1. Premessa
Quando si affronta il tema della didattica non si può prescindere dai concetti di insegnamento e di apprendimento, né, tantomeno, di contesto in cui le due azioni si svolgono. La didattica è un'arte, una filosofia atta a consegnare la conoscenza e il sapere da un soggetto operante ad un soggetto ricevente con modalità che andremo ad analizzare e mediante i mezzi di cui si abbisogna a tale scopo. Tra i mezzi si annoverano, e spesso ci si limita a tale elencazione, tutti gli elementi facenti parte della comunicazione parlata, scritta e gestuale. Nella realtà è doveroso considerare che il mezzo didattico è sotteso e strettamente dipendente alla materia di cui si sta portando a conoscenza, cioè all'oggetto didattico. Per cui non è scontato, soprattutto ai giorni nostri, che il contesto formativo sia l'aula scolastica, poiché l'oggetto formativo può essere un mestiere, un'arte, un compito, insomma un oggetto ascrivibile nella trasmissione di un saper fare. In questa congiuntura i mezzi formativi utilizzati sono ben differenti da quelli presenti in una tradizionale aula scolastica istituzionale, in cui possiamo trovare, a livello esemplificativo, una cartina geografica dell'Europa, mentre quello che si deve trasmettere è la conoscenza e l'utilizzo di un macchinario da lavoro.
L'elemento didattico porta con sé anche il concetto di volontà afferente sia l'insegnamento che l'apprendimento. Nei due coefficienti è sottointesa un'azione volontaria e pianificata dei soggetti attivi dell'insegnante e dell'apprendista, che, sebbene, l'origine sia di derivazione individuale e autonoma, il punto focale verso cui tende si traduce nella medesima configurazione: il manifestarsi della conoscenza. Il sillogismo concettuale tra la didattica e il disvelamento della conoscenza si traduce in una comunione d'intenti, ma l'essenza della didattica coincide (si identifica) con i mezzi utilizzati attraverso cui la conoscenza viene svelata. Per cui ci dobbiamo soffermare sugli strumenti attraverso cui l'arte della didattica viene ad assumere una sua fisionomia, e le modalità di utilizzo di questi.
I modelli e le tecniche dell'erogazione in e-learning sono mezzi per costruire ambienti didattici in cui molto ancora è da scoprire ma alcuni elementi strategici di base sono stati individuati, altri invece sono auspicabili ma ancora in fase sperimentale di fattibilità. Per capire meglio la volontà di affrontare il tema del parallelismo tra la didattica socratica e l'e-learning, si tenterà di effettuare una disamina, che non pretende di essere esaustiva, dei punti focali su cui si regge la conoscenza attuale della didattica on-line per poi studiarli in parallelo con la metodologia socratica.
Con e-learning si intende la costruzioni di percorsi di formazione consentiti da un insieme di tecnologie inserite in un contesto di Rete. Questo metodo di erogazione impone l'architettura di un ambiente di apprendimento idoneo e proporzionato al grado di formazione che si vuole erogare, pur mantenendo delle fasi comunemente ritenute standard da cui non ci si dovrebbe discostare poiché reputate capaci di facilitare l'apprendimento: impegnare l'interlocutore attraverso la richiesta di risoluzione di problemi, stimolare le conoscenze acquisite per integrarle organicamente con le nuove informazioni, apportare delle dimostrazioni perché si possa tradurre empiricamente l'informazione data, quindi integrare il pregresso conosciuto con il nuovo acquisito: si assiste, così, ad un cognitivismo modificato su base evolutiva e applicata.
Il concetto di apprendimento con l'e-learning assume una sostanziale ridefinizione ponendo l'accento sul costruttivismo, «costruzione e decostruzione di strutture e schemi di conoscenza» (Ranieri, 2009, p. 27), sul processo di condivisione cooperativa con gli altri e su quello di contestualizzazione nella vita reale. Ci si allontana dall'ultimo baluardo della distribuzione di informazioni più o meno complesse e approfondite che ha caratterizzato il metodo formativo fino alla FAD (Formazione A Distanza), in cui veniva fornito il materiale da memorizzare, imparare e conoscere come un dato di fatto inconfutabile. Sebbene già con la FAD si utilizzino tecnologie avanzate queste non sono ancora inserite nell'innovativa impostazione apprenditivo-formativa della comunità di scambio e di informazione che caratterizza l'e-learning con il web 2.0. In un ambiente comune di apprendimento, si impara in modo relazionale tanto da considerare molteplici prospettive per il raggiungimento di un medesimo obiettivo e quindi utilizzare diverse abilità come risorse per la risoluzione collaborativa. In questa organizzazione formativa il docente assume un ruolo di facilitatore, incentiva lo scambio e il dialogo oltre a dimostrare di essere in grado di dipanare i nodi che si incontrano nel processo di apprendimento, ma è inserito anche lui nella partecipazione collettiva utile all'identità individuale, pur se in una posizione di centralità di ruolo riconosciuto. Anche il docente risente e si appropria, mediante un accrescimento personale, dei contenuti quali risorse di conoscenza collettiva uscendone arricchito rispetto al precedente supporto informativo-cognitivo con cui si era avvicinato al processo formativo. In questo contesto lo scritto assume il ruolo di meta-media del discorso nel senso che è il segno che si manifesta attraverso il mezzo tecnologico ponendo il discorso come elemento fondante della relazione dialogica della comunità dell'e-learning. Attraverso il discorso si assiste allo scambio di idee, con il discorso viene motivato l'individuo verso un percorso di ricerca e di riflessione, il discorso spinge verso nuove ipotesi e domande. Tale processo è stato segmentato per finalità esplicative ma che nel suo susseguirsi promuove uno svolgersi dell'accrescimento mediante il raggiungimento di "tasselli" cognitivi supplementari, cioè la conoscenza.
