Keywords: Appraisal, value, real estate evaluation, production cost
Parole chiave: Stima, valore, costo, immobili
Object of the present analysis is the use of the cost method in estimating real estate as a method of determining the market value, solution proposed by the guidelines for estimating real estate published by the Italian Banking and the International Valuation Standards.
In particular, we examined the setting where the real estate evaluation has the production costs as a solution.
(ProQuest: ... denotes formulae omitted.)
1. Natura del problema e obiettivi del lavoro
II presente lavoro intende analizzare l'utilizzo del criterio del costo nell'ámbito della stima immobiliare.
Tradizionalmente la scuola estimativa italiana distingue aspetti economici e procedimenti di stima, assegnando ai primi il particolare modo di essere del valore, ai secondi la modalità operativa di quantificazione. La pratica professionale rileva spesso circostanze operative nelle quali la determinazione del valore di mercato utilizza quale procedura di stima il costo. Per esempio, la stima degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, secondo le recenti linee guida pubblicate dall'Associazione Bancaria Italiana (ABI 2011), considera il criterio del costo quale método di stima del valore di mercato. Fattispecie proposta anche dagli standard valutativi internazionali (IVS 2007), di recente applicazione anche in Italia.
Oltre a cercare di chiarire il ruolo del costo di produzione tra aspetto economico e procedura di stima del valore di mercato, con particolare riferimento alle conseguenze professionali, oggetto di questo lavoro è altresi l'individuazione dell'ámbito nel quale la stima immobiliare trova nell'aspetto economico del costo di produzione l'inquadramento logico.
Infine, il ricorso operativo alia valutazione del bene immobile sulla base del suo costo di produzione, trova quale elemento applicativo l'utilizzo del costo deprezzato, che costituisce l'oggetto finale di analisi del presente lavoro.
2. Aspetti o criteri economici e metodi di stima.
Come noto la teoría estimativa italiana rileva come ogni quesito di stima si risolva ricercando l'entità di un particolare valore economico, indicato come aspetto economico (Di Cocco 1974), questo costituisce "la lente economica", l'angolo prospettico attraverso il quale il perito guarda il bene. Coerentemente con il carattere soggettivo del valore, condizionato dallo scopo della stima, l'aspetto economico o criterio di stima (Gallerani, Zanni e Viaggi 2004) indica quindi un modello o schema generale da seguire per lo svolgimento della perizia.
Tra i sei aspetti economici o criteri di stima figura il valore di costo, quale somma delle spese che un imprenditore puro deve o dovrebbe sostenere per realizzare un dato prodotto o per produrre un certo bene (Michieli 2002). II riferimento all'imprenditore puro consegue al fatto che devono essere conteggiati tutti i costi, sia quelli espliciti (connessi con l'utilizzo di fattori produttivi acquistati sul mercato), che quelli impliciti (corrispondenti ai mancati redditi che l'imprenditore viene a subiré per tutte le prestazioni di capitale e lavoro immesse nel processo produttivo dallo stesso imprenditore). In definitiva il costo di produzione è l'esborso monetario che viene sostenuto per acquisire tutte le risorse necessarie all'esercizio dell'attività produttiva.
La letteratura estimativa definisce altresï il concetto di costo di ricostruzione, quale somma delle spese necessarie al momento della stima per costruire o produrre un dato bene considerate come già esistente a tale data (Di Cocco 1974). È quindi il valore per la produzione di un bene preesistente con le tecniche ed i prezzi correnti al momento di stima.
L'utilizzo del criterio di costo nelle stime risponde a diverse circostanze operative, ad esempio e típicamente le stime per danno, si pensi a riguardo alle indennità coperte da garanzia assicurativa, oppure nella determinazione dei costi per opere e lavori, come nel settore edile, con il noto computo métrico estimativo.
Definite l'obiettivo della valutazione (il particolare valore oggetto di interesse), il método di stima ne costituisce la procedura risolutiva. La letteratura estimativa a riguardo offre classificazioni non del tutto convergenti. Ad esempio, secondo il Serpieri, la procedura di stima puo ascriversi a modalità sintetiche (diretta) o analitiche (per capitalizzazione) (Serpieri 1917). II Di Cocco (1974) distingue invece procedimenti:
* sintetici, si avvalgono di un único dato, escludono qualunque procedimento di calcolo;
* per valori unitari o tipici, si avvalgono di valori o coefficienti unitari appartenenti alla stessa categoría economica del giudizio ricercato. II bene da stimare puö essere scisso in due o più partí ritenute omogenee, a ciascuna delle quali si attribuisce un valore proprio;
* razionali, i procedimentí razionali intendono giungere al giudizio di stima ripetendo la genesi del valore ricercato.
