Fëdor Dostoevskij, Diario di uno scrittore, traduzione e saggio di Ettore Lo Gatto, introduzione di Armando Torno, Bompiani, Milano 2007, pp. LXX+1402.
Nell'autunno 2007 è ricomparso inaspettatamente in libreria il Diario di uno scrittore di F. Dostoevskij, opera complessa al confine fra pubblicistica e letteratura, poco nota nella sua integralità al lettore italiano e a lungo dimenticata dalle case editrici. Un testo imponente, destinato ad una fruizione limitata, sul quale visto l'attuale andamento del mercato editoriale era assai difficile prevedere un investimento. Bompiani (RCS. Libri) di fatto non si pone in controtendenza, dal momento che sceglie di riproporre la traduzione di Ettore Lo Gatto, uscita presso Sansoni (Firenze) nel 1963 e ristampata nel 1981, quando il marchio fiorentino era già stato acquisito proprio dal Gruppo editoriale RCS. Le caratteristiche di questa riedizione testimoniano soprattutto l'urgenza di rispondere al crescendo d'interesse per la figura di Dostoevskij - non privo di sovrastrutture ideologiche - cui si è assistito negli ultimi anni, e destano non poche perplessità. La veste grafica del volume tradisce una stampa debitrice alle tecnologie di scanning, dove vecchi e nuovi caratteri sono davvero molto diversi e le poche modifiche apportate all'originale evidenti. La cosa stride in particolare nell'indice generale, dove l'alternanza degli stili figura nella stessa pagina e perfino in una stessa riga. A conferma della tecnica impiegata per la ristampa si riscontrano errori grossolani, come il fatto che le pagine L e LI di quella che in Sansoni era l'Introduzione di E. Lo Gatto (qui pagine LX e LXI del Saggio di E. Lo Gatto) siano state invertite. La bella e densa Introduzione del 1963 ha cambiato nome, in quanto ora preceduta da un nuovo pezzo introduttivo a firma di A. Torno, saggista ed editorialista del "Corriere della Sera", intitolato Il blog di Dostoevskij (il giornalista riprende l'idea che Leonid Andrulajtis formula nell'articolo "Dnevnik pisatelja" F.M. Dostoevskogo kak proobraz setevoj publicistiki, pubblicato dalla rivista "Oktjabr'" nel No 12 del 2005, il numero ogni anno tradizionalmente riservato ai contributi di giovani scrittori). Non passa inosservata nemmeno la collocazione all'interno del catalogo Bompiani, che privilegia la dimensione del Dostoevskij pensatore a fronte di ogni altra presente nell'opera: il Diario è entrato nella collana di Filosofia intitolata Il Pensiero Occidentale.
Gli elementi evidenziati fin qui non sminuiscono certo il valore di un fatto editoriale che rimane comunque importante, poiché consente finalmente al testo più sperimentale di Dostoevskij, così denso del suo pensiero e della sua arte, di tornare accessibile al pubblico italiano; ciò nondimeno appare evidente la mancanza di sensibilità per le questioni critiche che inevitabilmente solleva la riproposizione di una traduzione elaborata negli anni Venti del Novecento. Sono state lunghe e complesse infatti le vicende che hanno condotto alla pubblicazione del Diario presso Sansoni: la prima traduzione di Lo Gatto da quest'opera risale al 1921 (due capitoli del fascicolo di agosto 1880); l'edizione integrale appare soltanto nel 1963. Nei quarant'anni che intercorrono numerosi furono i tentativi dello studioso di dare alle stampe l'intera versione di Dnevnik pisatelja, annunciata a più riprese come imminente soprattutto nel corso degli anni Venti (il tentativo più concreto presso Einaudi, che ne pubblica un primo volume curato da Leone Ginzburg nel 1943). Sulla traduzione A. Torno osserva soltanto questo: "È infine doveroso aggiungere che per la natura del testo e a causa dell'immensa mole di pagine, la presente riedizione dell'opera dostoevskiana non è data in questa collana con il russo a fronte. [...] Ma occorreva far circolare nuovamente tra i lettori un'opera ancora controcorrente e soprattutto indispensabile alla conoscenza dell'autore de I fratelli Karamazov [Il romanzo è comparso nel 2005 nella stessa collana Il Pensiero Occidentale, n.d.r.]: si è scelta questa veniale scorciatoia anche per non dilatare eccessivamente i tempi. Il lavoro di Lo Gatto, poi, ha resistito incredibilmente agli anni e non era il caso di procrastinare ulteriormente la riproposta del primo blog della letteratura, vero e proprio luogo di esperimenti di metodo oltre che esempio di tutte le tensioni, gli inconvenienti e le problematiche che hanno caratterizzato la scrittura contemporanea". Il testo russo a fronte avrebbe evidenziato la scarsa immediatezza, l'uniformità e la lentezza dell'italiano pubblicistico del primo Novecento, l'insufficienza dei mezzi espressivi a disposizione del traduttore per la resa di una lingua dostoevskiana, che già a fine Ottocento mutuava toni e forme dal parlato secondo modalità che a lungo sarebbero rimaste estranee alla nostra realtà