L'e-learning non è un oggetto definito ma un sistema metodologico in continua evoluzione che si adegua di volta in volta sulla base delle esigenze didattiche e della comunità di apprendimento destinataria. In ogni caso si può asserire che l'e-learning differisce sostanzialmente dalla FAD proprio per il motivo secondo cui l'allievo-partecipante non è più un elemento passivo verso cui riversare le informazioni, più o meno complesse, ma diviene attivo e dinamico nello scambio ed è sollecitato il suo intervento da un docente-tutor che si inserisce nella comunità ad un livello paritetico il cui interesse e obiettivo ultimo è far sviluppare capacità di pensiero, di ragionamento, di conoscenza propria, individuale e personale attraverso sollecitazioni continue. Il tutorcoach ha una funzione trainante e di stimolo del gruppo di apprendimento non tralasciando mai l'attenzione su ciascun singolo per comprenderne, se necessario, le modalità di intervento individuali. Una sorta di euritmia cognitiva: il linguaggio della parola è reso visibile, attraverso il movimento intellettuale del pensiero, nel discorso inserito in un contesto spaziale -nel nostro caso in Rete- e relazionale -nel nostro caso nel gruppo di apprendimento-.
2. Socrate nel suo tempo
L'innovativo modo dell'insegnare socratico deve essere inserito nel suo periodo storico e soprattutto culturale, e lo si può fare solo mediante il confronto con i sofisti, per ciò che attiene la cultura, e con l'ascesa del demos, i ceti ricchi emergenti, quello che oggi definiremmo la giovane borghesia, per il riferimento storico coevo a Socrate. In questo modo possiamo comprendere perché questa figura sia stata rivoluzionaria nel suo tempo ed è base di studio accademico ancora ai giorni nostri.
Tralasciamo di addentrarci nella disamina particolarmente sfaccettata dell'emergere di questa nuova classe sociale, la borghesia, e delle sue inevitabili ricadute nel mondo collettivo. A noi, in questa sede, interessa esclusivamente in rapporto alla divulgazione del sapere e della conoscenza: «Mi parve bene che dovessi rifugiarmi nei ragionamenti (logoi) e indagare in essi la verità delle cose»1.
La nuova borghesia non poteva vantare una tradizione culturale per discendenza familiare, cosa scontata per le famiglie nobili di vecchia stirpe, per cui si fa viva l'esigenza di acquisire le nozioni di un sapere che potesse avallare la loro posizione nelle alte sfere della gerarchia sociale. D'altronde, neanche le famiglie nobili, erano esenti dall'esigenza di elevare il loro sapere, poiché per la prima volta si trovavano a competere con un ceto sociale paritetico da un punto di vista economico in grado, cioè, di acquistare per affermare la propria im ponenza di rango, per cui si rendeva l'accrescimento culturale l'unico elemento di distinzione idoneo a mantenere le dovute distanze con i nuovi borghesi. Quindi si fa sempre più insistente il bisogno di comprare, da un punto di vista meramente pecuniario, le arti e le scienze sia tra i nobili che tra i neo-ricchi.
Di fronte alla richiesta di questo servizio sul mercato, nasce la figura dell'insegnante inteso in un modo che si avvicina molto a quello moderno, un professionista dell'educazione: il sofista. I Sofisti vendevano il loro sapere, alle famiglie che lo richiedevano, erano degli insegnanti itineranti. Per la prima volta la cultura aveva un prezzo, aveva un corrispettivo in soldi. In realtà anche queste nuove figure professionali hanno profondamente messo in discussione e rivoluzionato il modo di concepire la conoscenza che sino ad allora era stata identificata con la figura del precettore, il quale aveva il compito di tramandare i valori familiari, quindi congeniti e innati, alle giovani generazioni aristocratiche poiché il convincimento comune era l'impossibilità del trasferimento di conoscenze, di valori, di arti e di concetti perché non potevano essere appresi mediante il mezzo didattico e l'apprendimento intellettuale, proprio in nome della loro ereditarietà. I Sofisti dimostrarono come i valori anche più elevati, i concetti più complessi, le nozioni più articolate potevano essere oggetto formativo alla portata di tutti indipendentemente dalle origini sociali dei discepoli, anche se il loro scopo era quello di formare persone capaci di assumere un ruolo di successo nella vita pubblica, quindi le materie di loro interesse erano la retorica, la dialettica e la grammatica, e la loro azione era principalmente rivolta agli aristocratici o ai ricchi borghesi.
La figura di Socrate può essere inserita nella categoria dei Sofisti ma a differenza loro, non chiedeva alcun compenso economico e i suoi discorsi non sono mai stati scritti, ci sono stati tramandati dai discepoli più vicini a lui. In realtà i Sofisti si riconoscevano nella professione degli insegnanti, mentre Socrate si definiva un interlocutore, ed è proprio su questo concetto che risiede la terza e macroscopica differenza con i Sofisti ed è l'elemento fondante l'innovazione educativa di Socrate. Mentre un elemento comune molto importante, perché anch'esso innovativo rispetto al credo culturale comune di quel tempo, era la profonda convinzione che l'educazione affinché risultasse efficace nel suo intento di trasporre la conoscenza da una persona ad un'altra, dovesse essere condotta da una figura capace, adatta, edotta e con l'ausilio di un ambiente consono alla concentrazione e all'apprendimento dei discepoli.
Come molto spesso accade per i grandi paradigmi sociali e le importanti innovazioni di sistema, di atteggiamento e di impostazione mentale in cui una larga schiera di popolazione ha lottato in favore di un'evoluzione attinente questi aspetti, le generazioni successive danno per scontato le acquisizioni, tanto più se il tempo che intercorre non è di una generazione ma di secoli, come nel nostro caso. Oggi non sussiste alcun dubbio sulla definizione di Formatore: è colui che detiene la conoscenza ed è nel suo precipuo interesse renderne partecipe il prossimo.
