RESUMEN: La vegetación higrófila del río Pesa en Toscana (Italia central) se estudia mediante el método fitosociológico. La investigación muestra la presencia de 23 tipologías de vegetación pertenecientes a las siguientes clases fitosociológicas: Potametea, Bidentetea tripartitae, Isoeto-Nanojuncetea, Phragmito-Magnocaricetea, Artemisietea vulgaris, Galio-Urticetea, Molinio-Arrhenatheretea, Salici purpureae- Populetea nigrae. A pesar del grado de alteración antrópica que se observa en muchos tramos del río, el estudio pone de manifiesto la presencia de destacables tipos de vegetación referibles a 10 hábitats de interés comunitario.
Palabras clave: Fitosociología, vegetación higrófila, conservación, río Pesa, Toscana.
ABSTRACT: The hygrophilous vegetation of Pesa river in Tuscany (Central Italy) is described according to the phytosociological method. The survey shows the presence of 23 vegetation types belonging to the following classes: Potametea, Bidentetea tripartitae, Isoëto-Nanojuncetea, Phragmito-Magnocaricetea, Artemisietea vulgaris, Galio-Urticetea, Molinio-Arrhenatheretea, Salici purpureae-Populetea nigrae. In spite of the anthropic alteration observed along several stretches of the river, the study highlights the presence of high valuable vegetation types referable to 10 habitat of European Community importance.
Keywords: Phytosociology, hygrophilous vegetation, conservation, Pesa river, Tuscany.
INTRODUZIONE
Questo studio intende portare un contributo alla conoscenza fitosociologica della vegetazione igrofila del Torrente Pesa, affluente di sinistra del fiume Arno (Toscana). L'indagine è stata eseguita in quanto è stata rilevata in letteratura una carenza di informazioni sulla vegetazione dei fiumi della Toscana, ed in particolare su quelli della provincia di Firenze. Esistono, infatti, studi sulle colline del Chianti ma non dedicati agli ambienti fluviali in particolare (cf. ARRIGONI & FOGGI, 1988; CASINI et al., 1995; CASINI & DE DOMINICIS, 1999), mentre dati più recenti inerenti i tipi vegetazionali ripariali riguardano fiumi di altre aree toscane quali il Serchio (ARRIGONI & PAPINI, 2003), la Merse (LANDI et al., 2002), l'Arno aretino (LASTRUCCI et al., 2010b), ecc.
L'importanza degli ambienti umidi e l'attenzione ad essi riservata a livello nazionale ed internazionale dal punto di vista conservazionistico e legislativo (Convenzione di Ramsar, 1971; Dir. 409/79/CEE; Dir. 43/92/CEE), ha ulteriormente stimolato la nostra ricerca, in quanto attraverso il censimento delle fitocenosi pre- senti e l'individuazione degli habitat corrispondenti in base alle direttive europee ed alle leggi regionali (Dir. 92/43/CEE; L. R. Toscana 56/2000; European Com- mission, 2007), si sono potute ottenere nuove ed utili informazioni sulla qualità dell'ambiente fluviale in aree soggette a notevole pressione antropica, quali quelle attraversate dal T. Pesa.
AREA DI STUDIO
Il Torrente Pesa nasce a Monte S. Michele in Chianti da una quota di 892 m s.l.m. e si immette in Arno a Montelupo a 26 m s.l.m. dopo un percorso di 45 km (CANUTI & TACCONI, 1975).
Il bacino idrografico si estende per 33.900 ha interessando la provincia di Firenze (26.260 ha), con i comuni di Barberino Val d'Elsa, Certaldo, Greve, Lastra a Signa, Montelupo, Montespertoli, S. Casciano Val di Pesa, Scandicci, Tavarnelle Val di Pesa, e la provincia di Siena (7.640 ha), con i comuni di Castellina in Chianti e Radda in Chianti.
La vallata solcata dal T. Pesa è compresa tra due lunghi crinali che si staccano dai Monti del Chianti con direzione da sud-est a nord-ovest dividendola a nord-est dalla valle del T. Greve e a sud-ovest da quella del T. Elsa (CASTELLI et al., 1996).
Il tratto di torrente considerato nel presente studio va da Podere Cornino nel comune di Radda in Chianti, alla località Molino dell'Ospedale nel comune di Montelupo (Fig. 1).
CENNI GEOMORFOLOGICI E IDROLOGICI
Il territorio risulta prevalentemente collinare con circa il 60% della superficie compreso tra quota 200 e 400 m s.l.m. e circa il 25% tra quota 100 e 200 m s.l.m. (CASTELLI et al., 1996).
Dal punto di vista geomorfologico può essere approssimativamente suddiviso in due parti. La prima, situata a monte della Sambuca, corrisponde alla porzione superiore del bacino e fa parte del vero e proprio Chianti geografico. La presenza di litologie di tipo arenaceo e calcareo-marnoso ha determinato lo sviluppo di una valle abbastanza stretta (dai 5 ai 7 km), a carattere montano, con versanti ripidi e frequenti rotture di pendio in corrispondenza di variazioni litologiche; in questo tratto il fiume presenta un carattere torrentizio e un andamento sinuoso scorrendo fra le varie pendici che in qualche punto scendono a picco sull'alveo.
La seconda porzione corrisponde al bacino medio-inferiore e presenta un carattere più collinare, con pendenze più dolci e una valle più aperta (dai 6 ai 7 km di larghezza). Questo tratto è interessato dai sedimenti sciolti Pliocenici di tipo argilloso-sabbioso-conglomeratico che hanno portato all'instaurarsi di forme arro- tondate, a volta piatte, con orli incisi da calanchi in presenza di depositi argillosi, o con fianchi scolpiti a gradinata in corrispondenza dell'alternanza di macroclastiti (ciottolami o sabbie) e argille. Da Cerbaia fino alla confluenza nell'Arno, la Pesa assume un andamento e una morfologia tipicamente fluviali con un alveo ordinario ben definito e ampio e lo sviluppo di meandri nel tratto terminale (CASTELLI et al., 1996).
Il regime idrometrico del fiume Pesa è desumibile dai dati dell'unica stazione idrometrica con período di funzionamento sufficiente, quella posta al Ponte Romano di Sambuca. Analizzando i coefficienti di deflusso mensili si deduce come questi siano estremamente variabili non solo stagionalmente ma anche da un anno all'altro: nei mesi estivi essi superano solo raramente il 10% mentre nei mesi invernali risultano sensibilmente alti, contribuendo così ad accentuare il regime torrentizio della Pesa. I dati delle portate medie giornaliere confermano queste caratteristiche, con prolungati periodi di secca nei mesi estivi quando si registrano portate di pochi litri al secondo, e piene consistenti nei mesi autun- nali e primaverili che raggiungono le decine di metri cubi al secondo (GREPPI et al., 2002).