linguistica. Paradossalmente il russo ottocentesco di Dostoevskij suona oggi molto meno inattuale dell'italiano novecentesco col quale è stato riprodotto. Il rapporto con il genere attualissimo del blog, che con il Diario condivide in parte gli elementi della colloquialità e dell'interattività, appare forse più accettabile a coloro che hanno la possibilità di accedere all'opera in lingua originale, mentre risulta piuttosto forzato in considerazione dell'effetto che esercita sul lettore contemporaneo uno stile che molto deve al canone pubblicistico italiano dell'inizio del secolo scorso. Va ricordato poi che la traduttologia ha elaborato nel corso degli anni un nuovo concetto di fedeltà all'originale, sempre meno condizionato da timore reverenziale o pregiudizi, quei pregiudizi che in passato hanno spesso accompagnato la versione dei testi dostoevskiani. Nel 1926 Alfredo Polledro nell'introduzione ai Fratelli Karamazov per "Slavia" dà voce ad un sentire comune: "[...] Dostojevskij non può, ben sovente, esser tradotto alla lettera, sotto pena di diventare illeggibile. È risaputo infatti come questo artista e pensatore di sconcertante genialità lasci non poco a desiderare in quanto a perfezione esteriore. Più che povero e disadorno, il suo stile è spesso trasandato, formicolante di ripetizioni, prolissità ed altre gravi negligenze formali, che sono la disperazione del traduttore coscienzioso, mentre la sua imprecisione di linguaggio è non di rado fonte di oscurità. [...] In tali condizioni, la tentazione di sfrondare, di sveltire, di 'abbellire' il testo sorge spesso irresistibile".
Quelle fin qui accennate, e non solo, le riflessioni che avrebbero dovuto accompagnare la riedizione della traduzione di E. Lo Gatto, che sì può anche aver "resistito incredibilmente agli anni", ma presenta numerosi aspetti problematici e rispetto al testo integrale del Diario ora a nostra disposizione non è completa. Oggi pare impensabile infatti riproporre una vecchia traduzione del Diario di uno scrittore senza far alcun riferimento all'edizione accademica delle opere di Dostoevskij (Polnoe sobranie socinenij v 30-ti tomach, Nauka, Leningrad 1972-1990), dove la rubrica apparsa sul settimanale "Grazdanin" occupa il volume XXI, i fascicoli mensili del monogiornale del 1876-1877, con i numeri unici del 1880 e 1881, i volumi XXII-XXVII. È questa versione dell'opera ad essere tuttora ristampata e a costituire un punto di riferimento imprescindibile per chi se ne occupi. D'obbligo rilevare quindi che vi compaiono due articoli che nella traduzione di E. Lo Gatto non sono presenti. Il primo, Starina o Petrascevcach (Diario di gennaio 1877, capitolo secondo, paragrafo III), fu espunto dal fascicolo mandato in stampa da Dostoevskij in quanto preventivamente proibito dal censore. L'articolo, pubblicato per la prima volta nel 1922 da A.S. Dolinin nella raccolta F.M. Dostoevskij. Stat'i i materialy, fu reintegrato nella sede originaria, sulla base delle bozze numerate conservate negli archivi della censura, già nell'edizione Tomasevskij- Chalabaev del 1929-1930 (F.M. Dostoevskij, Polnoe sobranie chudozestvennych proizvedenij, voll. I-XIII, a cura di B.V. Tomasevskij e K. Chalabaev, Gosudarstvennoe izdatel'stvo, Moskva-Leningrad 1926-1930). Curiosamente è proprio quest'edizione che Lo Gatto indica quale fonte impiegata per la traduzione nella nota a fondo pagina che chiude l'Introduzione all'edizione Sansoni. L'altro articolo mancante, Necto o peterburgskom Baden-Badenstve, rifiutato anch'esso a Dostoevskij in sede di censura preventiva, appare per la prima volta proprio nell'edizione accademica (Diario di luglio-agosto 1877, capitolo primo, paragrafo II), collocato come il precedente sulla base della numerazione rinvenuta nelle prime bozze. Vi è un ulteriore scostamento tra la versione italiana e l'edizione accademica sovietica: nel Diario di uno scrittore di Sansoni - tra il fascicolo di dicembre 1877 e quello di agosto 1880 - compare un articolo scritto da Dostoevskij nel 1878 per "Grazdanin", Iz dacnych progulok Kuz'my Prutkova i ego druga, che nulla ha a che fare col monogiornale. Lo Gatto traduce anche alcune righe di presentazione che in realtà appartengono ad uno dei redattori, V.F. Pucykovic, e fa seguire all'articolo una laconica nota a fondo pagina: "Dal Grazdanin del 1878. Il brano fu ripubblicato nella edizione Ladyschnikoff ". Il pezzo in Polnoe sobranie socinenij v tridcati tomach trova collocazione nella sezione che raccoglie articoli sparsi pubblicati dallo scrittore su "Grazdanin" negli anni 1873-1878 e niente lo riconduce a Dnevnik pisatelja. Certo si possono ritenere più o meno condivisibili i diversi tipi di intervento volti alla ricostituzione dell'integrità filologica del testo letterario, ma l'edizione critica più autorevole delle opere dostoevskiane esige quanto meno oggi una consapevole presa di posizione.