Solo con Socrate si è posto in discussione la bontà del fare formazione, tanto che la sua idea di partecipazione costruttiva del sapere, interpretata come azione empia e divulgazione di malcostume tra i giovani, lo ha portato alla condanna a morte. Le sue idee «sovversive» atte a instillare più il dubbio che la certezza poiché questa non esiste come qualità innata ma deve essere disvelata attraverso un percorso tutto interiore all'individuo, non sono state ben accolte dalla cultura contemporanea. L'azione formativa di Socrate prende forma attraverso la ricerca costante della verità, la quale si manifesta per mezzo della conoscenza e che si estrinseca empiricamente con il bene e il giusto. Un atteggiamento sbagliato e socialmente nefasto è diretta conseguenza dell'ignoranza, secondo la sua filosofia questo atteggiamento non è correlato ad una preminente volontà al male ma solo alla mancanza di conoscenza poiché tutti, in modo innato, propendono scientemente verso il meglio e non verso il malvagio a meno che non si sappia. Da qui il famoso detto per cui si ricorda tutt'oggi Socrate: "So di non sapere", poiché in lui erano ben evidenti le azioni non degne contro le quali non aveva armi cognitive sufficienti atte a non realizzarle, quindi, secondo il sillogismo, non era in possesso della conoscenza necessaria, ma in possesso solo del "non sapere". Nel sapere risiede uno dei più grandi poteri. Il sapere detiene le prerogative di ciò che è nefando e di ciò che è corretto, in Socrate queste sono trascese dall'essere "uomo" e le pone entro una sfera superiore in cui il deus ex machina è la sapienza. Quindi l'umanità non è divisa tra "buoni" e "cattivi", definizione che implica una volontà dell'individuo ad agire in un senso o nell'altro, ma tra "chi sa" e "chi non sa", la cui divisione bipolare dell'umanità pone quest'ultima a doversi collocare di fronte all'unica scelta plausibile e necessaria: se rientrare tra i sapienti o tra gli ignoranti. Come si può notare, questa impostazione si allontana dalla cultura del suo tempo ché, come accennato precedentemente, era opinione diffusa ritenere l'alto lignaggio e le nobili origini l'elemento caratterizzante l'azione benevola. Con Socrate non viene riconosciuta alcuna dignità ai signorili natali, qualità questa priva di qualsiasi valenza morale.
Nella filosofia socratica, la formazione, mezzo verso cui tendere alla conoscenza, è un elemento da cui non si può prescindere e prende forma a seconda di differenti parametri: si plasma in relazione all'oggetto comunicativo, si modella sugli interlocutori, si costruisce nell'ambiente e si compone attraverso gli strumenti a disposizione, in primis: la parola veicolata dal logos.
3. Socrate nel suo e nel nostro tempo
Scegliere il bene vuol dire accrescere le proprie conoscenze per costituire la consapevolezza necessaria al fine di agire secondo la verità cioè secondo rettitudine. Il punto di partenza per l'apprendimento e per la conoscenza, che di per sé abbraccia lo scibile per cui concettualmente diventa inafferrabile e dispersivo, è sé stesso. Il nucleo da cui si allarga, metaforicamente come gli anelli concentrici che il sasso gettato crea nell'acqua, il sapere della vita. Conoscere sé stessi è un lavoro che l'individuo effettua mettendosi in relazione continua e costante con gli altri, lo studio del prossimo è speculare a sé stessi. I tool socratici di studio sono il confronto, il dialogo, le riflessioni, lo scambio. Mentre gli elementi di studio sono le ripercussioni e le reazioni del nostro essere, le nostre capacità di reazione, nonché l'analisi di altre posizioni e impostazioni concettuali e di vita diverse dalle nostre. In tutto questo processo formativo di apprendimento verso la conoscenza di sé e quindi del contesto umano che ci circonda, la figura del maestro ha un ruolo determinante nel confronto dialogico e contestualmente delicato nell'autodeterminazione del sé. Oggi potremmo definire lo stesso concetto mutando i termini: il Tutor ha la funzione di facilitare, motivare e intenzionare l'allievo, il quale deve imparare a sviluppare, per poi utilizzarle, le personali capacità in assoluta e totale autonomia critica senza interdipendenza psichica, culturale dalla figura di riferimento quale il Tutor. Il personaggio Tutor è l'equivalente contemporaneo del personaggio Maestro Socratico, entrambi fanno della comunicazione e del dialogo interpersonale la condivisione di esperienze e di senso. Ogni tecnologia di supporto alla parola ha una funzione di integrazione e di espansione del concetto originario di scambio comunicativo inserendosi a pieno titolo in una attuale natura ecologica, ridefinendo i confini entro cui lo scambio si muove ma non rinnegando la ratio primaria. Una comunicazione che mostra un'interdipendenza con il rapporto relazionale. Come è noto in Socrate, prima di ogni percorso di accrescimento cognitivo, quindi di comprensione, si doveva creare, o meglio doveva nascere, un sentimento fortemente empatico tra maestro e allievo perché questo accettasse di entrare in una relazione dialogica. Quest'ultima si traduce in un accompagnamento in cui si ha in prima istanza una individualizzazione dell'interazione dell'allievo con il maestro per poi arrivare ad una progressiva libertà e autonomia di pensiero rispetto al maestro. In fondo la figura del maestro-formatore-tutor ha tra i suoi compiti anche quello di creare fiducia autorevole, ha bisogno di mantenere la sua posizione di guida e insieme di stimolo perché la sua personalità sia dapprima un punto di riferimento e solo successivamente essere confutata e superata in una forma autonoma e originale. Ed è esattamente ciò che avviene nell'e-learning quando il tutor-docente adotta i mezzi più idonei perché, in assenza di contatto diretto, trovi dei sistemi per l'av vio di un rapporto di fiducia dialogante quale potrebbe essere una video-presentazione in cui si spiega cosa si andrà a fare, quali sono gli obietti, come si articolerà il corso mentre i partecipanti vedono il volto dell'interlocutore e ascoltano la voce. Questa breve esperienza che dura pochissimi minuti sarà sufficiente per avvicinarsi e creare un primo approccio relazionale che con gli scambi e i dialoghi in forum si andrà consolidando. In questo modo, gli allievi, sanno con chi si stanno interfacciando anche se in modo virtuale e probabilmente asincrono, è un primo elemento che con nuove tecnologie percorre vecchi tragitti.