Più recentemente Gallerani rileva procedimentí:
* sommari, ad esempio, si stima a corpo il fabbricato in euro 150.000,00;
* sintetici, che presuppongo un conteggio elementare (ad esempio consistenza m2 100, costo unitario euro/m2 1.200,00, costo totale euro 120.000,00);
* analitici, si procede alla stima del costo analizzando le singóle fasi costruttive (Gallerani 2004).
La non univoca nomenclatura dei metodi di stima non pare una lacuna scientifica rilevante, infatti come osservato dal Polelli, "la classificazione dei procedimenti di stima risulta priva di alcun fondamento concettuale, comunque ascrivibile alle catégorie sintético o analítica a seconda délia complessità dei calcoli" (Polelli 2008).
Appare cosí di estrema attualità il pensiero del Medici sull'unicità del metodo di stima "che tutti Ii ricomprende ed esaurisce, articolato nella definizione délia scala dei prezzi (il campione di beni simili di valore noto) e nell'inserimento in essa del bene da stimare" (Medici 1971).
Il procedimento di stima è da intendersi quindi come concettualmente único, fondato sulla comparazione tra il bene in disamina ed un campione di cui siano noti i valori ricercati. La modalità di esplicitazione del confronto puö risultare estremamente semplice, come nel caso di una semplice stima a vista, o decisamente più articolata e complessa, nella raccolta dei dati, nella definizione dei parametri di confronto, nel modello di elaborazione dei dati raccolti.
La classificazione dei procedimenti di stima in base al grado di complessità, pur non trovando un fondamento concettuale certo e nemmeno único criterio classificatorio, pare ricondursi ad esigenze d'ordine prettamente professionali e commerciali e non di ordine metodologico o scientifico. Infatti, la tariffazione applicata dal perito per il calcolo delle proprie competenze, sovente fa riferimento alia tipología di procedimento utilizzato. A titolo esemplificativo il decreto ministeriale 30.05.2002, "Adeguamento dei compensi spettanti ai periti, consulenti tecnici per le operazioni su disposizioni dell'autorità giudiziaria", commisura la parcella ad un valore percentuale sull'importo stimato, ridotto alla metà nel caso di perizia sommaria. La graduazione del compenso professionale, dovuto per l'attività peritale in funzione del procedimento, trova applicazione anche nei tariffari (sia pur ormai abrogati dal "decreto Bersani") previsti dagli ordini degli agronomi, dove la stima viene differenziata sulla base di un contenuto metodologico basso, medio ed elevato (D.M. 14 maggio 1991, n. 232). ? ancora, il tariffario degli architetti e degli ingegneri distingue perizie particolareggiare e sommarie (L. 2.03.1949 n. 143), mentre quello dei geometri distingue perizia analítica, sommaria ed il giudizio di stima (L. 02.03.1949 n. 144).
3. Metodo di stima: dalla teoría alla pratica
Nonostante i tariffari professionali abbiano ormai perso la natura di obbligatorietà, ma considerandone comunque la perdurante influenza operativa, vale la pena una riflessione sull'impostazione metodológica prevista, limitatamente all'attività di stima.
Per l'utente la modalità operativa seguita dal professionista per l'ottenimento del risultato è di secondaria importanza rispetto il risultato stesso. Infatti, quando andiamo dal medico vogliamo una cura efficace ed è sull'efficacia che giudichiamo la bravura del medico, analogamente, quando richiediamo il calcolo strutturale di un elemento portante è l'affidabilità del risultato e non la procedura di calcolo a cui siamo interessati. L'utente del rapporto di stima è cosí fondamentalmente interessato a tre cose: il valore del bene, il costo délia parcella, la bontà del risultato. Se il perito ha una buona reputazione o se il risultato di perizia è condiviso dalle parti interessate, a chi interessa veramente un rapporto di stima con molti dati e calcoli? E soprattutto, considerata la non facile distinzione tra una valutazione "semplice" ed un' "analítica", si prospetta la possibilità per il perito di offenere un compenso maggiore a fronte di un impegno minore. Inoltre, considerato l'alveo di conflittualità, entro cui le stime molto spesso si collocano, puö risultare non conveniente per il perito l'esposizione di dati e conteggi da far conoscere a contraparte, soprattutto quando la valutazione è palesemente di parte o quando è la stessa controparte ad aver adottato simile strategia.
