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Nel famoso documento del Dipartimento di Stato USA del settembre 2002 (National Security Strategy) è stato enunciato il concetto di «guerra preventiva», diventato, da allora, assai popolare in tutto il mondo. Va tuttavia precisato che questa espressione non era certo nuova, come talvolta si è scritto,1 ma ha una lunga storia alle spalle.
Già Niccolo Machiavelli, nei Discorsi sopra la prima Deca di Tito LÍVÍO, sí era chiesto «s'egli è meglio, temendo di essere assaltato, inferire o aspettare Ia guerra».2 E si era dato la seguente, articolata risposta:
Quel principe che ha Ì suoi popoli armati e ordinati alla guerra, aspetti sempre in casa una guerra potente e pericolosa, e non k vada a rincontrare. Ma quello che ha i suoi sudditi disarmati, ed il paese inusitato alla guerra, se la discosti sempre il più che può. E così l'uno e l'altro, ciascuno nel suo grado, si difenderà meglio.3
A sua volta Francesco Bacone, nello scritto del 1624 Considerazioni per una guerra contro la Spagna> scrive che «le guerre preventive dietro giusti timori sono in verità difensive, quanto quelle per invasioni in atto».4 In un altro saggio, Sul comando, egli, contestando l'opinione di alcuni scolastici secondo cui non potrebbe farsi una guerra se non in seguito ad un precedente attacco, ribadisce che «non c'è dubbio che una fondata paura di un imminente pericolo, sebbene non sia stato tirato nessun colpo, è una legittima causa di guerra».5
Enrico De Mas, curatore degli scritti di Bacone, ha osservato giustamente che Bacone, con questa impostazione, seguiva Ia formulazione del diritto bellico secondo la scuola protestante capeggiata da Alberico Gentili. Questi, in effetti, aveva introdotto il concetto di «difesa utile», definendola così: «Chiamo difesa utile il caso che c'induciamo alla guerra nel timore di essere costretti alla guerra».6
Uno dei più noti esempi di guerra preventiva viene considerato l'invasione della Slesia, nel 1740, da parte di Federico II di Prussia, in una situazione di piena pace, prima di aver trattato con Vienna.7 Non solo, ma egli la teorizzò esplicitamente, scrivendo pochi giorni prima:
A Vienna mi si ritiene un inconciliabile nemico della casa d'Austria, a Londra molto più inquieto, ambizioso e ricco di quanto sia in realtà [...]. S'ingannano tutti. Ma quello che preoccupa è il fatto che queste...