Il materiale didattico, su cui si creeranno vivi dibattiti, viene somministrato dal docente. Quindi si ha un primo invito a metabolizzare il pensiero del tutor e poi i corsisti saranno spronati a realizzare percorsi individuali di pensiero e di risoluzione di problematiche che vengono poste in relazione alla materia che si sta trattando. Si può notare come l'approccio d'intervento for- mativo tra la maieutica e il problem solving sia di impostazione investigativa in entrambi i casi mediante domande brevi (brachilogia), mezzi contraddittori di dialogo (confutazione) e la stima dell'espositore dialogante unita all'ammissione di pariteticità del maestro-tutor provocando dissimulazione e ricostruzione del pensiero lontano da dogmi prestabiliti (ironia). Non possiamo sottacere il grande baratro che intercorre tra Socrate e la formazione on-line, cioè l'opposizione totale e convinta di Socrate alla scrittura, mentre è un grande fautore del colloquio sincrono e della parola in tutte le sue sfumature ma che questa non si traduca mai in un grafo. Elemento contrario caratterizzante l'e-learning è che utilizza, possiamo asserire primariamente, la scrittura. Ma si allontana dal concetto di scrittura divulgativa, informativa, romanzata, saggistica o di intrattenimento, caratteristiche che possiamo scorgere in qualsiasi manoscritto arrivato fino ai giorni nostri, mentre si av vicina per arrivare a sovrapporsi e a coincidere con l'idea dello scambio Socratico cioè dialogante-formativa. Quindi è solo il media che viene a supportare un metodo che rimane immanente e contestualmente il fine rimane il medesimo: sollecitare l'interlocutore-allievo e far sì che questo, mettendo in azione le personali capacità, estrapoli da sé un pensiero originale e autonomo.
Mediante le capacità di astrazione concettuale, se ammettessimo come esemplificazione oggettivante che l'argomento formativo socratico, cioè la virtù, possa racchiudere tutte le materie specifiche d'insegnamento, possiamo facilmente scorgere che gli assunti socratici secondo cui la virtù è scienza, è insegnabile ed è unica, sono validi per tutto ciò che attiene la materia di trasferibilità cognitiva. Tutto è denominabile scienza se intendiamo con questo termine ciò che si fonda sulla ragione e sulla conoscenza, allo stesso tempo è insegnabile cioè si può comunicare a tutti. L'unicità della virtù socratica è ravvisabile nel fatto che, essendo l'espressione della scienza del bene, il bene è uno solo quindi ne è una naturale conseguenza l'unicità. L'unicità di obiettivo si rav visa in qualsiasi tema di trasferibilità e di conoscenza, quindi il principio dell'unicità è valido erga omnia. Ma sapendo che Socrate non ha mai dato nessuna definizione della virtù, possiamo arrivare alla facile conclusione che se il fine verso cui tendere (il bene) è unico i percorsi per arrivare alla sua realizzazione possono essere molteplici esattamente come il tragitto da percorrere per la risoluzione di un problema (problem solving). Nello spostarsi verso una definizione o una risoluzione che sia il più possibile vicino a quella ideale si effettua lo stesso percorso che parte da una situazione attuale e mediante delle decisioni si va verso l'unicità. Il Tutor socratico, affinché il suo allievo sia spronato ad intraprendere il suo itinerario verso la ricerca di soluzioni in totale autonomia e responsabilità, utilizza non il "Fai questo" ma il "Perché non fai questo?".
Il formatore socratico non è colui che elargisce nozioni e che punisce il discepolo disobbediente, poco attento o distratto, giacché il suo fine ultimo non è di imprimere delle sagge certezze a chi gli sta di fronte, alla stregua dei Sofisti, ma di portare alla luce un uomo migliore di quello che ha di fronte. Più semplicemente è una guida, un amico, un "pari", una persona che ha solo maggiore esperienza e conosce alcune tecniche della paideia, ma nel contesto dell'accrescimento si continua a definire anche lui, usa il suo interlocutore- allievo per continuare il suo cammino verso la conoscenza, la verità e il sapere. Il media educator si è allontanato dall'impostazione formativa dei suoi predecessori per approdare ad un concetto di centralità del processo di accrescimento in un contesto di gruppo di scambio relazionale in cui l'interlocutorealunno è accompagnato ad apprendere e a maturare in maniera autonoma sviluppando le sue potenzialità. L'educatore si pone al servizio, cioè capendo le esigenze di ciascun allievo perché questo possa rispondere in modo idoneo, che il formatore sia di ausilio e di stimolo cognitivo ad ogni singolo caso e sia capace di ridefinire sulla persona le strategie di intervento. Atteggiamento che non si discosta dal metodo socratico che abbiamo preso come riferimento e che porta alla comune conclusione di un persistente studio dell'azione formativa da parte dell'insegnante-maestro, il quale nel valutare l'atteggiamento da perseguire per il raggiungimento del risultato è in una continua ricerca del sapere con ricadute di un saper agire efficace.