Non stupisce quindi che la prassi professionale si sia orientata in misura prevalente su rapporti di stima sintetici o sommari, privi di qualunque riferimento alia procedura ed ai dati di supporto al risultato. Un típico caso definite dalla letteratura economica di selezione avversa, dove è la moneta cattiva a scacciare quella buona. Ma non è tutto. La distinzione della procedura di stima in funzione della maggiore o minore complessità del método, unitamente alla pretesa di un diverso onorario, rilevano un ulteriore aspetto deleterio, ascrivibile alla credibilità del valutatore e della disciplina stessa. Infatti, sotto l'ipotesi che la stima possa essere nel suo esplicitarsi eseguita in modo "semplice" o "complesso" e che in conseguenza di ció sia legittimo pretendere onorari professionali differenziati, le ipotesi conseguenti sono due: o indipendentemente dal método il risultato è lo stesso, op-pure il risultato non è indifferente al método.
Nella prima ipotesi vengono meno i presupposti a richiedere stime "complesse" in luogo di quelle "sommarie", cosí, ancora una volta, la moneta cattiva scaccia quella buona e in mancanza di adeguati compensi il perito non puö che adattarsi. La seconda ipotesi, il risultato è correlato al método ed al costo di parcella, pare del tutto incompatíbile con le ragioni di utilità sociale sottese dall'esercizio professionale, nonché al rigore scientifico della disciplina.
La non univoca terminología e definizione della metodología di stima, unitamente ai meccanismi di selezione avversa, costituiscono rilevantí fattori condizionanti l'esercizio professionale e la qualità delle stime. Come di norma accade è la domanda ad orientare l'offerta e in questi ultimi anni sono stati proprio gli utilizzatori delle stime ad imporre di fatto un cambiamento. Il riferimento principale in questo senso è al settore del crédito, sicuramente uno dei maggiori committenti, con una richiesta indicativa di circa cinquecentomila perizie all'anno. In conformità agli accordi internazionali sul crédito di Basilea, le nuove esigenze in tema di valutazione delle garanzie immobiliari hanno diffuso in Italia delle nuove proposte operative. Tra queste ampia divulgazione è stata data agli standard di valutazione immobiliare pubblicati dall'International Valuation Standars Committee, editi da tale organismo alio scopo di armonizzare le procedure di stima a livello mondiale. Con particolare riferimento alia stima a valore di mercato questi indica- no come la stessa "si avvale di metodi e procedure che riflettono la natura dell'immobile e le circostanze più probabili in cui tale immobile sarebbe compravenduto sul libero mercato. I metodi più comuni utilizzati per stimare il valore di mercato comprendono il método del confronto di mercato, il método finanziario e il metodo dei costi" (IVS 2007).
La classificazione dei metodi per la determinazione del valore di mercato non attiene quindi alla maggiore o minore complessità dei calcoli, ma a ragioni di natura prettamente economico-estimative. In particolare, la prima possibilità è con il confronto di mercato, richiamo esplicito quindi al método comparativo, senza alcuna specifica differenziazione in base alla modalità applicativa. In alternativa, nell'impossibilità operativa di effettuare il confronto (quindi in presenza di un mercato non sufficientemente attivo o trasparente), i citati standard enucleano quali possibilità di stima del valore di mercato il método finanziario e quello dei costi.
L'ipotesi di convergenza tra il valore di capitalizzazione del reddito ed il valore di mercato è stata oggetto in passato di ampia disamina scientifica e non è oggetto del presente studio.
Aspetto di approfondimento è invece la considerazione del criterio del costo quale método di stima del valore di mercato. In particolare, secondo i citati standard, il método dei costi (Cost approach) considera la possibilità che in alternativa all'acquisto di un determinato immobile, un individuo possa acquistare un immobile moderno equivalente che fornisce pari utilità. Nel contesto immobiliare questo coinvolge il costo di acquisto di un terreno equivalente e la costruzione di una struttura equivalente.
