Christian Ingrao, Credere, distruggere. Gli intellettuali delle SS, Torino, Einaudi, 2012
Il XX secolo, paradigma nella storia della cultura occidentale di idea di progresso e civiltà è stato testimone di uno degli eventi più tragici e traumatici della storia dell'umanità: il regime nazista.
Nel panorama recente dei testi di indagine di matrice storica, sociale, antropolo gica e culturale aventi come leitmotiv i tratti più oscuri del secolo appena trascorso, ed in particolare gli eventi riferibili al secondo conflitto mondiale, si pone in evidenza il volume Credere, distruggere. Gli intellettuali delle SS, curato da Christian Ingrao per i tipi Einaudi.
L'autore, che attualmente dirige l'Institut d'Historie du Temps Présent di Parigi, conduce da tempo una ricerca storiografica sulle fenomenologie belliche del Novecento e sull'ideologia nazionalsocialista. Nel testo in oggetto, Ingrao polarizza la propria indagine sulle dinamiche culturali che originarono il credo nazista, quest'ultimo da intendersi non solo come prodotto di una convergenza unitaria di specifiche dinamiche di nature politico-sociali ed economiche, ma come risultato di un sistema di credenze strutturato attraverso specifiche pedagogie, aventi l'obiettivo di codificare modalità di rappresentazioni per la realizzazione di un efficace piano di omologazione e controllo delle masse.
Il nazismo, infatti, non fu solo un delirante movimento politico di germanizzazione e sterminio, la cui militanza è da intendersi anche come reazione culturale al drammatico vissuto della Grande Guerra, ma anche come un aktionsplan, promosso da un settore del mondo culturale ed accademico del tempo, i cui intellettuali (economisti, giuristi, linguisti, filosofi, storici, geografi, ed in altri settori scienziati e clinici), unitamente ai principali atenei europei, furono coinvolti nella costruzione dogmatica, nella sorveglianza politica e nelle attività di intelligence interna ed estera in seno agli organi di repressione del Terzo Reich, quale lo Schutzstaffeln noto con l'acronimo SS.
Il testo, che trae origine da una tesi di dottorato dal titolo Gli intellettuali del servizi di informazione delle SS, 1900-1945, redatta dall'autore tra il 1997 ed il 2001 e discussa presso l'Università di Amiens, intende proporre un percorso di ricerca con l'intento di ricostruire le peculiarità di una specifica intelligentia nazionalsocialista, analizzando il percorso formativo di un gruppo di élite di ottanta 'intellettuali', composto da neolaureati, laureati e dottorandi dei vari atenei del territorio tedesco (in particolare riferibili al settore giuridico, economico e storico). Tale unità operativa ricoprì un ruolo teorico ed organizzativo di rilievo, oltre che fungere da efficace apparato di esercizio quotidiano del potere.
Ingrao, nello sviluppare la propria tesi, pone in evidenza un aspetto importante, ossia la componente motivazionale che spinse degli uomini colti a partecipare attivamente alla definizione e costruzione della macchina burocratica nazista ed a pianificare un preciso piano di violenza e di pratiche genocidarie di dimensioni continentali. L'autore rintraccia come causa più rilevante la cultura bellica del primo conflitto mondiale, i cui traumi, che sconvolsero l'intera società europea, generarono, soprattutto nelle fasce giovanili, che vissero le occupazioni e gli espropri nel corso delle ostilità in particolare nelle aree del confine tedesco, violenti sentimenti di angoscia e di rivalsa. Ciò generò, negli animi di un'intera generazione, quel 'mondo di nemici' cui opporsi che facilitò, negli anni successivi al termine del primo conflitto mondiale, l'insorgere delle dinamiche estremiste dalle quali emerse il messaggio nazista. Si originò così un preciso progetto formativo avente come obiettivo la definizione di un gruppo di intellettuali aventi il compito di configurare e porre in essere un piano delirante di rifondazione della germanità, anche e soprattutto di natura sociobiologica, in vista di una rivincita e della realizzazione finale del «großen tausendjährigen Reich».
Il volume si apre con una Premessa, nella quale l'autore riassume lo scenario storico sociale all'interno del quale si colloca la militanza nazista. Segue un'accurata sezione riguardante le fonti, indicante sia l'intera lista dei fondi di archivio consulta ti nel corso della ricerca, che il repertorio delle fonti a stampa.
Questa sezione introduttiva, seguita da Ringraziamenti, si chiude con un elenco delle abbreviazioni presenti nel testo, indicanti i vari organi del partito oltre che le unità operative, le istituzioni e i riferimenti giuridici in particolare legati agli atti processuali di Norimberga.
Il saggio si presenta suddiviso in tre parti. La prima, dal titolo Una giovinezza tedesca, si compone di tre capitoli. Il primo, 'Un <<mondo di nemici>>' (I) si articola lungo tre paragrafi(L'irruzione della guerra; Il silenzio degli Akademiker; Il <<tempo dei disordini>>: un'esperienza di guerra?) attraverso i quali Ingrao analizza il clima culturale e sociale all'interno del quale maturarono i prodromi dell'ideologia nazionalsocialista, unitamente alla descrizione delle varie liturgie di reclutamento all'interno degli atenei e di iniziazione.
Il capitolo secondo, 'La fabbrica delle reti', analizza, all'interno di tre tematiche (Luoghi per studiare; Luoghi in cui associarsi; Reti di solidarietà) le modalità con le quali venne organizzato il piano pedagogico per la formazione del gruppo di intellettuali che darà vita all'élite delle Schutzstaffeln o SS e che vide coinvolti Atenei, corporazioni, associazioni studentesche, società sportive, interconnessi da una capillare rete di attività di militanza ed indottrinamento.