Il percorso di accrescimento del sapere non finisce mai, dura tutto il periodo della vita. Ai giorni nostri utilizziamo, per imposizione culturale, dei termini anglosassoni approdando allo stesso messaggio: lifelong learning, il processo di formazione continua indica esattamente ciò che Socrate ci ha consegnato e di cui fu maestro di vita poiché ha condotto una esistenza secondo questo principio filosofico. La ricerca della verità nonché dell'universale del concetto non si riduce all'unicità di questo ma al suo costante divenire quale sviluppo continuo della formazione del giudizio. Ecco che il sapere e il nonsapere si rincorrono in un superamento continuo spingendosi sempre oltre in un processo che si rinnova perennemente. Questo è l'humus che alimenta il rapporto attivo e dinamico tra il maestro e il discepolo, che poi è il medesimo che sussiste tra il tutor e il discente: il dispiegarsi della conoscenza attraverso la presenza della controparte, ausilio per il disvelamento non univoco delle fasi, dei traguardi, verso il sapere. L'azione speculare didattico-apprenditiva si scosta dalla circoscritta identificazione con l'istruzione e il mondo della scuola ma si dilata lungo tutto il percorso della vita, comprendendo anche l'andragogia ossia la formazione degli adulti.
Questa impostazione dialogica si fa sempre più vivificante se gli elementi posti a confronto sono un numero maggiore di due. Base comune che abbiano tutti il medesimo interesse tematico verso cui convergere e tendere. Più personalità si mettono a confronto in una rete interpersonale, più l'azione formativa risulta efficace in considerazione delle diverse soggettività e delle rispettive posizioni culturali, ideologiche, di predisposizioni e abilità. Il dibattito in questo consesso mette a nudo il proprio sé costituito da un magma di sapere e non- sapere i cui rispettivi confini vengono ampliati grazie all'apporto di tutte le diverse voci dialoganti. Per concludere la classe di apprendimento sia essa socratica o on-line, se ha un obiettivo di confronto, quindi formativo, comune ha insita la volontà di stimolare la curiosità, di esporre le proprie posizioni, di capire e vagliare quelle altrui, di elaborare la propria idea con le nuove nozioni apprese. Concetto che ci viene ben illustrato da Chiara Valmachino nell'ambito del mondo della Rete, della cui fenomenologia è rinvenibile l'antesignano Socrate «L'alunno che apprende via internet un testo "on line" ha un deposito di informazioni, può interagire, cioè dialogare, collaborare con altri, partecipare, cioè condividere e quindi modificare il lavoro secondo anche i suoi schemi mentali. L'eventuale presenza del docente deve essere solo di tipo partecipativo-dialogante e mai impositivo»2.
La comunicazione e lo scambio informativo nell'ambiente on-line trasla il concetto di natura dell'uomo da essere individuale a essere sociale e ne riprende la struttura socratica su basi relazionali della synousía, cioè quello "stare insieme" esaminando le proprie credenze. Ripercorrendo alcuni punti nodali della comunicazione on-line, possiamo notare delle similitudini con la comunicazione socratica per ciò che attiene la percezione da parte delle rispettive società: abbiamo assistito in entrambi i casi a due forme di approccio utopistico del nuovo modo di dialogare, da una parte la convinzione della costruzione di una società fittizia, malsana e distopica, dall'altra alla definizione di un futuro sociale basato sulla trasparenza, sulle relazioni e sulla cooperazione dando alla tecnologia e alla paideia un ruolo, investendole di un valore che oggettivamente di per sé non hanno in nome di una utopia buonista. Per quanto tutte le reazioni di fronte al nuovo siano legittime, l'innovazione si impone percorrendo solchi assolutamente autonomi e indipendenti per quanto la struttura sociale voglia imbrigliarla entro dei dogmi, delle regole o dei decreti.
Le riunioni tra gli «interlocutori» socratici non si discostano concettualmente dalla «società della comunicazione», l'elemento caratterizzante in entrambi i casi, come in più occasione è stato sottolineato, è il dialogo. Il mezzo dello scambio è profondamente mutato perché da immediato che era con Socrate diviene mediato con internet, ma se sussiste la medesima finalità d'intenti, ecco che la dialettica asincrona e mediata dalla tecnologia è un mezzo per interiorizzare il concetto e l'idea, accrescendo sé con la maieutica nell'affermazione della propria libertà. Da ciò si inizia a definire il contorno di quello che si intende per utilizzo del mezzo tecnologico in particolare nel settore formativo, che se opportunamente e strategicamente applicato può essere d'ausilio per sfruttare punti di vista precostituiti ma non fossilizzandosi su di essi e approdare ad un proprio e personale parere, cioè è plausibile pensare che il mezzo tecnologico possa sviluppare il senso critico attraverso l'analisi che si traduce empiricamente nell'unica vera espressione di libertà: il pensiero autonomo, assunto socratico e motivo che è alla base della sua condanna a morte. Comprendere ciò che viene espresso da terzi, comporta la partecipazione e non solo ed esclusivamente l'osservazione ed è proprio qui che risiede l'elemento unificante tra le due filosofie formativo-didattiche cioè nel modo di concettualizzare l'attività di conoscenza e nella convergenza delle teorie, che sfocia nella costituzione del significato, il quale non è trovato ma costruito in un'ottica dinamica superando l'individualismo e approdando al principio secondo cui il tutto può diventare superiore alle singole parti.
Un sapere che si rileva anche nello studio di strategie di intervento per ogni singolo caso preso in esame relazionale dal maesto-tutor-media educator con il suo interlocutore secondo il metodo dell' «élenchos, che in greco moderno significa "controllo", il controllo a distanza del telecomando, o quello scolastico della pagella o del registro. L'élenchos di Socrate è una "verifica" del suo interlocutore»3 portandolo a scardinare le sue false credenze -ironia-, attraverso la confutazione del ragionamento teoretico che lo sottende, e intraprendere la strada verso la verità.