La considerazione del costo, quale possibile método di stima del valore di mercato, è enucleata anche dal Codice di Valutazione Immobiliare edito da Tecnoborsa (Tecnoborsa 2011), laddove l'assunto è che "un compratore non è disposto a pagare per un immobile una somma maggiore del valore del terreno edificabile e del costo di costruzione di un altro fabbricato, che presenta la stessa utilità funzionale di quello esistente, considerate nel suo stato di uso." II riconoscimento del costo, quale procedura di stima del valore di mercato, è infine propria anche delle linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, edito dall'Associazione Bancaria Italiana (ABI 2011).
Come noto, il valore di un bene non è una caratteristica intrínseca, oggettiva, come ad esempio la massa, la temperatura o il volume, ma una caratteristica soggettiva (Brizzi 1935). La natura soggettiva del valore consegue dal suo costituirsi nel momento in cui il bene è in rapporte con le persone e dipendente da questo. Cosí, il valore non costituisce una qualità intrínseca del bene, ma un fatto dell'uomo (Famularo 1963). Coerentemente, quindi, valutare un bene vuol dire determinare quale quantità di moneta puö ritenersi per gli scopi della stima equivalente al bene da stimare (Serpieri 1917). In definitiva, la natura condizionale della stima nella scelta dell'aspetto economico, trova nell'esame dei fatti, delle cose e dall'interpretazione dei rapporti economici-giuridici esistenti tra detti fatti e le persone implicate, l'interpretazione lógica (Di Cocco 1974).
A seconda delle specifiche condizioni e scopi di stima, sarà il perito a scegliere la coerenza della soluzione del quesito di stima sulla base della comparazione con i prezzi di mercato piuttosto che in base al costo. Qualora la scelta ricada sul valore di mercato, condicio sine qua non è l'esistenza di un mercato di riferimento e pertanto, in tale fattispecie, il procedimento si espleterà sulla comparazione con prezzi di mercato noti. Qualora invece non via sia un effettiva domanda del bene in oggetto, il valore di mercato non è attribuibile e quindi la scelta necessariamente dovrà ricadere su altro aspetto economico e se nel caso sul valore di costo.
La pratica professionale rileva una ampia casistica nella quale la scelta del valore di stima è predeterminata dal committente e tesa al valore di mercato, si pensi, ad esempio, alie necessità di stima per vendita giudiziale, alla concessione del crédito soggetto a garanzia immobiliare e ancora alla divisione patrimoniale. In tali circostanze numeróse possono essere le fattispecie nelle quali, pur ricercando il valore di mercato, il perito deve far ricorso al criterio del costo. Possiamo cosí assumere che la determinazione del valore di mercato del bene costituisca il quesito di stima e che in talune circostanze il criterio del costo ne costituisca procedimento di stima (Gallerani 1987).
Indipendentemente dall'utilizzo come aspetto economico autonomo (secondo la tradizione estimativa italiana) o método di stima (come indicato dai citati standard e linee guida e dal Gallerani), di seguito alcune riflessioni sull'utilizzo del costo nella stima immobiliare.
4. Inquadramento economico-estimativo
La relazione tra prezzo di mercato (P), costo (Ci) ed utile (U) fornisce una prima procedura interpretativa e predittiva del valore di mercato di un immobile, determinabile cioè sulla base del costo maggiorato dell'utile imprenditoriale:
... (1)
Noti l'utile ordinario ottenibile dall'iniziativa immobiliare, il computo métrico estimativo relativo al manufatto ed il valore dell'area, oltre oneri concessori, professionali e finanziari, risulta cosí possibile determinare il valore di mercato dell'immobile.
La dicotomica classificazione microeconomica tra mercati perfetti ed imperfetti è basata su due variabili:
* il numero di produttori presentí sul mercato: uno, pochi, molti;
* la natura dei beni offerti: omogenei o indifferenziati (E Krugman, 2006).
Qualora la struttura di mercato sia a concorrenza perfetta (molti produttori ed omogeneità d'offerta) la condizione di equilibrio di lungo periodo prevede l'identità tra prezzo di mercato e costo, ovvero l'assenza di profitto. Con riferimento alia relazione precedente:
... (2)
Tale identità palesa una condizione nella quale il criterio del costo puö assimilarsi a método per la determinazione del valore di mercato.