A causa del suo andamento veloce di tipo torrentizio, il tratto montano della Pesa, presenta una bassa ritenzione dei nutrienti e una bassa attività biologica. Superata la zona industriale della Sambuca, il fiume presenta un alveo piuttosto ampio e pianeggiante, che favorisce il deposito di materiali inerti alluvionali, dando origine a tratti materassati filtranti, attraverso i quali le acque superficiali tendono a scomparire. In particolare durante la stagione secca, nella parte bassa del corso d'acqua, a partire dalla Sambuca, solo alcuni tratti di ristagno di acqua rimangono in superficie (AA. VV., 1997).
Le acque superficiali della Pesa presentano generalmente un pH basico com- preso tra 8 e 9 che spesso si abbassa avvicinandosi progressivamente alle sorgenti; la conducibilità elettrica indica un'acqua non particolarmente dura e con un bacino di alimentazione costituito da rocce non particolarmente solubili (AA. VV., 1997). In seguito ad un'indagine multidisciplinare intrapresa nel 1996 per valutare la qualità delle acque del torrente Pesa è emerso che il fiume da monte entra in buona salute nel territorio comunale di Tavarnelle, subisce una progressiva riduzione di qualità avvicinandosi alla Sambuca raggiungendo il livello massimo di degrado nella zona industriale, per poi recuperare un certo grado di naturalità fino alla loc. Bargino grazie alle sue capacità di autodepurazione (AA. VV., 1997).
IL CLIMA
Dai dati delle diverse stazioni pluviometriche presenti nel territorio della Val di Pesa si osserva che il regime pluviometrico è quello caratteristico dell'entroterra toscano, con due massimi relativi nella stagione primaverile e autunnale, di cui il maggiore nel mese di novembre, e un período di prolungata siccità centrato nel mese di luglio. La piovosità media annua varia dagli 819 mm (Montespertoli) ai 934 mm (Tenuta Il Corno). Quest'ultima è l'unica stazione termometrica con serie storica sufficiente e riporta una T media annua di 14,1 °C. Applicando il metodo di THORNTHWAITE & MATHER (1957), ai dati relativi a questa stazione termo-pluvio- metrica, posta ad una altitudine di 324 m s.l.m. in posizione abbastanza centrale rispetto al bacino (CANUTI & TACCONI, 1975), si ottiene la formula climatica B'2 b'3 C2 s, che identifica un clima di tipo secondo mesotermico a carattere intermedio tra subcontinentale e suboceanico, da umido a subumido, con deficit idrico estivo moderato. Utilizzando sempre gli stessi dati per l'analisi bioclimatica e applicando la metodologia del Sistema di Classificazione Bioclimatica Mondiale (RIVAS-MAR- TÍNEZ & RIVAS-SÁENZ, 1996-2009), si evince che l'area ricade nel bioclima di tipo temperato oceanico, variante submediterranea, termotipo mesotemperato inferiore, ombrotipo subumido superiore (Fig. 2). E' ipotizzabile che le parti del torrente poste ad altitudini maggiori rispetto alla stazione di riferimento siano relativamente più mesofile, mentre quella poste ad altitudini inferiori relativamente più termofile. Occorre sottolineare però che, com'è noto, la vegetazione ripariale è determinata solo in piccola parte dalle caratteristiche climatiche generali dell'area.
MATERIALI E METODI
Lo studio della vegetazione è stato condotto con il metodo fitosociologico (BRAUN-BLANQUET, 1932); in totale sono stati realizzati 81 rilevamenti della vegeta- zione nell'anno 2009. Per la determinazione dei taxa sono stati utilizzati PIGNATTI (1982), TUTIN et al. (1968-80) e TUTIN et al. (1993). La nomenclatura delle specie è stata aggiornata in accordo con CONTI et al . (2005), CONTI et al . (2007). Per il genere Bolboschoenus si fa riferimento a HROUDOVÁ et al. (2007).
La nomenclatura dei syntaxa segue le indicazioni del relativo codice (WEBER et al., 2000). Per l'inquadramento sintassonomico delle comunità del fiume Pesa a livello superiore all'associazione si è fatto riferimento principalmente a RIVAS- MARTÍNEZ et al. (2001), RIVAS-MARTÍNEZ et al. (2002) e BIONDI et al. (2004). Sono risultati spesso utili anche i lavori di OBERDORFER (1977, 1983), MUCINA et al. (1993), BRZEG & WOYTERSKA (2001), VALACHOVIC (1995, 2001), oltre alle bibliogra- fie citate specificatamente nei paragrafi descrittivi della vegetazione.
RISULTATI E DISCUSSIONE
VEGETAZIONE A DOMINANZA DI RIZOFITE DELLA CLASSE POTAMETEA
Potametum nodosi Passarge 1964 (Tab. 1, Ril. 1-5)
Lungo il tratto medio-basso del fiume, in situazioni di acqua debolmente fluente o all'interno di pescaie artificiali poco profonde, sono state rilevate comunità mono- o paucispecifiche dominate da Potamogeton nodosus. Questa specie rappresenta, per abbondanza ed estensione delle cenosi a cui dà origine, l'idrofita più diffusa nell'area in studio. Le comunità che essa origina nel fiume Pesa possono essere attribuite all'associazione Potametum nodosi Passarge 1964 di acque eutrofiche lentamente o mediamente fluenti (HRIVNÁK, 2002). L'inquadramento delle cenosi a Potamogeton nodosus non è tuttavia univoco in quanto alcuni autori preferiscono la loro attribuzione a livello di aggruppamento, sottolineandone l'ampia valenza fitosociologica (CESCHIN & SALERNO, 2008; BIONDI et al., 1997).
Cenosi a Potamogeton nodosus sono state riportate per l'Italia da SARTORI & BRACCO (1995) e da BIONDI et al. (1997) in Emilia Romagna, da LASTRUCCI & BECATTINI (2009) e da LASTRUCCI et al. (2010a) in Toscana e da CESCHIN & SALERNO (2008) in Lazio.