Una verità che si estrinseca verso un nuovo, o meglio rinnovato, sapere anche sulla scorta di metamorfosi contingenti storiche e sociali per cui il parallelismo tra la presa d'atto che una democrazia, intesa come organizzazione sociale, non può sussistere senza la consapevolezza di ciascun cittadino, da una parte, e la coscienza che ciascuna organizzazione, intesa come ambiente sociale, non può essere posta in essere se non si coniugano processi formativi e processi produttivi, dall'altra, esiste, anche in quanto elementi di demarcazione e innovazione comportamentale rispetto ad una consuetudine. Socrate era vissuto nel suo periodo storico come un sov versivo che minava le certezze dell'ordinamento conservatore della polis poiché l'inseguimento e la ricerca della verità era l'unico parametro valido per i meritevoli, il cui compito era di scegliere il giusto per la collettività, e non i nobili lignaggi o la ricchezza. Il mondo contemporaneo è «teorizzato come una collettività globale, socialmente interconnessa ed evoluta, dove le conoscenze sono riconosciute come fattore strategico per lo sviluppo dei processi evolutivi»4 (Bochicchio 2012, p.115). In entrambi i casi possiamo tranquillamente parlare di postmodernità, concetto che denota i due paradigmi storico-sociali, seppure in periodi molto diversi e molto lontani tra di loro. La «postmodernità in negativo significa presa di distanza dalla conformità, rifiuto delle spinte omologanti, abbandono di concezioni ideologiche. In positivo, il termine enfatizza la capacità dell'uomo di affrontare l'incertezza, di adattarsi [...] al mutare degli eventi, di essere protagonista attivo della propria vita [...]»5. Il paradigma postmoderno è definizione strettamente interconnessa alla realtà attuale poiché è in stretto riferimento al mondo globalizzato con forti scambi relazionali e tecnologicamente evoluta, che si traduce nell'adozione della filosofia costruttivista nel campo formativo. In altri termini la conoscenza è il risultato di una costruzione attiva, consapevole e responsabile del soggetto inserito in un contesto dove si realizza la negoziazione dei significati. Se considerassimo il paradigma postmoderno nella sua accezione di metamorfosi di impostazione del singolo in un tutto mediato dalla parola, sia essa scritta che orale, allora si comprende come Socrate e il Tutor siano soggetti portatori di rinnovamento mediante un rivoluzionario approccio formativo in rapporto al rispettivo contemporaneo. Così come entrambi sono portatori della co-costruzione dei saperi, della filosofia costruttivista, che pone il discente non più quale recettore passivo di saperi posseduti da terze persone, ma come soggetto attivo nella costruzione della sua conoscenza.
Nel periodo socratico, come oggi, esistevano dei luoghi deputati all'insegnamento e alla formazione perché considerati idonei alla facilitazione dell'apprendimento anche se meno strutturati di oggi. Erano adibite stanze nelle case private per i giovani nobili, per i nuovi borghesi, poi si è passati nelle palestre quando l'azione formativa era rivolta a molti e non più a uno solo, mentre oggi le classi di studio sono in istituti convenzionati, tutti pensati in modo identico e allestite all'uopo secondo, anch'esse, consuetudine. Per Socrate il luogo migliore per la formazione è lì dove ha inizio l'interazione, lo scambio e il confronto. Non esiste un luogo più idoneo di un altro, tutti i posti sono validi senza formalizzarsi, l'unico obiettivo valido da tenere presente è il fine complessivo dell'impresa di ricerca dialogante. Proprio perché nessun luogo era designato per il dialogo filosofico, Socrate interloquiva con tutti mentre passeggiava per la città di Atene e incontrando le persone si fermava e parlava loro e con loro, per questo l'agorà, la piazza di Atene, è passata alla storia come il suo luogo prescelto per il dialogo formativo. Tra l'«agora» Socratica e lo «spazio in Rete» ritroviamo molte più affinità del concetto spazio di quanto in realtà non presumiamo possano esistere. Se cedessimo all'elemento di differenziazione retorica tra mondo reale e mondo virtuale non riusciremmo a trovare il punto focale che accomuna i due spazi in cui si esercita e si lavora sulla costruzione dei significati, e si crea un'attività sociale per mezzo della comunicazione. Dobbiamo vedere lo spazio in Rete come una grande, immensa, «arena simbolica in cui 'la conoscenza non si propone tanto come un graduale processo di acquisizione attraverso un percorso lineare e definito quanto soprattutto come immersione, condivisione, scambio, interazione' (Piromallo Gabardella, 1998, p. 208) e i significati vengono prodotti, messi in circolazione e negoziati dai soggetti» (Rivoltella, 2003, p. 109). Quindi la mediazione della Rete in internet si avvale di una forza aggiuntiva rispetto agli altri fenomeni mediatici quali il cinema o la televisione e si avvicina, tanto che si può porre in un parallelismo ideologico-virtuale, per negoziazione fenomenica tra gli interlocutori, per interazione e scambio, più all'agorà socratica.
Le relazioni dialogiche in Socrate hanno sempre come punto di riferimento, da cui prende avvio lo scambio e la confutazione, l'interlocutore. Socrate si rivolge sempre ad una figura concreta, analizzando quale sia il suo stile di vita, la sua provenienza sociale, la sua morale, solo in questo modo può entrare in relazione e capire quale metodo dialogante usare per utilizzare, in ultima istanza, strategie differenti a seconda dei differenti interlocutori. Questi non vengono uniformati, quindi non viene offerto loro un dialogo universalmente valido, ma plasmato a seconda dei personaggi che entrano in relazione con lui, mantenendo sempre vivo l'impegno di rivolgersi inviando dei messaggi di riflessione a un numero di ascoltatori più ampio: gli uditori e il pubblico. Nei forum tematici creati all'interno di corsi erogati in modalità e-learning, la figura del Tutor esperto della materia trattata, ha il compito di entrare in relazione con l'interlocutore che necessita di maggiori scambi ma con la doverosa accortezza di rivolgersi a tutti i membri del gruppo virtuale.