I beni immobiliari mal si prestano, tuttavia, alla stretta assimilazione al mercato perfetto, venendo meno in prima istanza il requisito délia omogeneità; non esistono infatti due fabbricati identici, trovando quanta meno nella posizione spaziale (verticale e/o orizzontale) sempre e comunque un elemento differenziale. Nonostante tale limitazione si possono comunque rilevare evidenze empiriche di condizioni mercantili assimilabili ai mercati perfetti.
In questo senso una prima riflessione è rivolta al mercato residenziale delle periferie dei centri urbani minori. Nei limiti determinati dalle finalità prettamente di carattere metodologico estimativo e non di analisi econometrica del mercato immobiliare, è stata presa in considerazione l'area territoriale délia provincia di Udine, un territorio complessivo di 4.900 chilometri quadrati, con oltre mezzo milione di abitanti residenti in 137 comuni amministrativi. Territorio eterogeneo, comprendente l'area montana a confine con l'Austria, nella parte settentrionale, fino a raggiungere la costa adriatica nella parte méridionale, includendo tra i due estremi, oltre la parte collinare a nord del capoluogo di Udine l'ampia zona di pianura.
La crónica mancanza di banche dati sui valori immobiliari, unitamente aile finalità dell'analisi, limitano la fonte informativa alle quotazioni immobiliari fornite dalla Federazione italiana mediatori ed agenti d'affari (FIMAA 2012). Tale osservatorio pubblica annualmente le proprie quotazioni su base comunale differenziandole secondo le seguenti variabili:
* la localizzazione: centrale e semicentro-periferia;
* lo stato manutentivo: nuovo-ristrutturato e usato;
* il prezzo unitario (euro/mq): mínimo e massimo (tab. num. 1 in appendice).
Dei 137 comuni amministrativi regionali le quotazioni disponibili riguardano 111 comuni, di questi sono state prese in considerazione le quotazioni centrali (calcolate come semi somma tra il valore massimo ed il minimo) relative ad immobili nuovi o ristrutturati siti in zona non centrale.
Assumendo quale costo medio unitario di costruzione il valore di 1.200,00 euro/m2, il 70% dei casi rileva quotazioni unitarie inferiori o al massimo uguali a tale dato. Pur nella semplificazione del modello interpretativo, si tratta di aree urbane prive di particolari elementi di attrazione della domanda immobiliare, connotate per la mancanza di specifici elementi d'interesse economico, turístico o paesaggistico. Di contro, la casistica costituita dai comuni con quotazioni medie al disopra di 1.200,00 euro/ m2 è costituita da aree:
* d'interesse turístico, come ad esempio i Comuni di Lignano Sabbiadoro, Tarvisio, Malborghetto Valbruna, Cividale del Friuli, Forni Avoltri, Forni di Sopra, ecc..;
* di espansione di edilizia a monte della città di Udine, come i comuni di Pagancco, Moruzzo, Tavagnacco, Remanzacco, Pasian di Prato, ecc.;
* di rilevanza sotto il profilo socio-economico come Latisana, Codroipo, Tarcento, Palmanova, Tolmezzo, Maraño Lagunare, ecc.
L'ambito geográfico utilizzato da esempio consente di rilevare l'esistenza di aree insediative residenziali caratterizzate dalla mancanza di particolari o specifici elementi attrattivi, un'omogeneità e numerosità d'offerta, quindi, e conseguente livellamento del prezzo unitario medio di mercato con il costo unitario ordinario.
Dal punto di vista prettamente estimativo appare evidente come in tali zone il criterio del costo costituisca elemento, se non di completa identificazione con il valore di mercato, comunque di prezioso riferimento. Operativamente, in zone prive di peculiari elementi attrattivi della domanda immobiliare, il differenziale tra valore di mercato e costo di produzione risulta estremamente ridotto e quindi l'indagine sul costo è utile e fondamentale elemento per la definizione del valore di mercato.