Aggr. a Potamogeton crispus (Tab. 1, Ril. 6)
Nelle acque del tratto medio-terminale del fiume abbiamo rilevato una cenosi a bassa copertura di Potamogeton crispus associato a P. nodosus . Rispetto al Pota- metum nodosi, questa comunità è stata osservata in acque più profonde. Popola- menti a Potamogeton crispus sono stati riportati da BIONDI et al. (1997) per l'Emilia Romagna, da BALDONI & BIONDI (1993) per le Marche e da LASTRUCCI et al. (2007, 2010a) per la Toscana.
Aggr. a Zannichellia palustris (Tab. 1, Ril. 7)
Nel tratto medio-terminale del fiume in acque lentamente fluenti su substrato limoso-fangoso, è stata rilevata una cenosi monospecifica e di scarsa estensione di Zannichellia palustris, specie piuttosto rara in Toscana, dove è considerata Vulnera- bile (CONTI et al., 1997). Tale cenosi può rappresentare un aspetto dell'associazione Zannichellietum palustris che è reputata da diversi autori una buona indicatrice di acque ad elevato carico in sostanza organica e cloro (cf. AVENA et al., 1980; IBERITE et al., 1995; CESCHIN & SALERNO, 2008).
Nonostante Z. palustris risulti abbastanza rara in tutto il territorio italiano (PIG- NATTI, 1982), comunità a dominanza di questa specie sono state segnalate più volte per fiumi e laghi delle regioni centrali (BALDONI & BIONDI, 1993; IBERITE et al., 1995; BIONDI et al., 2002; LASTRUCCI et al., 2010b; PIRONE et al., 2003; CESCHIN & SALERNO, 2008).
Aggr. a Callitriche stagnalis (Tab. 1, Ril. 8)
All'interno di un boschetto ripariale, solcato da un ramo laterale del fiume Pesa, è stata rilevata una piccola cenosi idrofitica a dominanza di Callitriche stagnalis associata ad Alisma plantago-aquatica. Tale cenosi, per la sua estrema povertà floristica e l'esiguità della superficie occupata, non può essere riferita all'associazione Callitrichetum stagnalis Segal 1947 risultando preferibile conside- rarla come semplice aggruppamento, similmente a quanto riportato da BALDONI & BIONDI (1993).
Cenosi a dominanza di Callitriche stagnalis sono state riportate in Italia centrale da LASTRUCCI & BECATTINI (2009) per la Toscana, da VENANZONI & GIGANTE (2000) per l'Umbria, da BALDONI & BIONDI (1993) per le Marche e da CESCHIN & SALERNO (2008) per il Lazio.
VEGETAZIONE TEROFITICA IGRO-NITROFILA DELLA CLASSE BIDENTETEA TRIPARTITAE
Polygono lapathifolii-Xanthietum italici Pirola & Rossetti 1974 (Tab. 2)
Sul greto asciutto, ciottoloso-sabbioso, sono state rinvenute formazioni carat- terizzate dalla presenza di Persicaria lapathifolia, Xanthium orientale L . subsp. italicum e Bidens frondosa. La composizione floristica dei rilevamenti permette di attribuire le nostre cenosi all'associazione Polygono lapathifolii-Xanthietum italici, inquadrata nella classe Bidentetea tripartitae, descritta per la prima volta da PIROLA & ROSSETTI (1974), sui greti sassosi del fiume Reno (Emilia-Romagna). Si tratta di un'associazione dominata da specie nitrofile, condizionata nel suo sviluppo sia dall'azione di deposizione di nuovo materiale alluvionale a ogni piena, sia dal dis- turbo antropico (PIROLA & ROSSETTI, 1974).
Questa comunità igro-nitrofila e tipicamente pioniera, inizia a evidenziarsi in tarda primavera per raggiungere il massimo sviluppo in estate (CESCHIN & SALERNO, 2008).
Possiamo osservare che i rilievi 9 e 10 rappresentano una facies a dominanza di Xanthium orientale L. subsp. italicum mentre l'11 e il 12 costituiscono una facies dell'associazione a dominanza di Persicaria lapathifolia.
Fitocenosi simili sono state rilevate anche in Emilia-Romagna (BIONDI et al., 1999), in Toscana (LANDI et al., 2002; LASTRUCCI & BECATTINI, 2009; LASTRUCCI et al., 2010b), nelle Marche (BIONDI & BALDONI, 1994), in Abruzzo (PIRONE, 1991; PIRONE et al., 2003), e in Lazio (CESCHIN & SALERNO, 2008).
VEGETAZIONE TEROFITICA DI PICCOLE ELOFITE DELLA CLASSE ISOETO-NANOJUNCETEA
Aggr. a Cyperus fuscus (Tab. 3)
Questo aggruppamento, attribuibile alla classe Isoeto-Nanojuncetea, è stato rilevato lungo la sponda fangosa di una pozza mantenutasi nel greto del fiume nonostante il forte abbassamento della falda durante i mesi estivi.
Si tratta di una fitocenosi pioniera effimera dominata dal Cyperus fuscus, una piccola terofita legata a substrati umidi, neutro-alcalini e moderatamente nitrofili (CESCHIN & SALERNO, 2008).
L'aggruppamento, denso e paucispecifico, non presenta altre specie apparte- nenti alle unità sintassonomiche superiori mentre, come già osservato da VENAN- ZONI & GIGANTE (2000), nel corteggio floristico si inseriscono specie igro-nitrofile (Bidens frondosa, Xanthium orientale subsp. italicum e Persicaria hydropiper) e altre specie tipiche della classe Phragmito-Magnocaricetea (Lythrum salicaria e Mentha aquatica) la cui presenza evidenzierebbe i contatti catenali dei popola- menti terofitici a Cyperus fuscus con gli altri tipi di vegetazione, soprattutto nelle stazioni soggette a una sommersione più prolungata (CESCHIN & SALERNO, 2008).
Cenosi a dominanza di Cyperus fuscus sono state segnalate, tra le altre, in Lazio (CESCHIN & SALERNO, 2008), in Abruzzo (PIRONE et al., 2003) e in Umbria (VENAN- ZONI & GIGANTE, 2000).
VEGETAZIONE PALUSTRE ELOFITICA DELLA CLASSE PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA
Ordine Phragmitetalia
Phragmitetum vulgaris Soó 1927 (Tab. 4, Ril. 14, 15)
Lungo le sponde del tratto terminale del fiume, su substrati fangosi talora tendenti al disseccamento nella stagione estiva, sono state rilevate comunità paucispecifiche caratterizzate da Phragmites australis attribuibili all'associazione Phragmitetum vulgaris, ad ampia distribuzione e tipica di ambienti meso-eutrofici ( BUCHWALD, 1994). Secondo DANGIEN & DECORNET (1977), P. australis svolge un ruolo chiave nel processo di evoluzione naturale degli ecosistemi acquatici attraverso l'interramento procurato dai fitti rizomi che, trattenendo le particelle organiche e di sedimento, preparano il substrato per la colonizzazione di specie di praterie igrofile e boschi ripariali.