L'unico elemento di novità dell'edizione Bompiani, l'Introduzione di A. Torno, lascia ancor più insoddisfatti, non tanto per l'accostamento del Diario al giornalismo online, che rivela comunque la coscienza dell'unicità del genere dell'opera e vi coglie un elemento anticipatore, quanto per il tono e il carattere del discorso condotto dall'autore. Nelle prime righe il Diario viene presentato nella sua forma e contenuto in modo molto sintetico, impreciso e parzialmente non corretto. I numerosi excursus nel pensiero dostoevskiano sono rapidi e poco contestualizzati (non si accenna mai ad esempio alla guerra serbo-turca del 1876-1877), spesso corredati da citazioni molto forti per la sensibilità odierna; vengono evidenziati non a caso elementi di nazionalismo ed antisemitismo, interpretati astoricamente come sintomatici delle tensioni che sarebbero esplose mezzo secolo più tardi (anche se in un luogo l'autore quasi contraddicendosi afferma: "Dostoevskij può aiutarci a comprendere certe sue pagine felici con altre meno meditate, ma le une e le altre fanno parte di una medesima ricerca che è alimentata da contraddizioni, scelte fastidiose, idee che non possono essere giudicate con gli occhi di oggi" [il corsivo è mio, S.P.]). Si coglie una certa insistenza nel giustificare la scelta di riproporre l'opera alla luce della sua attualità: "Pur affrontando problemi apparentemente datati, l'opera è perennemente viva, o quanto meno sa spiegare il nostro tempo attraverso suggerimenti preziosi. Così vanno lette le pagine sull'emancipazione femminile, sul problema giudiziario; anzi, su tali argomenti, lo scrittore russo è di una sorprendente attualità: lo scopriamo favorevole al femminismo, lo vediamo intento diverse volte a commentare dei processi, tanto da far riuscire a correggere degli errori alla magistratura zarista". Dopo aver definito il Diario semplicemente "raccolta di testi", si parla di "invenzione di genere", di "pasticcio letterario geniale", passando però sotto silenzio tutta la letteratura specialistica sull'argomento. Alcune affermazioni sono eccessive, denotano gusto per l'impressionismo giornalistico e non sono pienamente condivisibili: "Bisogna anche ammettere che racconti come Babok, oppure La mite del novembre 1876 o altri ancora più brevi, presenti nel Diario di uno scrittore, non lasceranno traccia nell'immaginario della letteratura russa e il loro interesse è strettamente legato al nome dell'autore o a qualche giudizio entusiasta isolato (Gide lo fu per La mite)"; "Lo sciovinismo russo che percorre come un filo rosso le pagine del Diario, incita molti lettori a creare un'opposizione tra l'umanista vero, che dà vita a romanzi immortali, e un compilatore di articoli xenofobi". Il Diario, dalle parole di A. Torno, assume un valore in quanto documento storico, affresco del pensiero dostoevskiano (ingenuamente ritenuto qui più spontaneo ed immediato che nei romanzi), laboratorio per "fogli più nobili", palestra per l'intellettuale contemporaneo, e per questo non deve essere ritenuto "una scrittura di seconda scelta rispetto a quella che si trova nei grandi romanzi". Non si parla mai del suo valore estetico, delle caratteristiche della scrittura dostoevskiana in quest'opera, della complessa struttura stilisticocompositiva e tematica che la sottende, conferendole unitarietà e compattezza che travalicano la frammentarietà della pubblicazione periodica. Si è ceduto, come spesso accade col Diario, alla tentazione di una lettura trasversale, che ne appiattisce varietà e ricchezza.