La condizione di identità tra il valore di mercato e quello di costo, palesata dal mercato perfettamente concorrenziale, trova nel concetto di surrogabilità del bene immobiliare l'elemento cardinale. Escludendo i beni storici e l'avviamento per le attività commerciali, appare cosï evidente che l'elemento di non surrogabilità è dato proprio dalla localizzazione. Quanto più questa è percettrice di économie esterne, quanto più al fabbricato è ascrivibile una rendita economica, elemento differenziale tra tutti i costi di produzione (utile imprenditoriale compreso) e valore di mercato. Formalmente il prezzo di mercato di un immobile (P) è dato dal suo costo di costruzione (CT), dagli oneri finanziari, di concessione, professionali (O), dal valore di mercato dell'area di sedime o comunque impegnata dalla costruzione (Va) e dairutile imprenditoriale (ii):
... (3)
A parità di difficoltà progettuali o cantieristiche i costi di costruzione e gli oneri non variano, inoltre, in un mercato sufficientemente concorrenziale anche l'utile imprenditoriale (U) è soggetto ad una standardizzazione, quindi l'elemento di differenziazione del prezzo di mercato non puö che essere dato dal valore dell'area (Va).
Il concetto di surrogabilità del bene immobiliare consente l'analisi interpretativa del valore di mercato attraverso il costo produttivo di un'altra categoría di fabbricati: quelli a destinazione produttiva, quali i capannoni industriali, artigianali ed i fabbricati rurali, sempreché non siano percettori di particolari pregi esogeni (come nel caso del distretto industríale, o la localizzazione paesaggistica nel caso dell'agriturismo, o ancora la vicinanza a particolari servizi di viabilità, centri commerciali ed altro).
Esemplificando, si supponga di dover stimare a valore di mercato un fabbricato rurale, quale una stalla o un capannone deposito attrezzi. Trattandosi di bene pertinenziale all'azienda agrícola, la stima sotto tale aspetto economico deve ricondursi all'ipotetico valore di scambio tra un agricoltore ed un altro agricoltore. In tale contesto appare poco verosimile ipotizzare un valore di scambio maggiore del costo di riproduzione. Infatti, semplificando il processo decisionale di scelta del Potenziale acquirente, pare logico supporre che il valore di offerta sia valutato sulla base del costo di ricostruzione dell'immobile presso i fondi in proprietà (fata salva la possibilità amministrativa all'esecuzione dell'opera). In tale lógica appare cosï poco probabile o quantomeno poco frequente una disponibilità d'acquisto a valori maggiori della spesa per riprodurre il bene, tra l'altro in modo funzionale rispetto le esigenze logistiche e produttive del compratore.
? ancora, si pensi a capannoni ad uso artigianale, posti in aree senza una particolare e specifica capacità di attrazione, per vicinanza a centri logistici rilevanti, industriali maggiori o altro. Si tratta di tipologie strutturali ed architettoniche alquanto standardizzate, con costi di costruzione di facile determinazione: omogeneità di prodotto e simmetria informativa, quindi, ancora una volta condizioni tipiche del mercato concorrenziale. Il criterio del costo ben si presta quindi quale criterio di stima anche per questa particolare categoría di beni.
Gli ultimi esempi introducono alia casistica di una serie di beni immobili edificati per particolari e specifiche esigenze produttive, definibili come "beni speciali", ovvero immobili che raramente vengono venduti sul mercato, eccetto nel caso della vendita dell'impresa o dell'entità di cui sono parte, a causa della unicità, che nasce dal progetto specializzato, dalla configurazione, dalle dimensione, dall'ubicazione e da altro (IVS 2007).
Le necessità operative di stima e l'esistenza di beni e mercati riconducibili alie condizioni di concorrenza perfetta hanno individuato una rilevante casistica applicativa del criterio del costo nella valutazione immobiliare. Vale la pena rilevare come di norma il bene in valutazione non sia un fabbricato nuovo e pertanto il valore di costo richieda una decurtazione, il ricorso è quindi al costo deprezzato.
