P. Tosco (a cura di), L'umano nell'uomo. Vasilij Grossman tra ideologie e domande eterne, Rubbettino, Soveria Mannelli 2011, pp. 465.
L'opera di Vasilij Semënovic Grossman (1905-1964) è straordinariamente complessa e ricca di implicazioni artistiche e filosofiche. I suoi esordi nei ranghi della letteratura ufficiale sovietica, la sua esperienza al seguito dell'Armata Rossa e la "conversione" dei suoi ultimi anni di vita sono alla base di una produzione letteraria fortemente legata agli eventi storici ed eccezionalmente "rivoluzionaria" nei suoi esiti. Primo testimone dei lager nazisti, corrispondente in prima linea da Stalingrado, nelle sue opere del dopoguerra Grossman, formatosi all'ombra del realismo socialista, affrontò le radici del totalitarismo, dando un profondo sostrato filosofico alle sue opere e affermandosi come uno dei maggiori prosatori del Novecento russo.
A riprova della ricchezza e della profondità dell'opera grossmaniana arriva il secondo volume collettaneo a livello mondiale di saggi dedicato al grande scrittore, L'umano nell'uomo. Vasilij Grossman tra ideologie e domande eterne che, rispetto al suo predecessore Il romanzo della libertà. Vasilij Grossman tra i classici del XX secolo (edito nel 2007, rappresentò il primo volume di atti di un convegno dedicato a Grossman) mostra segni di continuità ma anche importanti novità. Se infatti l'editore (Rubbettino) e il curatore (Pietro Tosco) sono rimasti gli stessi (ma il primo volume era stato curato anche da Giovanni Maddalena), in L'umano nell'uomo. Vasilij Grossman tra ideologie e domande eterne si assiste all'evoluzione di nuovi spunti di indagine scientifica, che rendono ulteriormente stimolante lo studio dell'opera di Grossman.
Generato anch'esso da un convegno internazionale dedicato al romanziere di Berdicev, L'umano nell'uomo si smarca da una certa ridondanza e urgenza divulgativa che aveva appesantito la miscellanea del 2007: segno, questo, di una crescita di interesse nei confronti dell'opera grossmaniana, a livello sia di pubblico che di critica. Il primo effetto di questo scarto è la riduzione del corredo critico, che nel presente volume si limita all'introduzione del curatore (pp. 9-20). Partendo dalla solida base fornita dagli studiosi che avevano partecipato al primo volume (tra cui Anna Bonola, Robert Chandler, Frank Ellis, John e Carol Garrard e Vittorio Strada), Tosco ha saputo arricchire il novero dei contributori con nomi altrettanto importanti ed emergenti studiosi, cercando di coprire quanti più aspetti possibili della complessa produzione di Grossman. E l'idea di Tosco si è rivelata vincente: L'umano nell'uomo si libera dell'eccessivo focus su Vita e destino e Tutto scorre... e copre l'intero spettro della scrittura grossmaniana. È, questo, uno dei meriti maggiori del volume. Un altro, notevole merito è quello di saper proporre voci fortemente critiche nei confronti di Grossman (come quella di Aldo Ferrari, che nel suo saggio mette in dubbio le capacità dello scrittore di "sentire" l'Armenia in Dobro Vam!, pp. 429-445), oltre a pareri contrastanti, a volte, in maniera decisa.
Così, agli esordi letterari di Grossman, pienamente rispondenti ai canoni del realismo socialista, sono dedicati due articoli che propongono tesi nettamente contrapposte. Giovanna Spendel scrive che Grossman "si pone come un autore emergente di talento tipico del suo tempo e della sua generazione. [...] L'evidenza a tratti di un elemento polemico nelle sue prime opere non ci permette un'analisi della sua scrittura concepita come un'azione critica nei confronti della nuova società e del nuovo potere" (p. 385): ben diversa è invece la posizione di Jurij Bit-Junan, dottorando dell'RGGU di Mosca, che nel suo articolo Diritto alla verità (pp. 143-165) analizza nel dettaglio tutta la produzione letteraria prebellica di Grossman e individua numerosi elementi di continuità con la sua opera successiva al conflitto, schierandosi così contro la tesi della "conversione" dell'autore verso la verità e contro il totalitarismo. La tesi di Bit-Junan è invece improntata a un maggiore pragmatismo: "lo scrittore non ha "riacquistato la vista", ma ha imparato a "vedere" assai presto. [...] Grossman voleva diventare, e divenne, uno scrittore. Ma non poteva ignorare i realia della vita sovietica, altrimenti non avrebbe avuto accesso alla cerchia dei letterati. [...] Grossman aveva visto il limite dell'ammissibile" (p. 162).
