Franco Cambi, Cosimo Di Bari, Daniela Sarsini, Il mondo dell'infanzia. Dalla scoperta al mito alla relazione di cura, Milano, Apogeo, 2012
Numerosi, gravi, inquietanti: ogni giorno le notizie di cronaca ci riportano episodi di incuria e di violenza nei confronti di bambini e bambine che pure, nel nostro contesto socioculturale, sembrerebbero tutelati, accuditi, ritenuti "preziosi": a differenza degli "altri", quelli lasciati morire nell'indifferenza generale, per banali malattie o per fame. Per questo, per il perdurare nella specie umana della componente demens che le impedisce di empatizzare profondamente con l'infanzia, accolgo con soddisfazione ogni contributo di riflessione e di operatività diretto ad alfabetizzare gli adulti in genere, gli educatori in particolare, intorno alle rappresentazioni sociali dei bambini e delle bambine, alla storia che la categoria infanzia ha nella nostra cultura, alla sua mitizzazione - altra faccia della medaglia di una "pedagogia nera" che ha visto gli adulti complici omertosi nel mortificare, sfruttare e violare i propri piccoli. La soddisfazione si accentua se si tratta del contributo di studiosi che sapientemente ripercorrono il lungo itinerario (non concluso) della scoperta/comprensione dell'infanzia in vista di una sua cura in termini educativi, come nel testo Il mondo dell'infanzia di Franco Cambi, Cosimo Di Bari e Daniela Sarsini (Apogeo, Milano, 2012).
I tre Autori, all'interno di una comune cornice tematica - "l'infanzia nella cultura del Novecento" - sviluppano ciascuno un segmento di indagine privilegiato.
Franco Cambi, partendo dall'eredità culturale del Moderno, sottolinea il contributo offerto alla "scoperta dell'infanzia" dal pensiero filosofico - divenuto più attento ai significati dell'esperienza sensibile, corporea, affettiva - dalla rivoluzione pedagogica operata da Rousseau con la sua concezione dell'infanzia e dell'educazione; dall'evolvere delle Carte e Dichiarazioni internazionali dei diritti pur riferiti ancora solamente all'uomo e non al bambino (tanto meno alla bambina!). Sono, comunque, le premesse al XX secolo, definito già ai suoi albori, da Ellen Key il "secolo del bambino": gli studi delle scienze psicologiche e socio-antropologiche, la psicoanalisi, la letteratura e perfino le neuroscienze hanno contribuito, nel corso del '900, a far maturare una conoscenza vasta e approfondita del mondo complesso dell'infanzia, richiedendo e promuovendo nuove acquisizioni nel sapere pedagogico e nelle pratiche educative, di cui testimoniano, primi fra tutti, Dewey e Montessori. L'analisi di Cambi, riferita al nostro tempo, si esprime in termini problematici e attenti alle molte contraddizioni che connotano le infanzie al plurale nei diversi luoghi del mondo o all'interno di diverse condizioni socioeconomiche; denuncia la cattura massmediatica dell'infanzia e la sua esposizione alle leggi del mercato; richiama il monito di Postman che prefigura il rischio della scomparsa dell'infanzia, con la scomparsa della sua tutela e della sua cura da parte di un'umanità adulta che non sa assumere fino in fondo la radicale responsabilità della "asimmetria" educativa. Proprio ora... quando abbiamo finalmente capito quanto è preziosa l'infanzia e come può indicarci modelli esistenziali all'insegna della lievità di cui parlava Nietzsche alludendo al gioco, al riso, alla capacità di "danza e di volo".
La riflessione di Cosimo Di Bari prende spunto dal "bambino mitizzato" per rendere conto della difficoltà che lo sguardo dell'adulto incontra quando si rivolge ai piccoli che gli appaiono di volta in volta estranei, distanti, eccentrici, impenetrabili, selvaggi. L'autore procede a una rassegna storica, considera prospettive e studiosi che hanno contribuito a quella mitizzazione assegnando all'età dell'infanzia un ruolo fondamentale e decisivo per tutta l'esistenza, si pensi a Freud ma anche a Proust e perfino Benjamin, e ci ricorda come sia comune la tentazione di idealizzare i bambini e le bambine: soprattutto quando la loro complessità ostacola il nostro conoscere! Anche Di Bari si sofferma a lungo sul positivo avanzamento degli studi e delle ricerche in ambito pedagogico e delle scienze umane nel Novecento: "sociologia, psicologia, biologia e, in primis, pedagogia hanno portato non soltanto il bambino al centro della ricerca scientifica, ma anche a individuarlo come attivo protagonista del processo educativo" (p. 45). Ne derivano conseguenze apprezzabili anche in merito alle "reali condizioni" dell'infanzia di oggi, certamente meno "terribili" di quelle del passato eppure sempre esposte al riemergere di oppressioni, magari apparentemente meno violente ma ugualmente dannose e mortificanti per l'orizzonte di possibilità esistenziali dei bambini.
La relazione è l'elemento innovativo individuato da Daniela Sarsini nella lettura dell'infanzia operata nel Novecento: non si considera più il bambino come un "polo ricevente" ma come "costruttore di relazioni socio emotive e competente nella condivisione delle situazioni comunicative..." (p. 58). E' un cambiamento di prospettiva di grande rilievo che induce a studiare i bambini e le bambine all'interno delle relazioni importanti in cui vivono - il contesto familiare e quello dei servizi educativi e scolastici, innanzi tutto - per comprendere risorse e criticità, per cercare e sperimentare vie di superamento alla problematicità, quando si presenta. In questo sono diventate operatrici di grande competenza le educatrici dei nidi, osserva Sarsini, riferendosi alle punte più avanzate di intervento educativo realizzate nel nostro Paese all'interno dei nidi e soffermandosi sulle pratiche - e teorie - di cura educativa elaborate da studiosi come Fadda, Cambi, Mariani.
Ma per comprendere la capacità relazionale infantile è importante conoscere anche i risultati di ricerche che in passato risultavano lontane, separate dall'ambito pedagogico e che ora contribuiscono a illuminare. Si tratta delle neuroscienze e degli studi sulla mente dai quali Daniela Sarsini ricava spunti di grande interesse per soffermarsi sui processi della mentalizzazione - capacità del soggetto di rendersi conto dei propri e degli altrui pensieri ed emozioni - collegandola con il comportamento di attaccamento teorizzato da Bowlby. In particolare, vengono richiamati gli studi di Vasudevi Reddy che "localizza lo sviluppo del sé psicologico - e della mente - nelle percezioni corporee e nella comunicazione emozionale" (p. 72), rifiutando la distin zione/contrapposizione fra mente e corpo e aprendo a una concezione di cura educativa rivolta alla globalità del soggetto-bambino nella sua dimensione cognitivo/ affettiva, relazionale, intersoggettiva.
"Nutriti" dalle riflessioni dei tre capitoli iniziali di cui si è detto, si procede con tre capitoli antologici in cui sono riportate parti di opere richiamate precedentemente o, comunque, funzionali a un approfondimento dei temi trattati: anche per questo il volume si presenta come importante contributo di conoscenza e di studio per tutti coloro che, a diverso titolo, sono impegnati nell'educazione dei bambini e delle bambine.
Mariagrazia Contini
MARIAGRAZIA CONTINI
Ordinario di pedagogia generale e sociale, Università di Bologna
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