5. II costo deprezzato.
Una particolare applicazione del criterio del costo è quella del cosí detto costo deprezzato. Esemplificando, dovendo valutare un bene non nuovo a valore di costo, il principio è quello di applicare una decurtazione a quest'ultimo in funzione di quanto "vecchio" è il bene in valutazione. Cosi, in linea generale il valore dell'immobile all'attualità (Km) è determinato decurtandone il valore di costo a nuovo (K0) delle quote annuali di deprezzamento (Q/m), in dettaglio:
... (4)
II método concettualmente è semplice, ma sotto il profilo pratico riserva notevoli complicanze, ascrivibili non tanto alia determinazione del prima incognita, il costo di ricostruzione (K0), quanto alla definizione del secondo termine, ovvero l'accumulazione delle quote annue di deprezzamento. Tale calcolo richiede la conoscenza di tre variabili:
* la durata della vita economica dell'immobile;
* il valore residuo del bene alla fine del suo periodo di utilizzo;
* la modalità di deprezzamento annuale (costante o variabile).
Anche nell'ipotesi semplificatrice che il valore residuo del bene alla fine del periodo di utilizzo corrisponda al valore di mercato dell'area di sedime e che il de- prezzamento manifesti una modalità costante, di non poco conto è la definizione délia durata economica dell'immobile.
Per ovviare ad ipotesi o assunzioni personali, molto spesso la pratica professionale ricorre a riferimenti normativi e o bibliografici di diversa natura, una sorta di ipse se dixit che pone il valutatore al parziale riparo da contestazioni. Di seguito, sia pur in modo non esaustivo, alcuni dei riferimenti di maggior frequenza.
5.1. La legge sull'equo canone.
La legge 392/1978 disciplina la locazione degli immobili urbani, nella definizione del valore locativo la norma stabilisce come questo debba riferirsi al prodotto della superficie convenzionale dell'immobile per il costo unitario di produzione del medesimo. Quest'ultimo è pari al costo base moltiplicato per alcuni coefficienti correttivi, stabiliti in funzione del tipo, della classe demográfica dei comuni, dell'ubicazione, del livello di piano, della vetustà e dello stato di conservazione e manutenzione dell'immobile. Con riferimento alla vetustà l'art. 20 prevede, in funzione dell'età dell'immobile, l'applicazione dei seguenti coefficienti annui di degrado:
Qualora l'immobile sia stato soggetto a lavori di integrale ristrutturazione o di completo restauro l'anno di costruzione è quello della ultimazione di tali lavori.
La norma prevede quindi un deprezzamento per vetustà lineare entro tre classi d'età ritenute omogenee, una curva spezzata rispetto il tempo, con tre inclinazioni differenti.
5.2. Circolare Ministeriale LL PP 30/04/1949
Nella determinazione degli indennizzi per i danni da guerra agli edifici privati, la circolare ministeriale in oggetto, rispetto la legge sull'equo canone, articola i coefficienti di deprezzamento oltre che in funzione dell'età anche rispetto la qualità dell'immobile, definita come signorile, civile, economico e popolare.
5.3. Unione europea dei periti contabili, economici efinanziari
Di derivazione dalla tradizione estimativa tedesca, adottata dall'Unione euro-pea dei periti contabili economici e finanziari, la sottostante formula ha avuto un certo appeal da parte di molti periti estimatori:
...
II coefficiente di deprezzamento (D) è calcolato, a meno di alcuni costanti (2,86 e 140), in funzione del rapporto percentuale tra gli anni di vita dell'immobile e la sua vita utile (Λ).
5.4. Manualistica
Non particolarmente abbondante risulta la trattazione dell'argomento nella manualistica estimativa, di seguito alcuni dei riferimenti bibliografici più comuni.
L'analisi comparativa dei diversi coefficienti proposti evidenzia significative differenze, ad esempio per un immobile di vent'anni secondo la legge sull'equo canone il deprezzamento è del 14%, mentre lo è del 6% secondo l'Orefice, del 12% rispetto l'Amicabile, del 5,6% secondo lo Scoto. Pare quindi evidente come tali valori in nessun caso possano assumersi quali fondamenti assoluti e che in ogni caso l'adozione di un riferimento rispetto l'altro debba trovare adeguata giustificazione. A questo punto sembrerebbe scontata l'affermazione secondo la quale il perito non farà altro che indagare il mercato, per rilevare in che misura gli immobili si deprezzano in funzione dell'età ed in base a tali risultanze utilizzare, adattare o sostituire i valori delle fonti disponibili. In realtà, se tale circostanza fosse possibile, per via lógica verrebbe meno il presupposto in base al quale il costo deprezzato è stato scelto quale método di stima del valore di mercato. Infatti, se le compravendite sono cosí attive e noti i relativi valori di transazione, è sicuramente più conveniente e corretto il ricorso ad una stima diretto comparativa. In realtà, se il método di stima adottato è il costo deprezzato è proprio per mancanza di valori di compravendita. Conseguentemente la determinazione del grado di vetustà, sia pur coadiuvata dalle fonti bibliografiche e normative disponibili, deve inquadrarsi all'interno di alcuni principi generali, entro i quali buon senso ed esperienza non risultano secondari.