In Italia centrale i canneti a P. australis sono piuttosto comuni; sono stati infatti riportati, tra gli altri, da LASTRUCCI & BECATTINI (2009), da LASTRUCCI et al. (2005, 2007, 2010a, 2010b) e da LANDI et al. (2002) in Toscana, da BUCHWALD (1994) per varie località, da VENANZONI & GIGANTE (2000) e da PEDROTTI (2008) in Umbria, da BIONDI et al. (2002) nelle Marche, da PIRONE et al. (2003) in Abruzzo, da BALDONI & BIONDI (1993) nelle Marche e da CESCHIN & SALERNO (2008) in Lazio.
Typhetum angustifoliae Pignatti 1953 (Tab. 4, Ril. 16)
Nel tratto terminale del fiume lungo una riva non inondata con substrato limoso, è stata rilevata una cenosi dominata dalla presenza di Typha angustifolia, riferibile a Typhetum angustifoliae Pignatti 1953. Il carattere paucispecifico dell'associazione (cf. BUCHWALD, 1994) è confermato anche nel nostro rilevamento. L'alta copertura di Paspalum distichum testimonia il contatto tra questa fitocenosi e i prati umidi che si formano nella fascia antistante al tifeto, al momento del prosciugamento dell'alveo del fiume.
Nell'Italia centrale l'associazione è stata segnalata, tra gli altri, da BALDONI & BIONDI (1993) per le Marche, da BUCHWALD (1994) per varie località, da VENAN- ZONI & GIGANTE (2000) e da PEDROTTI (2008) per l'Umbria, da PIRONE et al. (2003) per l'Abruzzo, da LASTRUCCI et al. (2007) e da LANDI et al. (2002) per la Toscana.
Aggr. a Bolboschoenus glaucus (Tab. 4, Ril. 17-19)
Lungo le sponde fangose, nel tratto terminale del fiume, sono state rilevate fitocenosi a dominanza di Bolboschoenus glaucus, già indicato per la Toscana nel recente lavoro di revisione del genere Bolboschoenus in Europa di HROUDOVÁ et al. (2007). Si tratta della specie più termofila tra quelle del genere Bolboschoenus presenti in Europa, legata ad ambienti di acque dolci, su suoli a buona disponibi- lità idrica ma adattata anche a situazioni di disseccamento estivo. La momentanea carenza di dati fitosociologici relativi a questa specie ( cf. anche HROUDOVÁ et al., 2009) rende consigliabile trattare le fitocenosi del Pesa a livello di aggruppamento, provvisoriamente inquadrato nei Phragmition. E' comunque in corso una revisione del materiale toscano e centro-italiano per una più esauriente comprensione della distribuzione delle specie del genere Bolboschoenus in quest'area della penisola.
Ordine Nasturtio-Glycerietalia
Sparganietum erecti Roll 1938 (Tab. 5, Ril. 20-23)
Questa associazione è stata rinvenuta abbastanza frequentemente lungo le rive inondate con substrato limoso del tratto terminale del fiume, talora soggetto a pros- ciugamento estivo. La fitocenosi è caratterizzata dalla dominanza di Sparganium erectum e risulta paucispecifica per la tendenza di questa elofita a formare densi popolamenti (cf. LASTRUCCI et al., 2004). Per quanto riguarda le esigenze ecologi- che, lo sparganieto predilige stazioni con copertura idrica variabile da 10 a 50 cm di profondità, con acqua oligo-eutrofica generalmente fluente e con un pH neutro o alcalino (pH 7.4-8.6, cf. BUCHWALD, 1 989).
In Italia centrale gli sparganieti sono presenti un po' in tutte le regioni ( cf. BUCHWALD, 1994): in Toscana (LASTRUCCI et al., 2004, 2007, 2010b), in Lazio (CESCHIN & SALERNO, 2008), in Abruzzo (PIRONE & FRATTAROLI, 1998), in Umbria (VENANZONI & GIGANTE, 2000) e nelle Marche (BALDONI & BIONDI, 1993).
Nasturtietum officinalis Seibert 1962 (Tab. 5, Ril. 24-30)
Lungo le rive del fiume o in pozze laterali su substrato prevalentemente limoso con acque lentamente o moderatamente fluenti, si rinvengono cenosi dominate da Nasturtium officinale, attribuibili all'associazione Nasturtietum officinalis Seibert 1962. Esse si presentano sia come comunità monospecifiche, sia accompagnate da specie legate a substrati perennemente umidi o comunque soggetti a brevi periodi di disseccamento come Veronica anagallis-aquatica, Mentha aquatica e Heloscia- dium nodiflorum. L'associazione nell'area in studio si spinge molto avanti nel corso d'acqua, vegetando anche in zone prolungatamente sommerse ed entrando in con- tatto catenale con le cenosi idrofitiche, in particolare con il Potametum nodosi.
Comunità simili sono state riportate anche per acque a basso carico azotato (CESCHIN & SALERNO, 2008), caratteristiche che confermano i dati già rilevati da altri autori (LITAV & AGAMI, 1976; HASLAM, 1982; BIONDI et al., 1997).
In Italia l'associazione è riportata, tra gli altri, anche in Emilia-Romagna (BIONDI et al., 1999), in Toscana (LASTRUCCI et al., 2010b), nelle Marche (BALDONI & BIONDI, 1993; PEDROTTI & TAFFETANI 1982), in Abruzzo (CORBETTA & PIRONE, 1989), in Umbria (GIGANTE & VENANZONI, 2004; PEDROTTI, 2008), in Lazio (CESCHIN et al., 2006; CESCHIN & SALERNO, 2008).
Helosciadietum nodiflori Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952 (Tab. 5, Ril. 31)
In una piccola depressione laterale prosciugata con substrato ciottoloso-sabbioso abbiamo rilevato una cenosi dominata da Helosciadium nodiflorum a cui si associano altre igrofite della classe Phragmito-Magnocaricetea, come Veronica beccabunga, Alisma plantago-aquatica, Nasturtium officinale, e specie della Bidentetea, come Persicaria lapathifolia, Xanthium orientale subsp. italicum, Bidens frondosa.