La ricomparsa in Italia del Diario di uno scrittore è stata dettata da logiche che evidentemente hanno poca attinenza con l'evoluzione dell'interesse scientifico intorno a quest'opera dostoevskiana, riaccesosi dopo lungo silenzio alla fine degli anni Sessanta e ancora oggi piuttosto vivo, principalmente in ambito russo, dove conoscenza e diffusione del testo sono molto più elevate che oltre confine. La critica specialistica ha vissuto più fasi: lo sforzo per superare la contrapposizione publicistika/chudozestvennaja literatura, la lotta all'antico pregiudizio su Dostoevskij "chorosij pisatel', plochoj myslitel'", la ricerca di un termine teorico adatto a definire la natura sintetica del Diario, l'affermazione del diritto di trattarlo non come ensamble, bensì come opera unitaria e genere di confine. Oggi possiamo dire che si è scritto molto "sul" Diario, mantenendosi a debita distanza dalla concreta realtà testuale, e davvero poco "del" Diario, preferendo operare per astrazione, ricorrendo al testo essenzialmente per illustrare teorie interpretative, facendo talvolta violenza alla sua compattezza ed organicità. Senza negare in alcun modo la legittimità degli approcci finora adottati, appare auspicabile anche l'apertura di una nuova dimensione esegetica più aderente alla parola dostoevskiana nella sua 'fisicità', scevra da schematismi ideologici, che non riduca la meravigliosa complessità del Diario di uno scrittore alla sola componente semantica.
Sara Paolini
You have requested "on-the-fly" machine translation of selected content from our databases. This functionality is provided solely for your convenience and is in no way intended to replace human translation. Show full disclaimer
Neither ProQuest nor its licensors make any representations or warranties with respect to the translations. The translations are automatically generated "AS IS" and "AS AVAILABLE" and are not retained in our systems. PROQUEST AND ITS LICENSORS SPECIFICALLY DISCLAIM ANY AND ALL EXPRESS OR IMPLIED WARRANTIES, INCLUDING WITHOUT LIMITATION, ANY WARRANTIES FOR AVAILABILITY, ACCURACY, TIMELINESS, COMPLETENESS, NON-INFRINGMENT, MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. Your use of the translations is subject to all use restrictions contained in your Electronic Products License Agreement and by using the translation functionality you agree to forgo any and all claims against ProQuest or its licensors for your use of the translation functionality and any output derived there from. Hide full disclaimer
Copyright Firenze University Press 2009
Abstract
A conferma della tecnica impiegata per la ristampa si riscontrano errori grossolani, come il fatto che le pagine L e LI di quella che in Sansoni era l'Introduzione di E. Lo Gatto (qui pagine LX e LXI del Saggio di E. Lo Gatto) siano state invertite. La bella e densa Introduzione del 1963 ha cambiato nome, in quanto ora preceduta da un nuovo pezzo introduttivo a firma di A. Torno, saggista ed editorialista del "Corriere della Sera", intitolato Il blog di Dostoevskij (il giornalista riprende l'idea che Leonid Andrulajtis formula nell'articolo "Dnevnik pisatelja" F.M. Dostoevskogo kak proobraz setevoj publicistiki, pubblicato dalla rivista "Oktjabr'" nel No 12 del 2005, il numero ogni anno tradizionalmente riservato ai contributi di giovani scrittori). Il lavoro di Lo Gatto, poi, ha resistito incredibilmente agli anni e non era il caso di procrastinare ulteriormente la riproposta del primo blog della letteratura, vero e proprio luogo di esperimenti di metodo oltre che esempio di tutte le tensioni, gli inconvenienti e le problematiche che hanno caratterizzato la scrittura contemporanea". Alcune affermazioni sono eccessive, denotano gusto per l'impressionismo giornalistico e non sono pienamente condivisibili: "Bisogna anche ammettere che racconti come Babok, oppure La mite del novembre 1876 o altri ancora più brevi, presenti nel Diario di uno scrittore, non lasceranno traccia nell'immaginario della letteratura russa e il loro interesse è strettamente legato al nome dell'autore o a qualche giudizio entusiasta isolato (Gide lo fu per La mite)"; "Lo sciovinismo russo che percorre come un filo rosso le pagine del Diario, incita molti lettori a creare un'opposizione tra l'umanista vero, che dà vita a romanzi immortali, e un compilatore di articoli xenofobi".
You have requested "on-the-fly" machine translation of selected content from our databases. This functionality is provided solely for your convenience and is in no way intended to replace human translation. Show full disclaimer
Neither ProQuest nor its licensors make any representations or warranties with respect to the translations. The translations are automatically generated "AS IS" and "AS AVAILABLE" and are not retained in our systems. PROQUEST AND ITS LICENSORS SPECIFICALLY DISCLAIM ANY AND ALL EXPRESS OR IMPLIED WARRANTIES, INCLUDING WITHOUT LIMITATION, ANY WARRANTIES FOR AVAILABILITY, ACCURACY, TIMELINESS, COMPLETENESS, NON-INFRINGMENT, MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. Your use of the translations is subject to all use restrictions contained in your Electronic Products License Agreement and by using the translation functionality you agree to forgo any and all claims against ProQuest or its licensors for your use of the translation functionality and any output derived there from. Hide full disclaimer