Anche la strategia di comunicazione relazionale si plasma di volta in volta sia rispetto alle reazioni dell'interlocutore sia al contenuto. Questo avviene sia con l'insegnamento socratico che con l'e-learning. In entrambi i casi vediamo come, per esempio, i tempi di assimilazione e apprendimento sono rispettati e quindi sono monitorati per modellare la strategia più idonea per il raggiungimento dello scopo. Lo stile è parte integrante della strategia e si modella a seconda che Socrate si trovi di fronte un retore, un matematico o un generale poiché il linguaggio deve essere compreso dalla controparte, in ogni caso si impone di utilizzare un lessico comprensibile, sempre. Troveremo un modo di rapportarsi semplice, scarno, veloce, dinamico, con riferimenti esemplificativi attinenti la vita quotidiana, ma anche abile, astuto, sottile con l'utilizzo di domande capaci di mettere a nudo e rivelare ciò che è e ciò verso cui indirizzare l'interlocutore, con un meticoloso studio del ritmo a volte pressante e serrato altre lento e tranquillo. Nulla nel dialogo di Socrate è lasciato al caso, ma è sapientemente studiato in vista del fine ultimo: l'accrescimento del sé. Nella modalità formativa dell'e-learning l'analisi preliminare del target di riferimento, dell'oggetto didattico, degli obiettivi formativi devono essere valutati in modo che sia organicamente funzionale all'azione formativa, tenendo conto della mediazione comunicativa. Per cui anche in questo contesto vengono rispettate delle regole perché non si incorra in un travaso di nozioni incapace di stimolare l'interesse. Nell'e-learning troviamo un tipo di linguaggio veloce, asciutto, immediato, preciso nell'uso della terminologia ma semplice nella comunicazione, espressioni esplicite, comprensibili, imprimendo un ritmo e scomponendo gli argomenti in più livelli di approfondimento: dal semplice, ricordiamoci l'utilizzo dell'esemplificazione tratta da eventi di vita quotidiana di Socrate, al complesso, come l'accrescimento del sé mediante l'esercizio dell'elaborazione concettuale. Il modo di scrivere/parlare può rafforzare o indebolire i contenuti e questo è un insegnamento che viene direttamente da Socrate. Si riscontra come in Socrate l'impiego del quesito abbia una funzione determinante nel percorso formativo dialogico, giacché mediante la domanda il Maestro imprime una graduale presa di coscienza nei suoi interlocutori, inizia con l'instillare il dubbio nella pregiudizievole certezza, continua nel creare l'inganno del preconcetto, arriva a dare una forma al problema per esortare, in ultima istanza, l'allievo alla ricerca di una risposta al dilemma sollevato. La figura del formatore contemporaneo mediante l'utilizzo delle nuove tecnologie conduce i processi di acquisizione e di sviluppo del sapere con l'ausilio del problem solving cioè il metodo strategico di ricerca e di intervento empirico che tende alla risoluzione di problemi mediante stratagemmi non lineari e una comunicazione persuasoria. La metodologia si rende necessaria, come Socrate ci insegna, perché è il mezzo con cui si crea la motivazione e si sviluppa la curiosità degli attori coinvolti. Ciò vuol dire che il formatore adotta metodi di intervento secondo schemi rigorosi e una precisa logica per dare adito all'inventiva di complementare l'azione di risoluzione al problema posto. In entrambi i casi si evince che non esiste un modo deterministico e aprioristico di intervento, tantomeno una descrizione esaustiva dei fenomeni sottoposti a studio ma dei tentativi di intervento che impongono una modifica all'oggetto preso in esame per la costituzione della conoscenza e all'approdo di questa da tutte le sue parti. Lo schema di intervento socratico in nulla si discosta dallo schema dell'e-learning: in vista di un obiettivo si adotta una modalità comportamentale e relazionale la quale si pone in essere mediante una moltitudine di sfumature espressive. Altro non è che l'ipertestualità del link, approfondimenti e deviazioni dall'argomento maestro utili a suffragare il punto di arrivo.
Socrate non ha forme di discernimento riguardo i suoi interlocutori, nel senso che non esistono persone più o meno adatte per avvicinarsi ai dialoghi formativi, tanto che lo si vede a parlare con il calzolaio, i cui appunti sulle pelli sono conosciuti come «i dialoghi del ciabattino»6.La sua fama attirava anche gente straniera, non greci, si fermavano ad ascoltarlo le donne, i popolani come gli aristocratici e i ricchi borghesi, lui non arretrava di fronte a nessuno poiché tutti avevano diritto ad una comprensione superiore del sapere ché traghetta l'individuo verso un agire giusto, indifferentemente dal proprio lignaggio o professione. Si formavano questi gruppi di ascolto, di scambio e di approfondimento tra i più disparati soggetti secondo moti autonomi e non precostituiti da Socrate, rivoluzionando così il sistema di apprendimento "uno a uno" ed entrando invece in una logica "uno a molti" per trasformarsi in "molti a molti". L'e-learning si è riappropriata dell'interazione tra interlocutori, oltre che di diversa estrazione sociale anche con diverso approccio cognitivo sulla materia in oggetto, esattamente come nella realtà di Socrate, offrendo però un ambiente mediatico. Questo si trasforma in un luogo di lavoro condiviso grazie a percorsi strutturati. Quindi impone dei vincoli comuni, un ambiente virtuale comune, un obiettivo comune ma la possibilità di trasferire i propri dubbi, conoscenze, problematiche, intuizioni e curiosità tutti personali e assolutamente soggettive nel contenitore virtuale, che si rende idoneo alla co-costruzione relazionale del sapere.