Questa comunità può essere inquadrata nell'associazione Helosciadietum nodi- flori, che si sviluppa solitamente in ambienti da oligotrofici a mediamente eutrofici, in acque debolmente o mediamente fluenti (BUCHWALD, 1994), fresche e ben ossigenate (BALDONI & BIONDI, 1993). Rispetto al Nasturtietum officinalis questa associazione si trova di norma in posizione meno avanzata e pertanto è legata a condizioni di minore reofilia ( cf. BUCHWALD , 1994; B ALDONI & B IONDI , 1993; PEDROTTI, 2008).
L'Helosciadietum nodiflori è stato spesso segnalato nell'Italia centrale e meridio- nale, mentre al Nord è in parte sostituito dal Sietum erecti, ecologicamente molto simile (BUCHWALD, 1994).
L'associazione è stata rilevata nell'Italia centrale da BUCHWALD (1994), in Emilia- Romagna da BIONDI & BALDONI (1994), in Umbria da PEDROTTI (2008) e nelle Marche da PEDROTTI (1967), da BIONDI (1986) e da BALDONI & BIONDI (1993).
Aggr. a Veronica anagallis-aquatica (Tab. 5, Ril. 32-33)
Popolamenti a dominanza di Veronica anagallis-aquatica si rinvengono nel tratto medio-basso del torrente Pesa, in situazioni di più o meno marcata reofilia e bassa profondità. Tali fitocenosi, piuttosto povere in specie e dalla struttura poco più che lineare, si pongono in contatto da un lato con la vegetazione rizofitica a Potamogeton nodosus che si sviluppa in acque più profonde e dall'altro con la vegetazione dei prati umidi delle rive, in particolare con quella a dominanza di Paspalum distichum.
VEGETAZIONE DEI PRATI UMIDI DELLA CLASSE MOLINIO-ARRHENATHERETEA
Paspalo distichi-Polypogonetum viridis Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber & Walas 1936 nom. mut. propos. Rivas-Martínez et al., 2002 (Tab. 6, Ril. 34-38)
Sulle rive a substrato limoso o limoso-ciottoloso inondate per parte dell'anno ed emerse nella stagione di magra si sviluppa una densa vegetazione a dominanza di Paspalum distichum, specie esotica invasiva in molte regioni d'Italia (CELESTI- GRAPOW et al., 2009). Questo tipo di vegetazione nell'area di studio si presenta estremamente povera in specie, con dominanza assoluta da parte di P. distichum, similmente a quanto già riportato da BALDONI & BIONDI (1993), BIONDI & BALDONI (1994), SCOPPOLA (1998) o LASTRUCCI et al. (2007); tali cenosi, sono state attribuite all'associazione Paspalo distichi-Polypogonetum viridis, associazione igrofila e ter- mofila che partecipa alla serie delle comunità ripariali a dominanza di Salix sp. pl. (cf. anche BALDONI & BIONDI, 1993; SCOPPOLA, 1998) tipica dei substrati limosi, sabbiosi ed anche ciottolosi inondati durante le piene dei corsi d'acqua mediterra- nei (LOIDI et al., 1997).
In Italia centrale l'associazione appare piuttosto comune; oltre che nei lavori precedenti è riportata anche da LASTRUCCI et al. (2010a, 2010b) per la Toscana, da PIRONE (1991) e da PIRONE et al. (2003) per l'Abruzzo.
Ranunculetum repentis Knapp 1946 (Tab. 6, Ril 39-40)
Sul substrato artificiale al di sotto di una briglia e su una sponda non sommersa a contatto con una cenosi a Nasturtium officinale, sono state rilevate dense comu- nità paucispecifiche dominate da Ranunculus repens.
Fitocenosi erbacee piuttosto simili a dominanza di R. repens sono state attribuite all'associazione Ranunculetum repentis Knapp 1946 da BALDONI & BIONDI (1993) per il fiume Esino (Marche) dove si sviluppano tra altre formazioni della stessa alleanza o a contatto con le associazioni dei Nasturtio-Glycerietalia come il Nastur- tietum officinalis. Questa interpretazione viene accettata anche per il torrente Pesa, dove si osservano gli stessi contatti catenali. Per l'inquadramento a livello superiore all'associazione si fa riferimento a BIONDI et al. (2004).
L'associazione è stata riportata anche per l'Abruzzo (CORBETTA & PIRONE, 1989; PIRONE, 2000; PIRONE et al., 2003).
VEGETAZIONE IGRO-NITROFILA DELLA CLASSE GALIO-URTICETEA
Arundini-Convolvuletum sepium (Tüxen & Oberdorfer) O. Bolòs 1962 var. ad Artemisia verlotiorum (Tab. 7, Ril. 41-43)
Dense cenosi a dominanza di Arundo donax, specie introdotta dall'Asia centrale e ormai ampiamente naturalizzata (BALDONI & BIONDI, 1993), sono state rilevate lungo gli argini del tratto medio-terminale del fiume. I nostri rilevamenti sono attri- buiti all'associazione Arundini-Convolvuletum sepium, tipicamente antropogena, nitrofila, eliofila, in genere disturbata e in perenne stadio di ricostruzione (ARRI- GONI & PAPINI, 2003). Nei nostri rilievi si evidenzia la presenza di una variante ad Artemisia verlotiorum che indica il contatto con la vegetazione della classe Artemisietea. Cenosi a dominanza di Arundo donax sono state rilevate in Toscana da ARRIGONI & PAPINI (2003) e da VICIANI & LOMBARDI (2001), nelle Marche da BALDONI & BIONDI (1993), e nel Lazio da FANELLI (2002).
Convolvulo-Epilobietum hirsuti Hilbig., Heinrich & Niemann 1972 nom. inv. (Tab. 7, Ril 44)
Lungo il greto asciutto è stata rilevata una cenosi a dominanza di Epilobium hirsutum.
Tale popolamento è inquadrabile nell'ordine Convolvuletalia sepium che risulta ampiamente diffuso lungo i corsi d'acqua europei (HILBIG et al., 1972; GÖDDE, 1986; MULLER, 1985) e nell'associazione Convolvulo-Epilobietum hirsuti.
