realised numerous parks, public spaces, residences and council housing. His projects have been published in magazines and international collections such as "LArchitecture d'Ajourdhui" (October/November 1972, n. 173/1976), Domus (n. 673/1986, n. 706/1989, n. 709/1989), Lotus International (n. 54/1987), Architektur+wettbewerbe (n. 130/1987), World of Environmental Design - Nature Conservation and Land Reclamation, Barcelona 1995, Houses, Links International, Barcelona, 1997 and in national magazines. His works dating between 1974 and 1988 were collected in "L'Industria delle Costruzioni", n. 207, 1989. He drew up several studies and research projects for public institutions: in 1966, a "Study of the environmental values of the Lodi area" on behalf of the Lombard Institute for Economic and Social Sciences and of the Province of Milan; the "Territorial Plan for the Coordination of the Ticino Park" (1976 to 1980); a research "Project for the use and protection of the environmental system of the Alta Val Nure area" in partnership with the Politecnico di Milano and the Provincial Administration of Piacenza (198384); the research project "Recovery of plain-based quarries in urban and semi-urban areas", for the IRER (Lombard Regional Institute of Research) in 1985.
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Abstract
Oggi si parla molto sui giornali e sui blog della citta, in senso allargato, come luogo sociale, compresenza di persone (i residenti, i city users, ecc.) in una molteplicita di culture: la citta e un mosaico. Esistono cosi il centro della comunita, la chiesa, la scuola ma la differenza e che al Gallaratese o a Gratosoglio non ho occasione di attraversare il quartiere se non perché vi risiedo e cosi decade la nozione di percorribilita totale della citta, fondamento della citta storica. Piero Bottoni nel QT8 ha inserito due importanti temi di centralita che genera la specificita dei grandi quartieri italiani e in particolare quelli milanesi rispetto ad altri: il primo e il concetto di "strada vitale", espresso in uno schizzo di Piero Bottoni del Gallaratese che afferma il contributo originale di matrice italiana sul tema della Strada e prende le distanze dalla citta foresta lecorbuseriana, dove svettano i grattacieli mentre Le Corbusier proferiva «il faut tuer la rue corridor». Non ce dubbio che nel disegnare lo spazio pubblico con strumenti sottili come la luce e lombra, si possano creare dei luoghi di vicinanza anche tramite la scelta di una pietra che si scalda al sole e infatti, nel progettare lo spazio pubblico di una parte del Portello avevamo disegnato una panca che nei fatti, assolve sia al ruolo di elemento spaziale sia da catalizzatore sociale.
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