4. Conclusioni: un Socrate Tutor
Probabilmente dato lo spirito fortemente innovativo, la mancanza preconcetta di certezze, la ferma e decisa volontà di creare una struttura sociale migliore mediante la divulgazione della conoscenza, se Socrate fosse tra noi, non negherebbe aprioristicamente e in modo riduttivo e non proattivo il luogo virtuale, l'ambiente on-line: l'e-learning. Dovrebbe abdicare alla sua intrinseca necessità della vicinanza e del contatto fisico con i suoi interlocutori, oltre al ben più radicato convincimento che «[....] chi crede di poter tramandare un'arte affidandola all'alfabeto e chi a sua volta l'accoglie supponendo che dallo scritto si possa trarre qualcosa di preciso e di permanente, deve esser pieno d'una grande ingenuità[....]»7. Continuando, però, ci accorgeremmo che il limite non è nel segno della scrittura, né nel suo significato ma sembrerebbe quasi addebitabile al suo significante perché «[...] la scrittura è [.....] simile [...] alla pittura. I prodotti cioè della pittura ci stanno davanti come se vivessero; ma se li interroghi, tengono un maestoso silenzio. Nello stesso modo si comportano le parole scritte: crederesti che potessero parlare quasi che avessero in mente qualcosa; ma se tu, volendo imparare, chiedi loro qualcosa di ciò che dicono esse ti manifestano una cosa sola e sempre la stessa»8. È facilmente deducibile, sempre nel nostro immaginifico onirico, che Socrate sarebbe uno dei più grandi e sapienti fruitori dei forum, dei blog, delle chat e delle mail, mezzi telematici che assicurano uno scambio relazionare e di accrescimento del sapere sia sincrono che asincrono, appagando in questo modo la sua frustrazione di domandare alla scrittura e di ricevere sempre la medesima non-risposta.
La mancanza di certezze in Socrate ci impone di sottolineare che l'unica certezza che si evince in lui è il potere moralizzante nel sociale e nell'individuale che la conoscenza imprime sulla persona e che il raggiungimento del sapere copre l'arco temporale di tutta la vita. L'individuo moralmente valido è colui che ha acquisito la capacità di discernere ciò che è vero da ciò che è falso, quindi sbagliato ed empio, attraverso la maieutica e che, avendo effettuato il percorso di disvelamento della verità, è l'unico a cui può essere affidato un ruolo di rilievo nella società e nella polis, poiché le sue azione saranno spinte dal senso della verità e del giusto. Possiamo facilmente dedurre che, sebbene Socrate ritenesse auspicabile per tutta la comunità una elevazione morale, i suoi sforzi didatticoformativi si mostravano più determinati verso personalità capaci di poter un giorno mettere a frutto gli insegnamenti. Tanto più in ragione del fatto che i suoi interlocutori appartenevano ad una fascia di età sì giovane ma né infantile né adolescenziale, una certa predisposizione a ricoprire alcune cariche di grado era scontata che la avessero considerando che prima di entrare in una relazione dialogica con Socrate si rendeva necessario un forte sentimento empatia interpersonale, per cui i suoi allievi non erano casuali ma conosciuti, analizzati, capiti e poi voluti. In altri termini Socrate, con modalità e strategie tutte sue, tentava di percorrere con dei giovani uomini una strada diretta a migliorare le loro attitudini e capacità ed essere così competitivi nel mondo del lavoro. Il fatto che i risultati non sempre abbiano portato al pieno raggiungimento di questo obiettivo lo rende sempre più vicino all'e-learning in quanto entrambi emblematici della sperimentazione formativa. Da quanto asserito è facile approdare nella realtà contemporanea che si apre con la «Strategia di Lisbona», un atto ufficiale del Consiglio Europeo in cui vengono prefissati gli obiettivi strategici dell'Unione, con scadenze decennali (2000-2010 e 2010-2020), per sostenere l'occupazione, avviare le riforme economiche e costruire una coesione sociale attraverso la conoscenza, l'istruzione, l'ampliamento delle proprie competenze e degli aggiornamenti di settore. Gli accordi della Strategia Di Lisbona partono dall'assunto che solo il graduale ma costante e continuo ampliamento del sapere a persone, sia inserite nel mondo del lavoro o prossime a farlo, può creare Stati competitivi e una Comunità Europea più forte.
Se dovessimo idealmente immaginare Socrate nel nostro periodo, sapendo che non si è mai allontanato da Atene, possiamo tranquillamente affermare che sarebbe il più grande sostenitore dell'e-learning: dalla sua amata Atene avrebbe potuto "inviare" i suoi insegnamenti su un territorio vasto quale quello Europeo con l'ausilio della scrittura sfruttandola alla medesima stregua della parola, all'interno di un dialogo. Lasciando così ai posteri del materiale originale su cui poter studiare i suoi dialoghi, la sua metodologia di approccio, il suo pensiero, la sua arte del fare filosofia.
Ringraziamenti
Prof. Emidio Spinelli. Storia della Filosofia Antica, Dipartimento di Filosofia dell'Università La Sapienza, Roma
What is a general methodology of science? What is a general theory of method? The article examines the two questions and summarizes the passages that connect - not only in a separate but also in a unified way - recognition, understanding, reasoning and abduction. Then induction, deduction, explanation and interpretation, in order to come finally to the meaning of fact. The general theory of method not divides the natural sciences, but blend them in an unitary project.
1 Platone, Fedone, 99e, Società Editrice Dante Alighieri,1982, Roma
2 A cura di P. C. Rivoltella, Educare per i media: strumenti e metodi per la formazione del media educator, I.S.U. Università Cattolica, Milano, 2005, p.58
3 C.Cappuccino, Socrate, Academia.edu, 2012, pp. 390-391.
4 F. Bochicchio, L'agire didattico, Didattica postmoderna, editrice la scuola, 2012, p. 115
5 F. Bochicchio, Id.
6 Diogene Laerzio, II, 122 dall'ed. a cura di M. Gigante, Bari, Laterza, 1962, 1983, in 2 vol. in Vita dei Filosofi.
7 Platone, Opere, vol.I, Bari, Laterza, 1962, pp.790-792
8 Platone, Id.
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