Tale associazione, indicata genericamente da HRUSKA (1988) per il tratto medio e terminale dei corsi d'acqua del versante adriatico delle Marche, è stata rilevata nella stessa regione da BALDONI & BIONDI (1993) in situazioni caratterizzate dalla prevalenza di specie lianose tra le quali Calystegia sepium, da LASTRUCCI & BECAT- TINI (2009) in Toscana, da PIRONE (2000) in Abruzzo e da PEDROTTI (2008) in Umbria.
Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933 (Tab. 7, Ril. 45-47)
Lungo le rive del fiume, al bordo della vegetazione ripariale arborea ed arbus- tiva, sono stati rilevati consorzi caratterizzati fisionomicamente dal Petasites hybri- dus che domina con le sue grandi foglie su poche altre specie tra cui solo poche appartenenti alla classe Galio-Urticetea.
Tali fitocenosi si possono riferire all'associazione Phalarido-Petasitetum hybridi che si rinviene spesso come orlo dei boschetti ripariali, su terreni umidi e argillosi (BALDONI & BIONDI, 1993; MAIORCA & SPAMPINATO, 1999).
In situazioni poco disturbate nei tratti in quota dei corsi d'acqua, alcuni autori si riferiscono invece all'associazione Chaerophyllo-Petasitetum officinalis Kaiser 1926 (cf. CARNI, 1993), separandola dal Phalarido-Petasitetum, tipico dei tratti collinari- planiziali più disturbati.
Fitocenosi a Petasites hybridus sono state descritte per la Toscana (ARRIGONI & P APINI , 2003; L ASTRUCCI et al ., 2004, 2010b), per le Marche (B ALDONI & BIONDI , 1993), e per l'Abruzzo (PIRONE, 2000; PIRONE et al., 2003).
Aggr. a Galega officinalis (Tab. 7, Ril. 48-51)
Lungo i greti ciottolosi o i terrazzi a substrato argilloso abbiamo rilevato popolamenti con carattere nitrofilo e sinantropico, caratterizzati dalla dominanza di Galega officinalis. Questa specie entra a far parte di diversi tipi di vegeta- zione e recentemente per l'Umbria (VENANZONI & GIGANTE, 2000) è stata istituita l'associazione Cirsio triumfetti-Galegetum officinalis, inquadrata dagli autori nei Potentillion anserinae (classe Molinio-Arrhenatheretea). Anche nel nostro caso, come in Umbria, si nota la compresenza di specie a diversa ecologia, gravitanti in classi diverse (Galio-Urticetea, Artemisietea, Molinio-Arrhenatheretea). Tuttavia la mancanza di alcune specie caratteristiche dell'associazione (in modo particolare Cirsium creticum subsp. triumfetti) e l'ecologia dell'habitat occupato da questa specie nell'area studiata, più affine a quello delle cenosi dei Galio-Urticetea, ci porta a collocare provvisoriamente questo tipo di fitocenosi nell'ordine Convolvu- letalia, similmente a quanto riportato per la valle del Mutino (Marche) da PANDOLFI & U BALDI (1976).
VEGETAZIONE NITROFILO-RUDERALE PERENNE DELLA CLASSE ARTEMISIETEA VULGARIS
Saponario-Artemisietum verlotiorum Baldoni & Biondi 1993 (Tab. 8)
Su un isolotto fluviale di detriti ciottoloso-sabbiosi depositati tra il letto di magra e un'ansa laterale asciutta, abbiamo rilevato una fitocenosi dominata dalla presenza di Artemisia verlotiorum e Saponaria officinalis. Un altro popolamento fisonomica- mente caratterizzato da S. officinalis è stato rinvenuto su un terrazzo costituito da depositi alluvionali ghiaioso-sabbiosi.
Il corteggio floristico e le condizioni ecologiche stazionali ci consentono di attri- buire questi tipi di vegetazione a Saponario-Artemisietum verlotiorum.
Si tratta di un'associazione descritta per la prima volta da BALDONI & BIONDI (1993) per i settori più elevati e aridi degli isolotti fluviali del fiume Esino (Marche). In Toscana è stata segnalata da ARRIGONI & PAPINI (2003) e da LASTRUCCI et al. (2010b). Nelle zone più elevate rispetto al fiume, come ad esempio lungo gli argini, le cenosi si impoveriscono e si osservano popolamenti paucispecifici a dominanza della sola Artemisia verlotiorum che, come si è detto, prendono poi contatto soprat- tutto con le comunità ad Arundo donax (Ril. 54-55).
VEGETAZIONE LEGNOSA IGROFILA DELLA CLASSE SALICI PURPUREAE-POPULETEA NIGRAE
Saponario-Salicetum purpureae (Br.-Bl. 1930) Tchou 1946 (Tab. 9)
Lungo il greto ciottoloso o ciottoloso-limoso del torrente sono presenti forma- zioni pioniere di salici arbustivi a dominanza di Salix purpurea e Salix eleagnos.
Queste comunità, inquadrate nell'associazione Saponario-Salicetum purpureae, costituiscono il primo stadio di colonizzazione delle sponde da parte di specie legnose (BALDONI & BIONDI, 1993), sono soggette frequentemente a inondazione e quindi strettamente condizionate dalla dinamica fluviale.
Facendo riferimento a quanto riportato da TCHOU (1948) per la Francia meridio- nale e come già osservato anche da ARRIGONI & PAPINI (2003) per la Toscana anche lungo il profilo longitudinale del Pesa riconosciamo due aspetti floristico-ecologici di questi saliceti: uno tendenzialmente di quote più elevate ed uno planiziale. Nel tratto superiore del torrente, su substrati a maggior contenuto di ghiaie e ciottoli (rilievi 58-61), le cenosi sono caratterizzate dalla compresenza di Salix purpurea e Salix eleagnos; nel tratto medio-inferiore quest'ultima specie diventa più rara, fino a scomparire (rilievi 56-57), mentre si osserva l'ingresso o l'aumento nel consorzio di piante igro-nitrofile come Agrostis stolonifera, Urtica dioica, Bidens frondosa, Persicaria hydropiper, P. lapathifolia, etc. (cf. anche PIRONE, 2000), che denotano il cambiamento di substrato, che qui è evidentemente caratterizzato dalla pre- senza di maggior quantità di nutrienti e da un maggior contributo di sedimenti fini limoso-argillosi. A queste cenosi, che presentano un'altezza massima di circa 6 m, concorrono anche altre specie legnose come Salix alba, Populus nigra e Alnus glu- tinosa in forma prevalentemente arbustiva e diverse specie lianose come Solanum dulcamara, Bryonia dioica, Clematis vitalba, Vitis riparia, Humulus lupulus.