Il terzo capitolo, 'Intellettuali militanti' (suddiviso nei 4 paragrafi: La costruzione dei saperi accademici; Saperi e militanza 1919-33; <<Scienze combattenti>> e intellettuali SS sotto il Terzo Reich; L'ombra della Grande Guerra) illustra le modalità con le quali fu realizzato il piano di nazificazione dei saperi, unitamente alla costruzione dell'ideologia nazionalsocialista e del sistema educativo, in particolare legato al mondo universitario. Quest'ultimo, a partire dagli anni venti del '900, vide nel territorio di giurisdizione tedesca il proliferare di fondazioni semiprivate, associazioni di Volksdeutsche e di istituti di ricerca con il compito di sviluppare un preciso progetto di intersezione dei settori della ricerca di stampo storico, economico, geografico, etnodemografico e sociologico con l'obiettivo di pianificare un rimodellamento delle popolazioni applicabile unitamente al progetto di dominio dei territori occupati.
La seconda parte del volume, dal titolo L'ingresso nel nazismo: un impegno, presenta i successivi tre capitoli: il quarto, 'Essere nazisti' (articolato in Il fondamento del dogma; Alle origini del fervore nazista: un progetto di rifondazione sociobiologica; L'appropriazione di un sistema di credenze) propone una riflessione sulle motivazioni che spinse il gruppo di intellettuali in esame ad accogliere l'ideologia ed a interiorizzarne il sistema di credenze, sorgente di una visione volutamente distorta della storia e della realtà del tempo, in linea con il dogma del regime.
Il capitolo quinto 'Entrare nello SD' descrive (attraverso i paragrafi: Entrare nel partito?; Verso le SD: itinerari nazisti; Il reclutamento. Una meccanica sociale dell'impegno) le varie modalità e tempi di reclutamento degli intellettuali SS, (a partire dalle organizzazioni di attivismo studentesco sino alle unità di intelligence), oltre ai vari apparati ed organizzazioni di inquadramento e della popolazione.
Nel sesto capitolo 'Dalla lotta al controllo', (articolato nei paragrafi: Dal servizio di sicurezza delle SS (SD) all'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich (RSHA); Un <<mondo di nemici>>(2); Controllare) Ingrao illustra le modalità e le strutture previste dal regime per esercitare un capillare sistema di orientamento, controllo e monitoraggio delle popolazioni attraverso le attività del corpo delle Schutzstaffeln.
La terza ed ultima parte dell'opera di Ingrao, dal titolo Nazismo e violenza: il parossismo 1939-45 descrive le modalità del piano di espansione del regime verso la Polonia e l'Unione Sovietica, ossia verso i territori popolati da etnie inferiori destinate dal regime o alla germanizzazione radicale o alla soppressione.
In essa l'autore compie un'attenta analisi degli strumenti culturali e dei codici del credo nazista, posti in essere nella fase finale del regime e del conflitto, sul loro uso e sui loro effetti nella formazione e nel sistema di rappresentazione del combattente e dell'appartenente all'élite delle Schutzstaffeln, sui protocolli di pedagogia della violenza in uso nelle SS, sia in ambito formativo che per la gestione delle attività, sino al crollo del regime ed all'analisi delle modalità di gestione della memoria e delle strategie di negazione poste in essere dagli intellettuali SS nel corso dei processi che seguirono la conclusione del secondo conflitto mondiale, frutto anche di specifici protocolli di indottrinamento.
Tale parte conclusiva del volume è articolata nei capitoli: VII-Pensare l'Est tra utopia e angoscia (La maledizione dell'insularità germanica; Il progetto di rifondazione sociobiologica nazista; Sistemare e insediare: forme del fervore nazista), VIII-Argomentario di guerra, retorica nazista (Dalla guerra riparatoria alla <<grande guerra razziale>>; Dal discorso securitario al discorso genocidario; Esprimere la violenza: retoriche difensive, retoriche utopiche), IX-La violenza in atto (L'esperienza della violenza; Violenza dimostrativa, violenza estirpatrice; Una violenza trasgressiva; La violenza come rito iniziatico), X-Gli intellettuali SS di fronte alla disfatta (Il distacco dalla realtà della disfatta; Finis Germaniæ . L'angoscia rivisitata; L'epilogo), XI-Gli intellettuali SS sotto processo (Le strategie di negazione; Le strategie di depistaggio; Le strategie di giustificazione: il caso Ohlendorf), e dalla Conclusione: Memoria di guerra, militanza e genocidio.
Un utile Glossario seguito da un'ampia e dettagliata Bibliografia ed un esaustivo Indice dei nomi e dei luoghi chiudono il volume, che si segnala come prezioso contributo per un approfondimento anche di specifiche tematiche nel settore della ricerca storico-pedagogica del Novecento.
Roberto Toscano
Roberto Toscano
Esperto di pedagogia
You have requested "on-the-fly" machine translation of selected content from our databases. This functionality is provided solely for your convenience and is in no way intended to replace human translation. Show full disclaimer
Neither ProQuest nor its licensors make any representations or warranties with respect to the translations. The translations are automatically generated "AS IS" and "AS AVAILABLE" and are not retained in our systems. PROQUEST AND ITS LICENSORS SPECIFICALLY DISCLAIM ANY AND ALL EXPRESS OR IMPLIED WARRANTIES, INCLUDING WITHOUT LIMITATION, ANY WARRANTIES FOR AVAILABILITY, ACCURACY, TIMELINESS, COMPLETENESS, NON-INFRINGMENT, MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. Your use of the translations is subject to all use restrictions contained in your Electronic Products License Agreement and by using the translation functionality you agree to forgo any and all claims against ProQuest or its licensors for your use of the translation functionality and any output derived there from. Hide full disclaimer
Copyright Firenze University Press 2013