Non si tratta dell'unico scontro di opinioni. Lo stesso avviene riguardo a una delle questioni più "calde", ovvero il tema dell'ebraismo in Grossman. A risaltare è la divergenza tra molti autori: in particolare, Fausto Malcovati parla di Grossman come di un "ebreo assimilato" prima della guerra, che non ha ricevuto alcuna educazione religiosa e non ha radici nella cultura ebraica, ma di fronte agli orrori dei lager e all'antisemitismo sovietico riscopre la sua appartenenza al popolo ebraico (pp. 95-97); Alexis Berelowitch parla della riscoperta dell'ebraismo in Grossman come di "una maturazione molto lenta, che affonda le sue radici in un'educazione umanista e democratica, e che si è scatenata con le esperienze estreme della guerra e dello sterminio degli ebrei" (p. 88); contro queste tesi, e contro l'opinione corrente, si schiera invece Myriam Anyssimov, che nel suo L'ebraicità di Vasilij Grossman (pp. 113-129) ripercorre l'intera vicenda biografica e letteraria dell'autore, evidenziando i suoi legami profondi con l'ebraismo, mettendo in discussione così quella che è l'opinione comune riguardo alla "riscoperta dell'ebraismo" di Grossman.
Il volume propone nuove prospettive di ricerca: oltre ai numerosi pregevoli articoli di taglio storico e storico-letterario (mi limito qui a citarne solo alcuni: quelli di Frank Ellis, L'idea russa, Lenin e le origini dello Stato totalitario in Tutto scorre..., pp. 45-76; di David Fel'dman, Un intrigo letterario alla sovietica, pp. 131-142; del curatore Pietro Tosco, Il mondo naturale e il mondo dell'anima umana. La natura in Vita e destino, pp. 333-360; di John e Carol Garrard, La Madonna Sistina: la risposta di Grossman alle domande eterne, pp. 411-428), spiccano i saggi contenuti nella sezione dedicata agli approfondimenti filosofici. Le interpretazioni dei contenuti dell'opera grossmaniana proposte dagli autori di questa sezione risultano infatti particolarmente stimolanti, come avviene nel "provocante" saggio di Enrico Guglielminetti L'orientamento del due in Vita e destino, che applica tale tesi filosofica ("il due è l'uomo; non si può eliminare il due, perché ciò implicherebbe eliminare l'uomo. Ma il due, cioè l'uomo, non basta; il due diventa esso stesso una forma del male, se non viene orientato", p. 243) ad alcuni momenti chiave del romanzo, proponendo una lettura innovativa degli stessi. Altri saggi di particolare interesse sono quello di Giovanni Maddalena, dedicato alla filosofia sintetica in Grossman (pp. 279-299); quello di Artur Mrówczynski-Van Allen, che traccia un percorso nella storia del pensiero russo che va da Solov'ëv a Grossman, analizzando il rapporto tra l'icona e l'idolo (pp. 261-278); e quello di Giuseppe Ghini, che tramite l'analisi della continuità tra religiosità e comunismo sovietico analizza il rapporto singolo-collettività in Vita e destino (pp. 231-242).
Alla sezione filosofica manca il contributo di Tat'jana Kasatkina (pp. 361-369), collocato invece tra gli approfondimenti artistico-letterari. La studiosa, pur analizzando una categoria della poetica di Vasilij Grossman (l'inaspettato), propone un'aspra polemica contro chi collega il nome dell'autore all'esistenzialismo. Tale leggerezza nella suddivisione degli articoli non è altro che una pecca di poco conto del volume che, per il resto, appare molto ben strutturato. Dispiace dover sottolineare, però, l'evidente disequilibrio tra il rigore critico della maggior parte dei contributi e la poca profondità di alcuni saggi, in particolare di quelli scritti da autori non provenienti dal mondo accademico, come quello di Monika Zgustova, scrittrice, traduttrice e giornalista di levatura internazionale che, nel suo breve scritto (pp. 167-174) dedicato alla ricezione dell'opera di Grossman, propone un insieme di considerazioni soggettive senza mai appellarsi ad altra letteratura critica.