Le cenosi del Saponario-Salicetum purpureae svolgono un ruolo molto impor- tante nella stabilizzazione del substrato alluvionale grazie alla loro capacità di rin- novarsi rapidamente per moltiplicazione vegetativa e al notevole sviluppo radicale di Salix purpurea (CESCHIN & SALERNO, 2008).
Formazioni simili sono note anche in Abruzzo (PEDROTTI, 1982; PIRONE, 2000; PIRONE et al., 2003), nelle Marche (BALDONI & BIONDI, 1993), in Toscana (ARRIGONI & P APINI , 2003; L ASTRUCCI et al ., 2010b) e nel Lazio (C ESCHIN & S ALERNO , 2008).
Aro italici-Alnetum glutinosae Gafta & Pedrotti 1995 var. a Aegopodium podagraria (Tab. 10)
Le cenosi ad Alnus glutinosa sono localizzate nel tratto superiore del Pesa, dove il fiume assume un carattere torrentizio, con un greto prevalentemente ciotto- loso talora occupato da massi di grosse dimensioni, sponde più inclinate, limitati depositi di sedimenti fini, e assenza di variazioni drastiche del livello di falda, che permette il mantenimento di una costante umidità del substrato. Si tratta di popola- menti che occupano una stretta fascia ripariale e che assumono spesso un aspetto a galleria.
Allo strato arboreo, alto 7-15 metri, partecipano oltre ad Alnus glutinosa, quasi sempre dominante, Populus nigra, Carpinus betulus, Robinia pseudacacia e Acer campestre. Più sporadicamente, e con valori di copertura quasi sempre trascurabili, si associano anche Ostrya carpinifolia, Quercus pubescens e Juglans regia. Tra gli arbusti risultano dominanti Cornus sanguinea, Rubus caesius, Corylus avellana; lo strato erbaceo invece è costituito prevalentemente da Aegopodium podagraria, Hedera helix, Carex pendula, Brachypodium sylvaticum, Ranunculus lanugino- sus. Il corteggio floristico, relativamente ricco di specie caratteristiche dell'alleanza Alnion incanae, e dei Populetalia albae ci permette di attribuire le nostre cenosi all'Aro italici-Alnetum glutinosae, associazione descritta per la prima volta da PEDROTTI & GAFTA (1995) per i boschi ripariali appenninici ad ontano nero. In particolare l'elevata presenza di Aegopodium podagraria ci permette di distinguere l'omonima variante descritta da TAFFETANI et al. (2009) per le Marche. Nel ril. 69 segnaliamo l'elevata partecipazione al consorzio di Carpinus betulus che insieme ad altre specie come Corylus avellana, Melica uniflora e Vinca minor, testimonia il contatto con boschi mesofili della classe Querco-Fagetea.
L'associazione è nota in Italia lungo la catena appenninica fino all'Appennino meridionale (PEDROTTI & GAFTA, 1996) ed è riportata tra gli altri anche da B IONDI et al. (1997) per l'Emilia-Romagna; da ARRIGONI & PAPINI (2003) e da LASTRUCCI et al. (2010b) per la Toscana; da VENANZONI & GIGANTE (2000) per l'Umbria; da TAFFETANI et al. (2009) per le Marche; da CESCHIN & SALERNO (2008) per il Lazio; PIRONE (2000) e PIRONE et al. (1997b; 2003) per l'Abruzzo.
Rubo ulmifolii-Salicetum albae Allegrezza, Biondi & Felici 2006 (Tab. 11)
Lungo le sponde del medio e basso corso del torrente, in situazioni soggette a periodica sommersione ma non a ristagno d'acqua, su substrato prevalentemente sabbioso o sabbioso-ciottoloso, sono stati rilevati boschi a dominanza di Salix alba.
Si tratta di saliceti arborei spesso frammentati a causa dell'alterazione e dei rima- neggiamenti delle sponde dovuti all'azione dell'uomo, particolarmente evidente in alcuni tratti dell'area indagata.
Lo strato arboreo è costituito oltre che da Salix alba, quasi sempre dominante, anche da Populus nigra, Alnus glutinosa e, solo localmente da Robinia pseudoa- cacia e Populus canescens. Lo strato arbustivo è dominato dalla presenza di Rubus caesius, Rubus ulmifolius, Salix purpurea, Cornus sanguinea, Robinia pseudoaca- cia, mentre a quello lianoso partecipano Clematis vitalba, Hedera helix, Humulus lupulus, Vitis riparia.
Numerose sono le specie erbacee, tra le quali prevalgono Carex pendula, Urtica dioica, Brachypodium sylvaticum, Ranunculus lanuginosus, Eupatorium canna- binum, Lythrum salicaria, Bidens frondosa, Artemisia verlotiorum e più sporadica- mente Aegopodium podagraria e Agrostis stolonifera. In accordo con ALLEGREZZA et al. (2006) tali boschi possono essere inquadrati nell'associazione Rubo ulmifolii- Salicetum albae Allegrezza, Biondi & Felici 2006, vicariante in Italia centrale del Salicetum albae Issler 1926 dell'Europa centrale. Nei rilievi 76-81 si notano aspetti a maggior copertura da parte di Populus nigra che tende a divenire codominante o addirittura dominante; l'abbondanza di Populus nigra nei rilevamenti si spiega in parte con l'importanza economica che questa specie ha rivestito negli anni Cin- quanta in Toscana (cf. DE DOMINICIS & CASINI, 1997; LANDI et al., 2002); d'altro canto, tuttavia, essa può anche essere messa in relazione con la tipologia del subs- trato che in questi siti, localizzati su terrazzi leggermente più alti rispetto agli altri rilievi, risulta meno frequentemente soggetto alle piene. In tali situazioni spesso il pioppo nero sembra favorito come sottolinea anche SCHNITZLER (1995, 1996) per i boschi alluvionali a dominanza di Salix alba e Populus nigra della Loira. Questi aspetti possono quindi indicare situazioni di transizione verso le formazioni dei Populion dei terrazzi più rialzati che tuttavia, nell'area di studio, non riescono ad affermarsi anche per l'intenso utilizzo antropico degli spazi perifluviali.