II costo di riproduzione fa riferimento ad un immobile nuovo, funzionale se-condo le esigenze e le aspettative attuali del mercato, il bene oggetto di stima si scosta da questo per vetustà física e obsolescenza. Il primo aspetto fa riferimento al deperimento físico di strutture e finiture, connesso con l'utilizzo ed il trascorreré del tempo. In apparenza il differenziale tra immobile nuovo ed usato trova un'agevole quantificazione sulla base dei costi di ripristino, un computo métrico parziale riferito alie opere di adeguamento necessarie. Vi sono, tuttavia, nel caso in specie almeno due aspetti critici: la non sostituibilità di alcune strutture (ad esempio le fondazioni) e l'applicazione in riferimento al ripristino di elementi ancora funzionali.
Ad esempio, dovendo stimare un immobile che rispetto ad uno nuovo ha un bagno completamente da ristrutturare, l'applicazione del computo métrico parziale per tale opera risulta semplice ed adeguata alla necessità di stima. Di contro, qualora 1'elemento in disamina non sia del tutto irrecuperabile, ma ancora utilizzabile, ad esempio un bagno di quindici anni, a quanta ammonta la decurtazione per vetustà física? La domanda ancora una volta ci riporta al punto di partenza, ovvero è necessario conoscere la vita utile dell'immobile o della componente oggetto di valutazione. Análogamente per le componenti non sostituibili. Nota tale variabile il perito per semplicità puö considerare un deprezzamento costante di vetustà annuale e quindi sulla base dell'età del bene procedere, ad esempio, al semplice calcolo lineare.
Oltre che per vetustà física il deprezzamento patito dall'immobile è ascrivibile al concetto di obsolescenza, ovvero il superamento sotto il profilo funzionale, in base alle nuove esigenze o gusti. Anche in questo caso i costi di adattamento si raffrontano con le stesse difficoltà sopra menzionate.
6. Conclusioni
In un contesto sempre più internazionale pare necessaria l'armonizzazione del linguaggio, perianto l'uniformazione di principi valutativi e terminología sono un passo indispensabile, cosí come l'adozione di una comune due diligence.
Non pare pero un atto né necessario né utile abbandonare il tradizionale approccio alla stima típico della tradizione estimativa italiana, dove è l'analisi dei rapporti economici giuridici intercorrenti tra fatti, cose e persone a determinare l'aspetto economico (o criterio di stima). Cosï più convincente risulta la considerazione del valore di mercato quale quesito di stima e l'utilizzo del costo quale possibile guida per risolvere il quesito (V. Gallerani, 1987).
Sotto il profilo meno formale, l'applicazione del costo nella stima immobiliare trova numerosi contesti applicativi, non strettamente legati alle classiche determinazioni di danno o al valore assicurativo, ma riconducibili a specifici contesti mercantili (típicamente ad elevata concorrenza) e particolari tipologie immobiliari (come ad esempio i fabbricati produttivi).
Infine, il ricorso all'utilizzo del costo deprezzato si raffronta con la difficile determinazione della vita utile del fabbricato o di sue parti e delle modalità di deprezzamento. Tale ámbito meriterebbe indagini ed analisi di tipo prettamente técnico, riconducibili a tematiche di ricerca di natura ingegneristica.
Bibliografía
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Associazione Bancaria Italiana (2011). Linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie.
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Giovanni Battista Cipolotti
Università degli Studi di Udine
E-mail : giovanni .cipolotti @uniud.it
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Copyright Firenze University Press Jun 2013
Abstract
The object of the present analysis is the use of the cost method in estimating real estate as a method of determining the market value, a solution proposed by the guidelines for estimating real estate published by the Italian Banking and the International Valuation Standards. In particular, the authors examined the setting where the real estate evaluation has the production costs as a solution.
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