Un altro limite del volume - o, piuttosto, un'occasione mancata - è non aver insistito sull'analisi linguistica dell'opera di Grossman dopo il prezioso contributo dato da Anna Bonola nella prima miscellanea di studi grossmaniani. In questo secondo volume il saggio della Bonola (Forza chiara e forza libera della parola. Forme linguistiche in Vita e destino, pp. 301-331), nuovamente capace di fornire considerazioni entusiasmanti (in particolare quelle relative a uno stilema di Grossman - la predilezione per il dettaglio - e di come esso rappresenti una vigorosa presa di posizione dello scrittore in favore della libertà d'espressione), rimane isolato. La linea di ricerca della Bonola è invece straordinariamente fertile e, a parere di chi scrive, andrebbe perseguita con insistenza in futuri volumi collettanei.
Al di là di queste piccole imperfezioni, L'umano nell'uomo. Vasilij Grossman tra ideologie e domande eterne si presenta come uno strumento di primaria importanza per lo studio dell'opera grossmaniana a livello mondiale e per il quale si auspica la pubblicazione in traduzione in altre lingue, dato che la decisione di proporre i contributi solo in lingua italiana rappresenta un evidente limite alla diffusione degli stessi a livello internazionale. In particolare, si auspica la traduzione in russo, visto l'evidente ritardo di ricezione sul suolo natio dell'opera di Grossman. A tal proposito, va infine sottolineato il grande lavoro di Pietro Tosco, dottorando in slavistica presso l'Università di Verona, la cui fervida attività (è cofondatore e direttore del comitato esecutivo del Centro studi "Vasilij Grossman", nonché organizzatore di una mostra su Grossman che ha girato il mondo - Mosca, New York, Buenos Aires, etc. - e dei due convegni internazionali da cui sono scaturiti questi volumi) sta dando un contributo eccezionale agli studi sull'opera del romanziere russo sia in patria, che a livello internazionale.
Per seguire l'evolversi di questa meritoria opera di ricerca e divulgazione si può visitare il sito del Centro studi "Vasilij Grossman" <www.grossmanweb.eu>.
Andrea Gullotta
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Copyright Firenze University Press 2011
Abstract
Se infatti l'editore (Rubbettino) e il curatore (Pietro Tosco) sono rimasti gli stessi (ma il primo volume era stato curato anche da Giovanni Maddalena), in L'umano nell'uomo. Un altro, notevole merito è quello di saper proporre voci fortemente critiche nei confronti di Grossman (come quella di Aldo Ferrari, che nel suo saggio mette in dubbio le capacità dello scrittore di "sentire" l'Armenia in Dobro Vam!, pp. 429-445), oltre a pareri contrastanti, a volte, in maniera decisa. A risaltare è la divergenza tra molti autori: in particolare, Fausto Malcovati parla di Grossman come di un "ebreo assimilato" prima della guerra, che non ha ricevuto alcuna educazione religiosa e non ha radici nella cultura ebraica, ma di fronte agli orrori dei lager e all'antisemitismo sovietico riscopre la sua appartenenza al popolo ebraico (pp. 95-97); Alexis Berelowitch parla della riscoperta dell'ebraismo in Grossman come di "una maturazione molto lenta, che affonda le sue radici in un'educazione umanista e democratica, e che si è scatenata con le esperienze estreme della guerra e dello sterminio degli ebrei" (p. 88); contro queste tesi, e contro l'opinione corrente, si schiera invece Myriam Anyssimov, che nel suo L'ebraicità di Vasilij Grossman (pp. 113-129) ripercorre l'intera vicenda biografica e letteraria dell'autore, evidenziando i suoi legami profondi con l'ebraismo, mettendo in discussione così quella che è l'opinione comune riguardo alla "riscoperta dell'ebraismo" di Grossman. A tal proposito, va infine sottolineato il grande lavoro di Pietro Tosco, dottorando in slavistica presso l'Università di Verona, la cui fervida attività (è cofondatore e direttore del comitato esecutivo del Centro studi "Vasilij Grossman", nonché organizzatore di una mostra su Grossman che ha girato il mondo - Mosca, New York, Buenos Aires, etc. - e dei due convegni internazionali da cui sono scaturiti questi volumi) sta dando un contributo eccezionale agli studi sull'opera del romanziere russo sia in patria, che a livello internazionale.
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