CONCLUSIONI
Lungo il Fiume Pesa la fisionomia delle comunità ripariali mostra spesso segni di disturbo e frammentazione causati da stress naturali (prosciugamento estivo) e artificiali (opere di bonifica e captazione delle acque, ripulitura delle sponde, uso del suolo, inquinamento, costruzione di opere infrastrutturali, ecc.). Una certa degradazione dell'ambiente ripariale si manifesta sia con la riduzione della super- ficie occupata dalla vegetazione, che spesso è limitata a una fascia molto stretta; sia con la diffusione più o meno ampia di specie banali, nitrofile, sinantropiche ed esotiche come Arundo donax, Artemisia verlotiorum, Bidens frondosa, Urtica dioica, Rubus sp., Robinia pseudacacia, ecc.
Nonostante ciò, lo studio fitosociologico ha evidenziato la presenza di 23 comu- nità vegetali appartenenti a 8 classi sintassonomiche. Queste comunità si rivelano talvolta impoverite o di estensione relativamente ridotta, ma costituiscono comunque un patrimonio floristico-vegetazionale di un certo interesse a livello comunitario o regionale, tenendo conto anche dell'ambiente prevalentemente urbanizzato lungo il quale si sviluppa gran parte del corso del fiume. A dimostrazione di ciò, con rife- rimento al recente Manuale Italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE (BIONDI & BLASI, 2009) nell'area di studio abbiamo individuato 10 habi- tat di interesse comunitario e/o regionale (Direttiva Habitat 92/43/CEE; Allegato A della L. R. Toscana 56/2000), riportati sinteticamente in Tab. 12.
SCHEMA SINTASSONOMICO
POTAMETEA Klika in Klika & V. Novák 1941
Potametalia Koch 1926
Potamion (Koch 1926) Libbert 1931
Aggr. a Potamogeton crispus
Aggr. a Zannichellia palustris
Ranunculion aquatilis Passarge 1964
Aggr. a Callitriche stagnalis
Ranunculion fluitantis Neuhäusl 1959
Potametum nodosi Passarge 1964
BIDENTETEA TRIPARTITAE Tüxen, Lohmeyer & Preising ex von Rochow 1951
Bidentetalia tripartitae Br.-Bl. & Tüxen ex Klika & Hada c 1944
Chenopodion rubri (Tüxen ex Poli & J. Tüxen 1960) Kopecký 1969
Polygono lapathifolii-Xanthietum italici Pirola & Rossetti 1974
ISOETO-NANOJUNCETEA Br.-Bl. & Tüxen ex Westhoff, Dijk & Passchier 1946
Nanocyperetalia Klika 1935
Nanocyperion Koch ex Libbert 1933
Aggr. a Cyperus fuscus
PHRAGMITO-MAGNOCARICETEA Klika in Klika & V. Novák 1941
Phragmitetalia Koch 1926
Phragmition communis Koch 1926
Phragmitetum vulgaris Soò 1927
Typhetum angustifoliae Pignatti 1953
Aggr. a Bolboschoenus glaucus
Nasturtio-Glycerietalia Pignatti 1953
Glycerio-Sparganion Br.-Bl. & Sissingh in Boer 1942
Sparganietum erecti Roll 1938
Nasturtion officinalis Géhu & Géhu-Franck 1987
Nasturtietum officinalis Seibert 1962
Helosciadietum nodiflori Br.-Bl., Roussine et Nègre 1952
Aggr. a Veronica anagallis-aquatica
ARTEMISIETEA VULGARIS Lohmeyer, Preising & Tüxen ex von Rochow 1951
Artemisietalia vulgaris Lohmeyer in Tüxen 1947
Arction lappae Tüxen 1937
Saponario-Artemisietum verlotiorum Baldoni & Biondi 1993
GALIO-URTICETEA Passarge ex Kopecký 1969
Galio aparines-Alliarietalia petiolatae Görs & Müller 1969
Aegopodion podagrariae Tüxen 1967
Phalarido-Petasitetum hybridi Schwick. 1933
Convolvuletalia sepium Tüxen ex Mucina 1993
Convolvulion sepium Tüxen & Oberdorfer 1957
Arundini-Convolvuletum sepium (Tüxen & Oberdorfer) O. Bolòs 1962
Convolvulo-Epilobietum hirsuti Hilbig., Heinrich & Niemann 1972 nom. inv.
Aggr. a Galega officinalis
MOLINIO-ARRHENATHERETEA Tüxen 1937
Crypsio-Paspaletalia distichi Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952 nom. inv. et nom. mut propos. Rivas-Martínez et al. 2002
Paspalo-Polypogonion viridis Br.-Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952 nom. mut. propos. Rivas-Martínez et al. 2002
Paspalo distichi-Polypogonetum viridis Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wra- ber & Walas 1936 nom. mut. propos. Rivas-Martínez et al. 2002
Plantaginetalia majoris Tüxen & Preising in Tüxen 1950
Mentho-Juncion inflexi De Foucault 1984
Ranunculetum repentis Knapp 1946
SALICI PURPUREAE-POPULETEA NIGRAE (Rivas-Martínez & Cantó ex Rivas-Martí- nez, Báscones, T. E. Díaz, Fernández-González & Loidi 1991) Rivas-Martínez, T. E. Díaz, Fernández-González, Izco, Loidi, Lousã & Penas 2002
Populetalia albae Br.-Bl. ex Tchou 1948
Alnion incanae Pawlowski in Pawlowski, Sokolowski & Wallisch 1928
Aro italici-Alnetum glutinosae Gafta & Pedrotti 1995
Salicetalia purpureae Moor 1958
Salicion albae Soó 1930
Rubo ulmifolii-Salicetum albae Allegrezza, Biondi & Felici 2006
Salicion incanae Aichinger 1933
Saponario-Salicetum purpureae (Br.-Bl. 1930) Tchou 1948
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Loredana MEREU, Lorenzo LASTRUCCI & Daniele VICIANI
Dipartimento di Biologia Evoluzionistica. Laboratorio di Biologia Vegetale. Via G. La Pira 4. I-50121 Firenze. [email protected]
BIBLID [0211-9714 (2010) 29, 105-143]
Fecha de aceptación: 02-12-2011
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Copyright Ediciones Universidad de Salamanca 2010
Abstract
The hygrophilous vegetation of Pesa river in Tuscany (Central Italy) is described, according to the phytosociological method. The survey shows the presence of 23 vegetation types belonging to the following classes: Potametea, Bidentetea tripartitae, Isoeto-Nanojuncetea, Phragmito-Magnocaricetea, Artemisietea vulgaris, Galio-Urticetea, Molinio-Arrhenatheretea, Salici purpureae-Populetea nigrae. In spite of the anthropic alteration observed along several stretches of the river, the study highlights the presence of high valuable vegetation types referable to 10 habitat of European Community importance.
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