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Copyright Firenze University Press 2010

Abstract

Solitamente in area slava l'icona veniva chiamata Il re della Gloria (Car' Slavy) oppure Condiscendenza (Schozdenie). Il papa di Roma Gregorio occupò la cattedra di Pietro negli anni 590-604, tuttavia i ricercatori hanno da tempo stabilito che la leggenda sulla sua visione, durante la liturgia, del Cristo morto nella tomba con gli strumenti della passione, apparve solo nel XIV secolo17. La composizione arrivò inizialmente in Italia da Bisanzio; verso il XIV sec. si sviluppò il culto dell'antica icona bizantina a mosaico, il "Cristo nella tomba", la quale si trova ancora oggi nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma. Dalla metà del XVI sec., comunque, il nome " Accidia" scompare dall'uso, mentre la composizione in tutti i suoi aspetti (solo il Cristo morto oppure il Cristo sostenuto dalla Madre di Dio, che diventa la variante più frequente per il XVI sec., e anche l'unione in una sola composizione del Salvatore Acheropito e del Cristo nella tomba) cominciò a essere chiamata con le parole dell'irmos del nono canto del canone della mattina del Sabato Santo: "Non piangere su di me, o Madre (Ne rydaj mene, Mati)". Bibliografia Belting 1990: H. Belting, The Image and Its Public in the Middle Ages.

Details

Title
Massimo il Greco sull'iconografia
Author
Cumiceva, Ol'ga V
Pages
385-394
Section
Forum
Publication year
2010
Publication date
2010
Publisher
Firenze University Press Università degli Studi di Firenze
ISSN
1824761X
e-ISSN
18247601
Source type
Scholarly Journal
Language of publication
Italian
ProQuest document ID
858020603
Copyright
Copyright Firenze University Press 2010